Giugno 2020: Lynyrd Skynyrd – SECOND HELPING (1974)

Second helping

 

Data di pubblicazione: 15 aprile 1974
Registrato a: Record Plant Studios (Los Angeles), Studio One (Doraville)
Produttore: Al Kooper
Formazione: Ronnie Van Zandt (voce), Garry Rossington (chitarra elettrica, chitarra ritmica), Allen Collins (chitarra), Ed King (chitarra, slide guitar, chitarra ritmica, basso), Bill Powell (piano, tastiere), Leon Wilkeson (basso), Bob Burns (batteria), Mike Porter (batteria), Clyde King, Sharlie Matthews, Marry Clayton (cori), Bobby Keys, Trewor Lawrence & Steve Madiao (corno), Al Kooper (piano, cori)

 

Lato A

 

                        Sweet home Alabama
                        I need you
                        Don’t ask me no questions
                        Workin’ for MCA

 

Lato B

 

                        The ballad of Curtis Loew
                        Swamp music
                        The needle and the spoon
                        Call me the breeze

 

 

Won’t you fly high, free bird, yeah?

 

La filosofia sudista oltre che mantenere un saldo rapporto con la tradizione, voleva in fatto di rock, essere qualcosa di corale, unitario. Non c’era spazio per il southern rock degli anni ’70 per le prime donne, ma la coesione di qualcosa che si formasse con l’insieme delle parti. Questo perché anche la sua arte doveva essere espressione popolare e culturale molto radicata con la tradizione. Ed è in questo che il southern rock americano degli anni ’70 diventò quell’espressione particolarmente vivace che seppe unire diversi generi in uno solo, miscelando tanto il country col blues, quanto il boogie col folk, suonati spesso in forma di jam dalla forte presenza chitarristica. Il southern rock, oltre ad avere un’espressione tipicamente country, con tanto di corredo visivo dettato dallo scenario western, con tanto di stivali da bovari, camicie e giacche con frange e cappelli grandi, vedeva la sua espressione musicale più adatta nello scenario di un concerto di piazza, dove la folla festante si lasciava andare al suono della musica, che doveva unire le genti, riunirle in un unico abbraccio popolare. In questo viene particolarmente etichettata come “musica conservatrice”, proprio perché così radicalmente legata alle proprie tradizioni, alle proprie origini, alla propria terra.
Una delle band icona del genere furono i Lynyrd Skynyrd, originari di Jacksonville, Florida. La loro musica, fatta di atteggiamenti da biker selvaggi, filosofia country, risentiva di un particolare amore per l’american life, messa invece in seria discussione durante le incursioni rock del decennio precedente. Il loro stile, che prendeva vita dal blues e si sciorinava nel rock’n’roll più vigoroso, era grezzo, senza fronzoli, alieno da virtuosismi, e rivelava una tensione emotiva ancorata alla civiltà dei loro padri, piuttosto che seguire le utopie della generazione dei figli.
Le loro origini risalgono ai primi anni ’60, quando, ancora adolescenti, Ronnie Van Zandt, Allen Collins e Gary Rossington mettono su un gruppo, lasciandosi affascinare e ispirare da gruppi della british invasion come Beatles, Rolling Stones, Yardbirds e Free. Verso la fine degli anni ’60, il gruppo, che nel frattempo aveva cambiato molti nomi, decide di battezzarsi in Lynyrd Skynyrd, sorta di omaggio ironico verso un vecchio insegnante di educazione fisica alla Robert E. Lee High School: tale Leonard Skinner, noto per la sua politica repressiva verso la moda maschile dei capelli lunghi. E qui giunse l’incontro con Al Kooper, che affascinato dal temperamento della band, volle produrre il loro album d’esordio,(Pronounced ‘lĕh-‘nérd ‘skin-‘nérd), dotato di un’energia che si scagliava all’insegna di un heavy-boogie duro e sincopato, e un inno sudista per antonomasia come Free bird. Questo diede vita ad un’epopea che divamperà nel corso degli anni ’70, e che col secondo disco, Second helping, troverà la sua celebrazione.
One, two, three… È richiamando il semplice conteggio della più canonica scuola rock’n’roll che si apre Second helping, con l’immortale Sweet home Alabama, classico popolarissimo e imprescindibile, dotato di un riff familiare e coinvolgente, e vigorosa risposta all’Alabama di Neil Young di Harvest, con il quale intraprenderanno una divertente diatriba. Sweet home Alabama è uno dei pezzi più celebri di tutta la storia del rock, semplice e corale, esattamente come richiede la tradizione sudista, ma anche fresco e leggero. Quel che si suol dire un capolavoro!
Il disco procede però con i meravigliosi intrecci chitarristici di I need you, che in qualche modo riprende il discorso di Free bird e anticipa quello di Simple man, ergendosi come una ballata di connotazione blues. Don’t ask me no questions invece si presenta come una divertente canzone rock’n’roll, accompagnato dai fiati e dall’ironia del testo. Il primo lato si chiude sulla vigorosa Workin’ for MCA, sorta di caustico omaggio chitarristico verso la propria casa discografica.
Apre il secondo lato la toccante The ballad of Curtis Leow, in cui si riflette sulla pacifica convivenza tra bianchi e neri negli Stati del Sud, attraverso le vicende di questo Curtis, ragazzo di colore con i riccioli bianchi. Swamp music si riaggancia invece al rock’n’roll più viscerale della propria terra, fatto di vita rurale, paludi, cani da caccia, e sostenuta da un frenetico ritmo country. The needle and the spoon invece è una dolente canzone che riflette sugli abusi delle sostanze stupefacenti. Il disco si chiude con la celeberrima Call me the breeze di J.J. Cale, divenuto uno dei brani più importanti dei Lynyrd Skynyrd, tanto da rappresentare per certi aspetti la filosofia della vita da bikers.
Second helping ottenne un grosso successo, ed è diventato album manifesto di ciò che è il southern rock di quel periodo. La band seppe proseguire sulla stessa falsariga il suo percorso artistico, fino a quel maledetto 20 ottobre del 1977, quando un incidente aereo uccise il chitarrista Steve Gaines, la corista Cassie Gaines, l’assistente all’organizzazione del tour Dean Kilpatrick, il pilota e il co-pilota, nonché lo stesso Ronnie Van Zant. Gli altri membri della band restarono seriamente feriti. E si può dire che quell’incidente chiuse una carriera fino ad allora importante.
Nel 1987 però il resto della band chiama il fratello minore di Ronnie Van Zant, Johnny, e rimettono su il gruppo. Ma questa seconda fase della carriera della band non riporta altro che la nostalgia dei tempi che furono, e che resteranno indelebili, e per loro irraggiungibili. Per quanto ci riguarda però ripensiamo a quei tempi, col calice colmo e il cuore festante, come ad un’eterna festa di piazza, dove tutti ballano e si divertono, e la musica li unisce!

 

Malefici teppistelli con la passione per le macchine veloci e le chitarre elettriche: ecco chi erano i primi Lynyrd Skynyrd
(Carlo Babando)

 

Giugno 2020: Lynyrd Skynyrd – SECOND HELPING (1974)ultima modifica: 2020-06-08T09:01:42+02:00da pierrovox

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