Agosto 2020: Hüsker Dü – ZEN ARCADE (1984)

Zen arcade

 

Data di pubblicazione: Luglio 1984
Registrato a: Total Access Recordings (Redondo Beach)
Produttore: Hüsker Dü
Formazione: Bob Mould (voce, chitarre, pianoforte, basso, percussioni), Grant Hart (voce, batteria, pianoforte, percussioni), Greg Norton (basso, cori)

 

Lato A

 

                        Something I learned today
                        Broken home, broken heart
                        Never talking to you again
                        Chartered trips
                        Dreams reoccuring
                        Indecision time
                        Hare krishna
 

Lato B

 

                        Beyond the threshold
                        Pride
                        I’ll never forget you
                        The biggest lie
                        What’s going on
                        Masochism world
                        Standing by the sea
 

Lato C

 

                        Somewhere
                        One step at a time
                        Pink turns to blue
                        Newest industry
                        Monday will never be the same
                        Whatever
                        The tooth fairy and the princess
                       

Lato D

 

                        Turn on the news
                        Reoccurring dreams
 

Quando ho capito che c’era molto da
guadagnare dall’apparente fallimento agli occhi
di alcune persone, si è resto il tutto più interessante
(Bob Mould)

 

Gli Hüsker Dü sono uno dei fenomeni più interessanti e innovativi di tutto il fermento hardcore, figlio del punk statunitense, capace di sovvertire moltissime delle regole che il punk aveva redatto durante il decennio precedente, proprio per evitare che anche questo cadesse nella tentazione di diventare qualcosa di attempato, schematizzato, e quindi incasellato in un certo modo di essere. La musica che aveva in mente la band di Minneapolis invece era innovativa e rivoluzionaria, a tal punto da risultare per certi aspetti premonitrice del grunge.
La band si forma nel 1978, quando un giovane chitarrista, Bob Mould, e un giovane bassista, Greg Norton, si incontrano in un negozio di dischi di Saint Paul, dove lavorava Grant Hart. I tre ragazzi erano appassionati di punk rock, e sin da subito pensarono di fare concerti e farsi notare nell’ambiente alternativo della città. Nel 1981 furono notati dai Minutemen, che vollero metterli sotto contratto per la loro etichetta, la New Alliance Records, per poi passare per l’etichetta indipendente SST Records, fondata da Greg Ginn, chitarrista dei Black Flag. I primi due album, Land speed records ed Everything falls apart, mostravano un grande potenziale, basandosi su orecchiabili melodie pop calanti in una struttura duramente hardcore. Dopo aver dato alle stampe l’ep Metal circus, nel 1984 pubblicarono il concept (idea piuttosto atipica per una band punk hardcore) Zen arcade, che a detta di molti rappresenta uno dei punti di svolta del punk rock degli anni ’80, oltre che album seminale e pieno di fermenti creativi di spessore.
Zen arcade è un album di inaudita violenza, che narra le vicende di un ragazzo che lascia le sicurezze della propria casa per avventurarsi nel mondo, ponendosi moltissime domande e calandosi in diverse esperienze. L’album dal punto di vista sonoro mostra un notevole impatto, fondendo rabbia e violenza punk con le dolci melodie pop, oltre che sviluppando alcune idee stilistiche decisamente vicine a quelle del progressive. Insomma un album eclettico e decisamente atipici nel modo di concepire il punk agli inizi degli anni ’80. Dietro ad un muro impenetrabile di riverberi e di accelerazioni violente, c’è una giovinezza che non ti aspetti: non ancora matura per l’età adulta, ma non più ingenua come nell’infanzia. Solo instabilità e terrore, oltre che paura. Ed è così che inizia con Something I learned today, col desiderio di abbandonare tutto e andare via, come il figliol prodigo evangelico, che decide di lasciare la casa del Padre per darsi alla vita dissoluta. Si procede con i nervosismi di Broken home, broken heart, i connotati psicologici e introspettivi di Never talking to you again, che mette in musica tutte le frustrazioni e i disadattamenti adolescenziali. I disagi di Chartered trips  sposano solennità ed inquietudine, e in Dreams occouring si fa spazio l’avanguardia sonora, tra sovrapposizioni sonore e cacofonie. Indecision time ancora una volta si riallaccia con il dubbio, e con Hare krishna si entra in un misticismo rumoroso e surreale.
Il lato B si apre con le incursioni punk di Beyond the threshold e Pride, oltre alla devastazione di I’ll never forget you: sfogo e nevrosi in pochi minuti di musica. The biggest lie opta per melodie più poppeggianti, ma nello stesso tempo emerge un urlo denso di lamento esistenziale. What’s going on invece si infiamma di cieca disperazione e di tensione psichica. Masochism world ribolle di suoni e accelerazioni irregolari, e Standing by the sea ci porta ad un momento di apparente distensione di fronte ad un mare sia sonoro che paesaggistico.
Il lato C si apre col contrasto hard e melodioso di Somewhere, con la sospensione sonora di One step at a time, e la ripresa di Punk turns to blue. Il power pop fa di nuovo capolino nella sognante Newest industry, sospesa nuovamente da Monday will never be the same, e con Whatever che riporta la tensione a quella del disco. Il lato C si chiude poi con la fluttuazione psichedelica di The tooth fairy and the princess.
Il lato D si apre con l’incursione di Turn on the news, che tanto ricorda un certo Combat rock dei Clash, e chiude definitivamente il concept con la lunga distensione psichedelica di Reoccuring dreams.
L’album si presentava così come evoluzione colta del punk, oltre che come premonitore dello shoegaze e del grunge degli anni ’90, diventando una sorta di pietra miliare del rock alternativo degli anni ’80. Gli Hüsker Dü proseguiranno il loro percorso incidendo altri album decisamente incredibili, fino al loro scioglimento avvenuto nel 1987, dovuto a problemi di droga e a problemi interni tra Bob Mould e Grant Hart. Bob Mould dal canto suo proseguirà con una carriera da solita molto buona, e di tanto in tanto riporta sul palco alcune vecchie canzoni del repertorio della band madre.

 

Zen Arcade è una sorta di Quadrophenia trash
(David Fricke)

Agosto 2020: Hüsker Dü – ZEN ARCADE (1984)ultima modifica: 2020-08-03T06:49:17+02:00da pierrovox

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