Agosto 2017: Suzi Quatro – SUZI QUATRO (1973)

Suzi Quatro

 

Data di pubblicazione: Ottobre 1973

Registrato a: Audio International Studios (Londra)

Produttore: Mark Chapman & Nicky Chinn

Formazione: Suzi Quatro (voce, basso), Len Tuckey (chitarra, slide guitar, cori), Alastair McKenzie (piano elettrico, pianoforte, mellotron, cori), Dave Neal (batteria, cori)

Lato A

                                         48 crash

                                         Glycerine queen

                                         Shine my machine

                                         Official suburban superman

                                         I wanna be your man

                                         Primitive love

Lato B

                                          All shook up

                                         Sticks and stones

                                         Skin tight skin

                                         Get back mama

                                         Can the can

                                         Shakin’ all over

Sono stata la prima musicista donna di rock’n’roll

ad essere stata presa sul serio

(Suzi Quatro)

C’è qualcosa da rimpiangere dell’epoca in cui internet non esisteva, ed era il fattore sorpresa, il trovarsi le cose lì, che ti attendevano, e che ti prendevano in pieno viso. Ad esempio oggi basta Youtube o qualsiasi altra cosa per cercare video e altre cose, e in men di un minuto il mondo è a tua disposizione, anche per gli appassionati del rock. Chi ha un’età sopra la trentina può già capire cosa vuol dire per un appassionato di rock l’attendere un nuovo singolo in radio, al momento del lancio ufficiale, invece di ritrovarselo nel mare magnum della rete. Conosce i sacrifici e i risparmi per comprarsi dischi introvabili, improponibili bootlegs dalla qualità scadente, ma che in qualche modo ti facevano sentire una sorta di privilegiato. E soprattutto seguiva le classifiche in tv, da quelle dalle proposte più commerciali, a quelle un pochino più impegnate, con delle proposte più interessanti. E spesso te ne stavi lì, attendendo che la musica entrasse nel salotto di casa tua, anche se magari ti toccava assistere a patetiche esibizioni in playback, tanto ti bastava per accontentarti.

Oggi forse la cosa acchiappa di meno, ma mi fermo un attimo a pensare a cosa debba aver provocato quel Top of the pops che per la prima volta trasmise l’esibizione di Suzi Quatro che, bardata di una stilosissima, nonché eroticissima tutina di pelle nera che fasciava il suo esile corpo, che si contorceva al suono della musica, proponeva la sua nuova canzone, Can the can. Provo solo ad immaginare cosa abbia potuto scatenare quella piccola donna, così sfacciata, scatenata, forte della sua presenza scenica, che suonava il basso e urlava come un’ossessa. E una donna che suona il basso ha sempre il suo fascino sinistro, decisamente sensuale.

Urla ancestrali, come quelle di una Eva in regime di peccato originale, che forse avrebbe meritato un pubblico meno impostato di quello televisivo. Una specie di baccanale rock dove la violenza tutta femminista della regina assoluta diveniva l’urlo primordiale di una femminilità che nel rock voleva dire la sua, senza alcun timore. E per molti Suzi Quatro è rimasta il sogno erotico proibito. Ma sarebbe oltremodo ingiusto relegare il ruolo di quella piccola e sfacciata biker ad icona sex symbol dei primi anni ’70. Il rock di Suzi Quatro voleva essere una ventata d’aria fresca nella cultura maschilista, una specie di urlo liberatorio per poter affermare l’assoluta indipendenza e libertà della donna, anche se ben presto prese le distanze dalle varie associazioni femministe, giudicate a suo dire alternativi strumenti di potere. Ed è forse anche per questo che lei non temeva di circondarsi di elementi poco raccomandabili, proprio per affermare la sua piena indipendenza.

Suzi Quatro era figlia di padre messinese, emigrato negli Stati Uniti (Quatro sarebbe il diminutivo di Quattrocchio), e di madre ungherese. Crebbe ricevendo un’educazione cattolica, ma mostrando sin da subito interesse particolare per la musica rock, in particolare da Elvis Presley, del quale si riterrà discepola anche a livello scenico. È stata la prima donna a suonare il basso, e questa particolare peculiarità ha assunto col tempo un significato del tutto simbolico, poiché voleva indicare la liberazione dell’immagine della donna dallo stereotipo che il rock fosse solo una cosa maschile. Suzi Quatro aveva così rotto una barriera.

Cominciò a fine anni ’60 a scrivere dei pezzi autografi, dai quali ricavò dei singoli di successo, in particolare Rolling Stone che ebbe buon riscontro in Portogallo e Australia. A inizio anni ’70 si trasferì in Inghilterra, invogliata da Mickie Most, fondatore della RAK Records, che ne fece la sua eroina, col compito di riempire quel vuoto lasciato dalla morte di Janis Joplin. Ed è il momento del suo primo passo importante: il disco d’esordio.

Questo viene pubblicato nell’autunno del 1973. Omonimo in molti paesi, e intitolato Can the can nella sola Australia, è un folgorante disco di rock’n’roll nel senso più canonico del termine, e che prendeva spunto dal germe hard che già sgorgava in molti punti del pianeta. E infatti il disco si apriva con il sinistro rockabilly malato di garage rock di 48 crash, secondo alcuni avente come tematica l’andropausa maschile, come una specie di sberleffo verso la prepotenza sessuale degli uomini. Ritmica quasi marziale, controcanto quasi gutturale della sua band, e Suzi Quatro che urla sconcezze. Segue il crossover di Glycerine queen, denso di umori glam, mentre Shine my machine preferisce affidarsi alle tematiche più care dei motori e della strada, tanto sviluppate nella poetica di Bruce Springsteen. Viaggi a suono di rock’n’roll più sfrenato, dove è impossibile tenere la velocità contenuta e il culo fermo! Official suburban superman è una specie di pezzo dalle tematiche eroiche, fumettistico, e un esperimento sonoro che strizza l’occhio al rock psichedelico. Poi Suzi Quatro sorprende tutti piazzandoci una personale rivisitazione di I wanna be your me dei Beatles. Singolare che una frase del genere, “voglio essere il tuo uomo”, venga cantato da una donna! Mentre il tribale esperimento di Primitive love chiude il primo lato, addentrandosi in una giungla sonora.

All shook up di Elvis Presley apre il secondo lato. Ed è singolare, perché non è difficile intravedere una specie di rapporto familiare tra la celebre esibizione del Re del Comeback Special e Suzi, entrambi accomunati da una sinistra presenza scenica, dove i completi di pelle nera hanno un richiamo sensuale particolarmente accentuato. Sticks and stones ha richiami evidenti al rockabilly anni ’50. Skin tight skin si ammala di dolce nenia psichedelica, mentre il crossover di Get back mama è dedicato a sua madre. Di Can the can abbiamo già detto, mentre chiude il disco la cover di Shakin’ all over di Johnny Kid & The Pirates, che pure incede in qualche onanismo virtuosista alla Peter Frampton, a voler riaffermare l’assoluta preponderanza del rock.

Suzi Quatro vedrà presto calare la sua importanza nella storia del rock, che resterà più iconica che musicale (in tal senso parteciperà alla celebre serie anni ’70 Happy Days impersonado Leather Tuscadero), ma che produrrà comunque le sue influenze in gente come Runaways, e imponendo la donna come figura di spicco nell’universo rock. Sexy e divertente, non aveva altro obiettivo che questo: fare in modo che il rock parlasse al femminile!

Suzi Quatro, con i suoi sberleffi da maschiaccio, il suo basso e i suoi atteggiamenti poco persuasivi, aveva stabilito una sfida al rock dell’ortodossia maschilista. Sul palco era dinamica e vigorosa, trasportando energia ed entusiasmo, e mancando completamente di classe

(Tom Hibbert)

Agosto 2017: Suzi Quatro – SUZI QUATRO (1973)ultima modifica: 2017-08-31T12:22:23+02:00da pierrovox

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