Giugno 2019: Michael Jackson – THRILLER (1982)

Thriller

 

Data di pubblicazione: 30 novembre 1982
Registrato a: Westlake Recording Studios (West Hollywood)
Produttore: Quincy Jones & Michael Jackson
Formazione: Michael Jackson (voce, percussioni, drum case bathroom, bathroom stomp), Brian Banks (tastiere, sintetizzatori), Michael Boddicker (tastiere, sintetizzatori), N’dugu Chancler (batteria), Paulinho da Costa (percussioni), David Foster (tastiere, sintetizzatori), Gary Grant (tromba), Eddie Van Halen (chitarra elettrica), Jerry Hey (tromba), Paul Jackson (chitarra), Louis Jackson (basso), Steve Lukather (chitarra, basso), Paul McCartney (voce), David Paich (tastiere, sintetizzatori), Dean Parks (chitarra), Greg Phillinganes (tastiere, sintetizzatori), Jeff Porcaro (batteria, percussioni), Steve Porcaro (tastiere, sintetizzatori), Vincent Price (voce finale in Thriller), Bill Reichenbach (trombone), Rod Temperton (tastiere, sintetizzatori), David Williams (chitarra), Larry Williams (sassofono), Bill Wolfer (tastiere, sintetizzatori), Greg Smith (sintetizzatori), La Toya Jackson (cori), Janet Jackson (cori)

 

Tracklist

 

                        Wanna be startin’ somethin’
                        Baby be mine
                        The girls is mine
                        Thriller
                        Beat it
                        Billie Jean
                        Human nature
                        P.Y.T. (Pretty young thing)
                        The lady in my life

 

 

Un ragazzo con un talento grandissimo e un’anima gentile
(Paul McCartney)

 

Non si può non essere colti da una sorta di velata tristezza quando si pensa a Michael Jackson. La sua parabola discendente non ha solo svelato i limiti di un uomo incastrato da un successo soffocante, con una devozione da parte dei fans al limite della follia vera e propria con tanto di scene di isterismo ai concerti e negli occasionali incontri, ma anche il delirio di una star totalmente in preda a paranoie delle più varie e inusuali (su tutte quelle del suo “sbiancamento”, dovuto ad onor del vero anche ad una particolare malattia della pelle, i numerosissimi interventi chirurgici che invece di abbellire la sua persona, l’hanno reso una vera e propria maschera di cera, portandole peraltro seri problemi di salute), per non parlare anche di alcune vicende al limite del penale (le accuse di pedofilia, poi ritrattate dopo la sua morte) o altre di stampo più gossipparo (il chiacchieratissimo matrimonio con Lisa Marie Presley, figlia unica di Elvis, o la scena in cui mostrò ai fans il suo ultimo figlio ancora molto piccolo tenendolo a penzoloni da una finestra di un albergo), e anche altre grane legali tra le quali emerge una curiosa accusa di plagio nientemeno che da Al Bano Carrisi. E ciliegina sulla torta, tutte le circostanze legate al suo decesso avvenuto il 25 giugno 2009, con tanto di accuse al medico personale e teorie complottiste. Ma mettiamoci anche un’infanzia difficile già vissuta suo malgrado da bambino prodigio, ci si rende effettivamente conto che quella di Michael Jackson è stata un’esistenza davvero difficile. Un’esistenza dove l’uomo soccombe alla propria immagine, e tutto questo non può che suscitare tristezza, e anche un senso di umana compassione.
Ma nello stesso tempo se questo brillante ragazzo si era conquistato la fama di “Re del pop”, un motivo del tutto fondato deve pur esserci, e quindi consideriamo gli aspetti veramente importanti di un piccolo grande uomo, dotato di un talento fuori dal comune per il ballo (chi non conosce il suo stile personalissimo e originale, bizzarro eppure così affascinante?) e la musica.
Avendo iniziato sin da bambino il suo rapporto con la musica e la fama nel gruppo formato dai fratelli, i Jackson 5, interessante fenomeno che univa black music e cultura pop, Michael Jackson approda al suo primo disco sul finire degli anni ’70, con il gioiellino Off the wall, prodotto nientemeno che dal grandissimo Quincy Jones. A soli vent’anni Michael Jackson si presentava come una stella promettente e talentuosa, in grado di miscelare R&B, soul music, black, funk e pop, in una formula irresistibilmente esplosiva ed efficacissima. Canzoni quali Don’t stop ‘til you get enough o Rock with you sono emblemi di un talento già da presto incline al più smisurato successo di massa.
Ma la bomba vera e propria sarà rappresentata dal successivo e ancora più celebrato Thriller (e la dice lunga che questo sia il disco più venduto in tutta la storia della musica, per un record ancora imbattuto di ben 110 milioni di copie). La formula è più o meno quella del disco precedente, solo che le ambizioni diventano ancora più alte, tanto che per si pensa bene di chiamare all’occorrenza un gigante della musica pop quale Paul McCartney. Thriller è un sontuoso affresco black che si esprime con tutti i suoi linguaggi peculiari: dal R&B al funky, dal soul alla discomusic, in alcuni punti precursore dell’hip hop e ammiccante al pop e in diversi punti persino a rock. Immediato eppure così squisitamente intelligente sia nella sua ideazione che nella sua realizzazione.
Il disco si apre con il pulsante R&B funkeggiante di Wanna be startin’ somethin’, densa di negritudine pop e andamento dance bislacco. Impossibile resisterle e non muovere le chiappe al suono di questo pezzo, anche se si è incollati col culo alla sedia. Si prosegue con il soul-funk di Baby be mine, tanto vicina ad Isaac Hayes, Steve Wonder o Sly Stone, e si giunge al gioiello pop The girl is mine, scritta a quattro mani e interpretata con Paul McCartney, beatlesiana per ovvie ragione ma anche così squisitamente black nella sua anima. La title-track (di cui è passata alla storia il leggendario cortometraggio fatto di incubi funesti, zombie, mostri e danze irresistibili) è un capolavoro di groove, discomusic e funk di altissimo livello, con tanto di chiusura minacciosa con la sghignazzata di Vincent Price. Un vero e proprio manifesto della cultura black che assurge al rango di pop music ad ampio raggio. La segue la serrata Beat it, con le sue aperture sintetiche, i beat elettronici e una ritmica rock aggressiva grazie anche all’apporto di Eddie Van Halen alla chitarra elettrica. Melodia brillante di facile presa e ammiccamenti al rock come mai c’erano stati prima nella carriera di Michael Jackson. Billie Jean è un altro inno pop immortale tra i più celebrati in assoluto nel repertorio di Jacko. Segue la delicatezza ammaliante della romantica Human nature, quasi un inno alla fragilità umana, qui cantata senza ricorrere al romanticismo dozzinale di una Mariah Carey qualsiasi. P.Y.T. torna a funkeggiare con briosa allegria prima della chiusura affidata alle romanticherie di The lady in my life.
Con questo disco Michael Jackson entrò definitivamente nella storia come l’eroe del pop senza discussione alcuna. La sua danza particolarmente personale, gli urletti, la sua personalità eccentrica e nello stesso tempo timida, lo renderanno un’icona vera e propria.
Purtroppo il successivo Bad non riuscì a confermare in toto la bellezza di Thriller, pur non mancando di episodi di spessore, come la title-track (e un altro cortometraggio fatto di guerre tra gang), l’autoritratto di Man in the mirror, I just can’t stop loving you e Smooth criminal. Da lì in poi la sempre più esponenziale megalomania metterà sempre più in ombra il suo talento a favore di opere confuse, comunque sempre baciate dal successo, delle quale il poco fortunato Invincible del 2001 (suo ultimo album in studio) rappresenta il punto più basso.
Thriller comunque rappresenta un manifesto della pop culture, e ci piace continuare a pensare a Michael Jackson come il ragazzino timido e trasformista del cortometraggio o il folle ballerino di Billie Jean, il delicato cantore dell’umana natura, che il pallido fantasma che si aggirava in cerca ancora del suo personaggio perduto nel vortice del proprio ego e dei propri guai.

 

Giugno 2019: Michael Jackson – THRILLER (1982)ultima modifica: 2019-06-24T15:42:21+02:00da pierrovox

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