Marzo 2021: Julian Cope – FRIED (1984)

Fried

 

Data di pubblicazione: 9 novembre 1984
Registrato a: Phonogram Studios (Londra)
Produttore: Steve Lovell
Formazione: Julian Cope (voce, basso, chitarra, piano, organo), Steve Lovell (chitarra), Donald Ross Skinner (chitarra ritmica, slide guitar), Chris Whitten (batteria), Steve Johnson (chitarra elettrica), Kate St. John (oboe), David Carter (tuba)
 

Lato A

 

                        Reynard the fox
                        Bill Drummond said
                        Laughing boy
                        Me singing
                        Sunspots
 

Lato B

 

                        The bloody assizes
                        Search party
                        O king of chaos
                        Holy love
                        Torpedo

 

Ho il mio viaggio da fare, ed è nel futuro
(Julian Cope)

 

Cantante e sciamano, esattamente come Jim Morrison, ma molto meno fortunato di lui, Julian Cope è stato uno dei protagonisti più geniali e sregolati di tutto il rock anglosassone. Inizia la sua carriera tra la fine degli anni ’70 e gli inizi degli anni ’80 fondando il gruppo new wave Teardrop Explodes, con i quali produrrà ben due album (senza contare il disco “postumo” uscito nel 1990), giudicati da molti come particolarmente influenti per l’evoluzione del genere. Nel 1982 Julian Cope deciderà di chiudere i battenti della band, e di intraprendere una carriera da solista inaugurata da World shut your mouth, ancora parecchio ancorato allo spirito dei Teardrop Explodes. Alcuni stroncarono pesantemente (e ingiustamente) l’album forse per la sua vena dichiaratamente “pop”. A questo Cope fece seguire Fried, con una vena pop decisamente stemperata a favore di una verve decisamente bislacca, e di una “lucida follia”. Particolarmente iconica in tal senso è la foto di copertina che lo ritrae vestito di un solo guscio di tartaruga, quasi a rappresentare la visione artistica del suo mondo.
Fried è un album geniale e poco apprezzato all’epoca, oscillante tra le atmosfere lisergiche dei primi Doors e crepuscolari momenti bucolici di un certo folk alla Neil Young o al limite Syd Barrett. Il disco viene aperto dall’eccitante calore new wave di Reynard the fox, con le sue linee di basso ossessive e scrosci chitarristici che richiamano tanto i Joy Division quanto i Gene Loves Jezabel. A questa segue la melodia cristallina del folk-rock di Bill Drummond said, a metà tra The Band e Kinks. Laughing boy invece brancola un po’ a tentoni nelle sue atmosfere soffuse e delicate, come una sorta di End of the night degli anni ’80. Il folk psichedelico di Me singing richiama nuovamente da vicino Syd Barrett, e si dipana struggente e delicata. Chiude il primo lato uno dei singoli del disco, Sunspots, con le sue cadenze new wave dei Cure, e l’afflato pop, ma che non divenne mai un successo alle radio.
Il secondo lato viene aperto dal country frenetico e mutante di The bloody assized, vicino a certe cose dei Gun Club. Esattamente come nel primo lato, il secondo brano in facciata è una struggente ballata pastorale, Search party, con un climax sognante degno dei migliori Crosby, Stills, Nash & Young. La pianistica O king of chaos invece mette dalla sua parte il cantautorato distorto e demenziale, oltre ad una certa propensione per la canzone d’autore, come quella di Randy Newman. In Holy love prevalgono ancora melodie cristalline e leggerezza, e si chiude il disco con l’organo chiesastico di Torpedo, che in un certo senso fa pensare a quello di Your time is gonna come dei Led Zeppelin, e alle sue atmosfere miste di religiosità ed inquietudine.
L’insuccesso di questo disco poterà Julian Cope a ritirarsi in una pausa di riflessione che durerà due anni, per poi tornare col convincente Saint Julian, meno “strano”, più pop, ma nello stesso tempo autoironico. La carriera proseguirà  con altri momenti felici, ma rimasti sempre pressoché inosservati al grande pubblico. Del resto però a Julian Cope del successo commerciale non ha mai interessato granché. Ha sempre pensato a preservare la sua arte da qualsiasi compromesso.

 

La sua illuminazione cosmica coincide con la natura primitiva del rock’n’roll, e così diventa scambio, corrispondenza, interazione. Come uno sciamano, e come uno showman
(Gianluca Testani)

Marzo 2021: Julian Cope – FRIED (1984)ultima modifica: 2021-03-01T10:19:38+01:00da pierrovox

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