Dicembre 2019: Ivano Fossati – LA PIANTA DEL TÈ (1988)

La pianta del té

 

 

Data di pubblicazione: 1988
Registrato a: Olbi-Wan Studio (Recco), Garden Studios, Morning Studios (Milano)
Produttore: Allan Goldberg
Formazione: Ivano Fossati (voce, chitarra midi, chitarra elettrica, chitarra acustica, tastiere, mandolino elettrico, cetra, pianoforte), Una Ramos (antara, kena), Beppe Quirici (basso), Elio Rivagli (batteria, percussioni), Gilberto Martellieri (tastiere), Vincenzo Zitello (arpa celtica), Fabrizio De André, Francesco De Gregori (voce in Questi posti davanti al mare), Teresa De Sio (voce in La volpe)

 

Tracklist

 

                        La pianta del tè
                        Terra dove andare
                        L’uomo coi capelli da ragazzo
                        La volpe
                        La pianta del tè (parte seconda)
                        Questi posti davanti al mare
                        Le signore del ponte-lance
                        Chi guarda Genova
                        La costruzione di un amore
                        Caffè lontano

 

Riuscire a raccontare è tanto,
forse è meglio di tutto
(Ivano Fossati)

 

La canzone d’autore che sa essere poesia, pittoresca, colta e lucidamente attenta all’analisi del reale, ha trovato in Ivano Fossati uno degli autori e degli interpreti più originali e fantasiosi di sempre. La patria d’origine è la stessa di Fabrizio De André, Luigi Tenco, Gino Paoli, Umberto Bindi e Bruno Lauzi: quella Genova, malinconica e nostalgica, che da sempre suscita un fascino denso di incanto e magia. È proprio da “questi posti davanti al mare”, densi di richiami ed echi lontani, che muove appunto i primi passi Ivano Fossati, che sin da piccolo dimostra una certa fascinazione per l’antica arte musicale, imparando ben presto a suonare pianoforte, chitarra, flauto e percussioni, divenendo un abile polistrumentista. Questi posti hanno suggerito parole lontane, suoni sempre eterni, e infuocato un animo ben disposto all’esplorazione sonora.
Giovanissimo, Ivano abbandona la scuola per dedicarsi interamente alla sua passione più grande: la musica. Coltiva questa sua passione suonando come session men in diverse beat band di Genova, fino a quando non approda in una band chiamata I Sagittari, che ben presto cambieranno nome in Delirium, concentrando le proprie attenzioni sulle sonorità progressive e la costruzione di complesse tematiche sonore. In questo i Delirium condividono lo stesso terreno di altre band coeve come la Premiata Forneria Marconi, Le Orme, il Bando del Mutuo Soccorso, gli Area. E si fanno notare con il promettente 33 giri Dolce acqua, e la partecipazione al Festival di Sanremo del 1972 con Jesahel. Ma l’anno seguente Fossati lascia il gruppo per dedicarsi a progetti da solista, impegnandosi dapprima in colonne sonore e trame avanguardistiche, e poi nella canzone d’autore vera e propria. La vera e propria esplosione arriva con l’immediatezza pop rock de La mia banda suona il rock, seguito da un più esotico Panama e dintorni. In questi album Fossati condensa l’esperienza avanguardistica forgiata con i Delirium con un’attitudine più leggera, e comunque pensante, di un pop destinato ad infiammare le anime e i corpi. Non a caso la prima resta un vero e proprio inno della canzone italiana.
Da qui inizia tutto un percorso in salita che fanno di Ivano Fossati un artista curioso e colto, capace di spaziare tra le trame jazziste del primo Paolo Conte e il cantautorato elegante di Randy Newman, oltre ad una spiccata propensione per la poesia in musica tanto cara al conterraneo Fabrizio De André. Fossati sa spaziare tra musica popolare e trame contemporanee, senza fermarsi nei soli confini tradizionali, ma andando incontro alla scoperta di musicalità etniche e sperimentali. Sono queste attitudini che rendono grandissimi album come 700 giorni e La pianta del tè, entrambi prodotti da Allan Goldberg. Il primo spazia tra danze sudafricane e folk celtico, oltre ad un’espressività che spicca per senso della ricerca e poesia. Il secondo però si rivela uno dei suoi capolavori più alti, condito da un’inventiva testuale ancora più solida e matura, e un eclettismo sonoro di forte personalità, a conferma di un talento immenso per la canzone italiana.
La pianta del tè si apre con una title-track ammantata di fascino notturno ed esotico, lunare e misterioso, reso evidente dal contrastare del suono vellutato dei flauti e le percussioni secche e ostinate. Il disco presenta anche una seconda parte strumentale della title-track se possibile ancora più sognante. Terra dove andare incrocia nel suo stile balcanico fisarmoniche e ritmiche reggae, su un testo che riflette su tematiche vitali come la ricerca del proprio destino e della terra promessa. L’uomo coi capelli da ragazzo è semplicemente una delle sue ballate più belle, intrisa di profonda malinconia, riflettendo sul tempo che scorre, va, ma non cancella la giovinezza che sempre cova nel cuore di un uomo. Dal punto di vista strumentale si evidenzia una tensione costante tra trame pianistiche e l’effetto goccia che copre il brano. La volpe si ammanta di una forte matrice etnica, resa ancora più espressiva dalla collaborazione di Teresa De Sio. Mentre per la briosa Questi posti davanti al mare ci si avvale della collaborazione di giganti come De André e De Gregori. Le signore del ponte-lance evoca scenari jazzati alla Paolo Conte, e l’esotica trama caraibica di Chi guarda Genova rivela una personale attestazione d’amore per la propria città d’origine, che nel tempo ha saputo raccogliere eccellenti tributi. C’è spazio per la soffusa riflessione de La costruzione di un amore, anche questa una delle sue canzoni più intense e commoventi, e si chiude con la disincantata Caffè lontano.
La pianta del tè è un album dalle molteplici anime, e bellissimo, degno capolavoro di un cantautore, che a giusto merito entra nell’alveo dei più grandi musicisti italiani di sempre. A questo album seguirà un altro album straordinario come Discanto, e nel tempo Fossati saprà confezionare un altro capolavoro come Lampo viaggiatore, per poi chiudere la propria carriera con Decadancing nel 2011. In ogni momento e in ogni nota, c’è sempre un lampo di brillante e nostalgica poesia!

 

Fossati ha inseguito la canzone coltissima, scardinandone la struttura apparentemente esile e riempiendola (per alcuni troppo) di contenuti densi e misterici”
(Andrea Scanzi)

Dicembre 2019: Ivano Fossati – LA PIANTA DEL TÈ (1988)ultima modifica: 2019-12-19T10:05:49+01:00da pierrovox

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