“Non si può essere quello che eri” (Gavin Friday)
La storia di Fionan Martin Haveny, alias Gavin Friday, è fondamentalmente radicata alla Dublino dei primi anni '70, e a quel Lydon Village che vide fiorire i fermenti di quel processo artistico che la renderà uno dei punti di riferimento del nuovo rock. Quella comune di ragazzi eccentrici e appassionati vide nascere gli U2 e i Virgin Prunes, e laddove i primi erano idealisti e pieni di entusiasmo, gli altri erano decadenti e mortiferi. Due facce della stessa medaglia del post punk, che ha prodotto meraviglie a non finire. Gavin Friday era dei Virgin Prunes il leader e fondatore, e con la band avevano coniato uno stile innovativo e molto decadente, addirittura più grottesco e gotico di quanto potessero fare i Joy Division. Le loro esibizioni erano animalesche e intrise di pagana sofferenza, e i loro album (tra i quali qui ricordiamo il capolavoro If I die, I die) l'urlo di disperazione di una generazione. Nel 1986. dopo aver dato alla luce il disco commiato dei Virgin Prunes, The moon looked down and laughed, Gavin Friday decide di sciogliere il gruppo per potersi dedicare alla pittura e alla letteratura. Ma in queste circostanze curiose incontra il pianista Maurice Seezer, con il quale avvia una importante carriera da solista, che soprattutto si smarchi dall'etichetta decadente nella quale rischiava di restare intrappolato dopo l'esperienza con i Virgin Prunes. Il suo ideale musicale ora era quello di coniugare punk e canzone d'autore, e cercare nuove modalità di espressione, magari meno espressioniste rispetto al passato. Ed è esattamente il taglio col passato che ripresenta il primo album da solista pubblicato nel 1989, Each man kills the things he loves, con tanto di omaggi ad Oscar Wilde, ma con una propensione maggiore per la canzone d'autore. Il percorso prosegue e si giunge al terzo album, Shag tobacco, da molti ritenuto come la sua opera più compiuta ed intensa. L'album segue l'interlocutorio Adam'n'Eve e la fortunata colonna sonora del film In the name of the father, scritta e composta con Maurice Seezer e il vecchio amico Bono. Shag tobacco cerca di raccogliere tutte le influenze dell'arte di Gavin Friday, ed infatti la title-track posta in apertura richiama lontanamente gli echi dei Virgin Prunes, soprattutto di The moon looked down and laughed, e si riscopre un cantante che ha saputo far crescere le sue doti di crooner intenso, fumoso e notturno, tanto da intravedervi qualche affinità con Leonard Cohen. I tappeti sonori sintetici scoprono il trip-hop all'epoca in voga e le distensioni atmosferiche rivelano una densità notturna struggente. Segue un altro curioso trip-hop alla Massive Attack dedicato alla figura di Enrico Caruso, intitolata col cognome del noto cantante d'opera italiano, rivelando un'attenzione per la musica a tutto tondo. Angel invece è un soft pop delicato e bellissimo, denso di echi sofisticati che fanno pensare tanto al falsetto di Bono di Zooropa. Little black dress vede la partecipazione ai cori di Bono e The Edge, e dal punto di vista sonoro è un altro esempio limpido di pop sofisticato e vagamente jazzato. Giunge poi una cover industrial di The slider dei T.Rex tanto per non dimenticare le velleità glam dei primi Virgin Prunes, mentre Dolls si destreggia con un arrangiamento decisamente più duro. Mr. Pussy riprende il discorso jazzy celebrando una famosa drag queen irlandese, della quale questo pezzo ne ripropone il testamento spirituale. Il pop celtico di You, me and the world war three invece si adagia su armonie più convenzionali, anche se vi si possono intravedere lampi di quel genio che appartiene ad un certo David Sylvian. Kitchen sink drama è un altro esempio di pop che incontra la letteratura (Brecht in questo caso), con tanto di amore per il grottesco. My twentieth century prosegue sulla stessa falsariga, con delicatezze pianistiche ed enfasi delle tastiere sintetiche, anche queste in perfetto stile Sylvian. The last song I'll ever sing ci riporta alla memoria i Sister of Mercy di First and last and always, mentre la chiusura del disco viene affidata alla cacofonie di Le roi d'amour, che un po' richiamano gli Young Gods di fine anni '80. Shag tobacco è un album decisamente importante, che ottenne un discreto successo, anche se siamo lontani anni luce dalla popolarità degli U2. Ad ogni modo Gavin Friday ha potuto poi pubblicare un altro album molto convincente, e anch'esso molto “irlandese” come Catholic e poi rivedere a modo suo la straordinaria The fly degli U2, che la band irlandese userà come intermezzo dell'Innocence & Experience Tour. Un vero e proprio artista straordinario, che non ha voluto certo sedersi sulla propria arte, ma è sempre stato spinto da curiosità e senso della visione!
“Mi ricordo che eravamo in tour in America nel 1983 e attraversavamo quella fase in cui cominci ad avere consapevolezza della fama. La gente sa chi sei e la sensazione ti fa sentire strano. Un giorno mi chiamarono Gavin e Guggi e mi dissero: “Sei davvero noioso in questo periodo”. “Avete ragione”, dissi io. Così abbiamo iniziato a dipingere assieme” (Bono)