Anima Fiammeggiante

Gennaio 2020: Spirit - SPIRIT (1968)


  Data di pubblicazione: 22 gennaio 1968 Registrato a: Los Angeles Produttore: Lou Adler Formazione: Jay Ferguson (voce, percussioni, tastiere), Randy California (chitarre, basso, cori), John Locke (tastiere), Mark Anders (basso, cori), Ed Cassidy (batteria, percussioni)   Lato A                           Fresh garbage                         Uncle Jack                         Mechanical world                         Taurus                         Girl in your eye                         Straight arrow   Lato B                           Topanga windows                         Gramophone man                         Water woman                         The great canyon fire in general                         Elijah  

"Uno dei complessi più originali del rock psichedelico" (Piero Scaruffi)

 

Nel periodo in cui il rock psichedelico impazzava praticamente ovunque, dilettandosi in storie siderali, fluttuazioni sotto acido, sonorità di altri mondi, in California venne fuori una band che proprio dalla psichedelia apprese un linguaggio per qualcosa di decisamente diverso, fresco, innovativo, destinato a restare nel tempo, e a far in modo che diversi stili potessero incrociarsi. Quella band fu fondata da un giovane chitarrista, tale Randy "Wolfe" California, e da un batterista jazz, tale Ed Cassidy, e prese il nome da un'opera del poeta e filosofo libanese Khalil Gibran, Spirits Rebellious, poi ristretta solamente a Spirit. Il gruppo seppe ammirevolmente destreggiarsi tra i diversi stili a disposizione, spaziando tra il jazz e la psichedelia, tra il soul e il pop, ottenendo uno stile decisamente unico, per certi aspetti avanti coi tempi, e anticipatore in un certo qual senso del progressive rock che tanto impazzerà nel decennio successivo. Il primo omonimo album, pubblicato agli inizi del 1968, delinea perfettamente le peculiarità della band, abile nel saper mescolare folk ed elementi jazz, rock e blues, dando piena affermazione della versatilità dei musicisti impegnati. Il disco si apre con la jazzata Fresh garbage, che pare addirittura anticipare Glad dei Traffic. Segue una acida e vagamente beatlesiana Uncle Jack, densa di distorsioni elettriche, tappeti pianistici e melodie corali. Si distingue anche una particolare Mechanical world, con i suoi ritmi cadenzati, quasi a voler mimare i tempi di un mondo occupato dalle macchine, e senza più umanità. Mentre è ancora aperta la discussione se la sezione di chitarre che apre Taurus abbia ispirato Jimmy Page per Stairway to heaven, o se semplicemente lui l'abbia "rubata" agli Spirit. Una cosa è certa, sia nell'una che nell'altro caso, la musica è sorprendentemente bella. A questa segue poi una orientaleggiante Girl in your eye, proseguendo quello spirito sperimentale che tanto aveva affascinato i Beatles, e George Harrison in particolare, nella scoperta della cultura indiana. Chiude il primo lato una favolistica Straight arrow. Topanga windows apre il secondo lato mantenendo un profilo cantautoriale che ammicca al soul e alla distensione onirica, mentre per Gramophone man viene fuori un certo afflato british, illuminato dai raggi di sole californiani. Si gioca con gli effetti sonori per lo schizzo di Water woman, anch'essa ammantata da un'aura orientale, e The great canyon fire in general si appoggia su un arrangiamento hard. E come tutti i grandi dischi che si rispettino, arriva la lunga suite finale. E se i Doors hanno inciso le loro The end o When the music's over, i Velvet Underground le loro European son o Sister Ray, gli Spirit incidono la lunga jam jazzata Elijah. Questa pone un nuovo quesito per il futuro del rock, che dopo la Summer of Love non potrà più continuare ad essere lo stesso. Avevano ragione. Nel tempo gli Spirit incideranno altri grandissimi dischi, in particolare The family that plays together e Twelve dreams of Dr. Sardonicous. Di successo ne otterranno pochino, ed è ingiusto, perché nella causa del rock sono stati un gruppo determinante, anticipatore di sonorità e stili, e seminale.