Anima Fiammeggiante

Dicembre 2017: Vic Chesnutt - NORTH STAR DESERTER (2007)


  Data di pubblicazione: 27 agosto 2007 Registrato a: Hotel2Tango (Montreal) Produttore: Jem Cohen Formazione: Vic Chesnutt (voce, chitarra acustica), Bruce Cawdron (batteria, percussioni), Chad Jones (voce), Eric Craven (batteria), Geneviève Heisteck (violino, viola), Guy Picciotto (chitarra), Nadia Moss (voce), T. Griffin (chitarra), Thee Silver Mt Zion Memorial Orchestra & Tra-La-La Band (band)   Tracklist                           Warm                         Glossolalia                         Everything I say                         Wallace Stevens                         You are never alone                         Fodder on her wings                         Splendid                         Rustic city fathers                         Over                         Debriefing                         Marathon                         Rattle  

Ricordati di Chesnutt quando il suono stride ricordati di Chesnutt quando la linea trema ricordati di Chesnutt una corona di spine poggiata sul palco tra la chitarra e le spie” (Massimo Volume, Vic Chesnutt)

 

Il cantautorato indipendente conobbe uno dei suoi più grandi ed espressivi artisti in Vic Chesnutt, cantautore statunitense, che nonostante i suoi problemi di salute legati alla paraplegia, ha saputo coniare uno stile assolutamente personale ed intenso. Vic Chesnutt è un vero e proprio artista, che ha saputo rovesciare nella musica alcuni dei suoi problemi più gravi, alimentati dalla dipendenza dell’alcool e delle droghe. L’incontro con Michael Stipe dei R.E.M. (che gli produsse Little e West of Rome) lo porterà ad ottenere maggiore visibilità nell’ambito del rock indipendente americano. Ma uno degli album della maturità artistica è senza dubbio l’ambizioso North star deserter, pubblicato nel 2007, e che si avvaleva di alcuni nomi eccellenti per la realizzazione. L’album è poesia pura, oltre che sperimentazione audace. Si parte con l’intensità aliena di Warm, un brano scarno e dolente, usato peraltro da Paolo Sorrentino nel suo film This must be the place per dare particolare rilievo al conflitto interiore del suo protagonista. Si procede con la sofferta e distorta Glossolalia, per poi incrociare atmosfere stranianti nella lunga cavalcata orchestrale di Everything I say. Wallace Stevens invece vice di un intimismo più sommesso, che entra sottopelle e accarezza il cuore, mentre in You are never alone si riscoprono velleità post rock. Fedder on her wings di Nina Simone viene riletta con particolare passione, la lunga incursione di Splendid suggerisce atmosfere sonore vicine ad una certa neopsichedelia. In Rustic city fathers invece si torna ad un approccio cantautorale scarno e volutamente messo a nudo, con un acustica esiziale e dolente. Stessa essenzialità di cui vive Over. Debriefing invece tenta delle stralunate incursioni nel mondo del noise-rock, per una lunga cavalcata nervosa. Marathon invece fa tornare le cose alla tranquillità, pur un’inquietudine di fondo, sempre pronta a scoppiare in nevrosi. Il disco si chiude con Rattle, ed è una perfetta sintesi degli umori incisi. North star deserter è una delle opere più grandi e superlative del cantautorato indipendente del nuovo millennio. Una specie di diamante grezzo, raro nel suo genere eppure così splendidamente meraviglioso. A questo disco straordinario Vic Chesnutt farà seguire l’altrettanto immenso At the cut, prima di chiudere definitivamente la sua vita in una triste giornata di Natale del 2009, decidendo di suicidarsi. Poeti così speciali ne nascono pochi, e quando li ritrovi altro non puoi fare che coglierli e amarli, come una delle cose più rare e preziose a questo mondo. Bisogna prendersene cura!

 

Questo senso di mistero è servito a Vic Chesnutt nel corso della sua carriera” (Stephen M. Deusner)