Anima Fiammeggiante

Maggio 2020: Lou Reed & John Cale - SONGS FOR 'DRELLA (1990)


  Data di pubblicazione: 11 aprile 1990 Registrato a: Sigma Sound (New York) Produttore: Lou Reed & John Cale Formazione: Lou Reed (voce, chitarre), John Cale (voce, pianoforte, tastiere, viola)   Lato A                           Smalltown                         Open house                         Style it takes                         Work                         Trouble with classicists                         Strarlight                         Faces and names   Lato B                           Images                         Slip away (A warning)                         It wasn't me                         I believe                         Nobody but you                         A dream                         Forever changed                         Hello it's me  

Nel futuro ognuno sarà famoso per quindici minuti” (Andy Warhol)

 

Andy Warhol se n'era andato il 22 febbraio del 1987, in seguito a delle complicanze per un intervento chirurgico alla cistifellea. Warhol era stato uno degli artisti più stravaganti e innovativi di tutto il '900. Fu grazie a lui che nacque una nuova corrente artistica, la cosiddetta “Pop Art”, ossia l'arte popolare, che si interessava perlopiù di dare forma e sostanza a tutte le rappresentazioni della realtà. Non voleva essere qualcosa di aulico o metafisico, ma al contrario voleva rappresentare tutto ciò che circondava la gente comune del Novecento. E quindi anche la pubblicità, i miti del cinema, i fumetti, assumevano valenza artistica, in netta contrapposizione all'espressionismo astratto. Ma Andy Warhol fu anche lo scopritore e il promotore di uno dei gruppi musicali più influenti di tutta la storia del rock: i Velvet Underground. Chi non ricorda, ad esempio, la celeberrima copertina del “disco della banana”? Uno dei non pochi esempi in cui confluiscono rock e arte, un tempo pensati come realtà totalmente distaccate. La storia dei Velvet Underground la conoscono pure i sassi, e chiunque sa delle personalità molto forti dei vari componenti, a cominciare da quella di Lou Reed, che col tempo riuscì praticamente a far fuori tutti i componenti a lui sgraditi (forse perché in un certo senso viveva male il confronto e la “concorrenza” con loro), a cominciare dall'algida cantante e attrice Nico, che gli scippò Femme fatale sul loro disco d'esordio. Poi i dissidi aspri con John Cale, altra mente del gruppo, che dovette lasciare il gruppo subito dopo la realizzazione di White light/White heat. E alla fine andò via anche Lou Reed, lasciando il gruppo praticamente in mano a Doug Yule, che realizzò l'aborto sonoro di Squeeze. Per anni Lou Reed e John Cale si sono letteralmente detestati, ma la morte di Andy Warhol li fece incontrare.  Nel contempo furono pubblicati i diari personali di Andy Warhol, che stando alle parole di Lou Reed, presi così, in maniera decontestualizzata, rischiavano di non rendere l'immagine vera del suo amico. E quindi decise di sotterrare l'ascia di guerra e chiamò John Cale per la realizzazione di un musial-concept su Drella (il nomignolo che quelli della Factory avevano dato ad Andy). Lou Reed aveva diverse bozze di canzoni, più o meno riuscite, alcune delle quali completate. A queste mise mano John Cale, apportando modifiche e aggiunte importanti. Queste furono eseguite dal vivo per la prima volta nella Chiesa di Sant'Anna a Brooklyn il 9 gennaio del 1989, e poi registrate per un disco vero e proprio, che avrebbe dovuto anche essere l'epitaffio artistico dei due amici/nemici. Songs for Drella è un capolavoro di pura bellezza, l'atto di riconoscimento verso un artista straordinario. I due rivivono le fasi salienti della vita di Warhol, oltre alle loro stesse esperienze. E così il giovane impacciato Andy che lascia la provincia per andare a New York (Smalltown), pieno di insicurezze (Faces and names), ma che nello stesso tempo mette in mostra tutto il suo interesse per l'arte e la voglia di rompere con gli antichi schemi, a cominciare da coloro che non volevano rompere con le arti classiche (Trouble with classicists). Lou Reed e John Cale evidenziano tutta la passione di Warhol per il cinema (Starlight), ma non mancano anche di dare stoccate alla Factory, colpevole di aver smarrito l'identità artistica originaria (Slip away). Non mancano anche riflessioni sulle droghe e sugli amici che gli hanno portato via (It wasn't me), ma anche rimpianti del passato, come traspaiono dai diari di Drella (A dream, dove si ricordano i vari smacchi che lo stesso Lou fece ad Andy). I believe poi si sofferma sull'attentato che Andy Warhol subì ad opera della femminista radicale Valerie Solanas, e Nobody but you invece ripercorre il terrore che la Solanas potesse ripetere il folle gesto. Ci sono molte altre sfaccettature in questo tributo, dalla vita newyorkese di Warhol (Open house) allo stile che questa poi riporta in tutti gli ambiti (Style it takes); dall'amore di Warhol per il proprio lavoro (Work) al nuovo modo di concepire l'arte (Images). Il disco va in chiusura con Forever changed, e si sofferma su come quell'arte abbia cambiato tutto per sempre, e poi con Hello it's me, che è il commosso commiato che Lou Reed offre al suo amico, con cui non si vedeva da anni. C'è il rammarico di alcuni errori, ma c'è anche l'affetto di sempre. Un disco che è più di un semplice disco: è un atto d'amore. La performance del 1989 fu anche ripresa e pubblicata in videocassetta, e il disco ricevette ottimi riscontri da critica e pubblico. Lou Reed e John Cale giurarono che sarebbe stata l'ultima cosa che avrebbero fatto insieme, ma non bisogna mai credere ai cantanti, perché hanno un concetto differente della realtà. E infatti tre anni dopo diedero vita alla reunion dei Velvet Underground, per una sfortunata tournée che non fece altro che riaprire vecchie ferite e antichi dissapori. Forse sarebbe stato meglio quel saluto innocente e commosso a chiudere il tutto, e poi ognuno per la sua strada, ma la realtà, si sa, in fatto di musica, ha sempre qualcosa di sfuggente!

 

I valori sottili di modestia, esitazione e amorevole osservazione nobilitano questo omaggio dolce” (Paul Evans)