Settembre 2020: Modena City Ramblers – RIPORTANDO TUTTO A CASA (1994)

Riportando tutto a casa

 

Data di pubblicazione: Marzo 1994
Registrato a: Recording Studios, Vida Studio (Rubiera)
Produttore: Valerio Soave
Formazione: Stefano “Cisco” Bellotti (voce, cori), Luciano “Lucio” Gaetani (bouzouki, banjo, scottish pipe, darabouka, whistle), Franco “Franchino” D’Aniello (tin whistle, flauto, ocarina), Alberto “Guardia Rossa” Cottica (fisarmonica, cori), Alberto “Mors” Morselli (voce, bodhràn, assicella, cucchiai, timpani, cori), Massimo “Ice” Ghiacci (basso, cori), Marco Michelini (violino), Giovanni Rubbiani (chitarra, cori), Roberto “Guagliò” Zeno (batteria, percussioni, campanella), Vania Buzzini (bodhràn), Arcangelo “Kaba” Cavazzuti (rullante, congas, cymbal, claves), Filippo Chieli (viola), Chris Dennis (violino), Ann “Irish” Dweyr (voce), Andrea Laudicina (mandolino), Alessandro Marani (batteria), Bob Geldof (voce), Coro Saharawi (cori), Coro Partigiano (cori)

 

Tracklist

 

                        In un giorno di pioggia
                        Tant para tachèr – The Atholl highlanders
                        Quarant’anni
                        Delinqueint ed Mòdna
                        Morte di un poeta
                        I funerali di Berlinguer
                        Il bicchiere dell’addio
                        Canto di Natale
                        Ahmed l’ambulante
                        Contessa
                        Bella ciao       
                        The great song of indifference
                        Ninnananna

 

I Ramblers sono uno stile di vita e di pensiero,
che li mette a fianco del loro pubblico,
di cui non sono idoli ma amici fraterni
(Paolo Verri)

 

Forse qualcuno penserà che l’impegno politico nella musica possa uccidere la poesia. Forse qualcuno penserà che l’ispirazione possa essere seconda al messaggio. Forse qualcuno penserà che la storia e la cronaca sono poco compatibili con le emozioni musicali. Ecco: questo “qualcuno” forse dovrebbe ascoltare i Modena City Ramblers per poter essere smentito.
La band emiliana (nota anche nel suo acronimo abbreviato MCR) non è diventata importante e famosa solo per il suo messaggio “politicamente impegnato”, ma soprattutto per aver coniato uno stile tutto italiano che loro non disdegnano di chiamare “combat folk”, ispirandosi apertamente tanto al folk irlandese, quanto al combat rock di chiara derivazione punk di gruppi come Pogues o Clash, utilizzando spesso strumenti di derivazione popolare, o ancor di più tornando ad antiche fonti, attingendo da una tradizione che loro non vogliono dimenticare, anzi vogliono continuare a tramandare.
Muovono i primi passi nell’Emilia dei primissimi anni ’90, esibendosi in diversi locali della zona, e facendosi notare da Luciano Ligabue, all’epoca socio di Valerio Soave per la Mescal, una delle etichette più importanti per il rock alternativo italiano. Questo li metterà nella condizione di poter alzare l’asticella della propria proposta e di pensare al loro vero e proprio disco d’esordio. Sarà un’esperienza in Irlanda soprattutto che li metterà nella condizione di poter purificare le proprie origini e di poter trovare le chiavi di una proposta incredibilmente originale.
Siamo nel 1994, anno della vittoria delle elezioni politiche da parte del centro destra berlusconiano. La prima repubblica era stata sepolta sotto una coltre fatta di scandali e tangenti, e la prospettiva futura e attuale era decisamente sconfortante: il personalismo berlusconiano non sono aveva invaso l’Italia col cemento e la tv commerciale, ma ora entrava dentro le istituzioni, per poter regolare. Qual’era allora la prospettiva? Dare una risposta è decisamente un affare complicato, ma l’arte venne incontro, e i Modena fecero la loro parte, cercando nella poesia degli antichi miti e nella tradizione partigiana la propria ragione di vita.
Ed è da qui che nasce Riportando tutto a casa (citazione chiarissima del Bringing it all back home di Bob Dylan), da questa esigenza di rinverdire le proprie tradizioni e dichiarare la propria libertà. Ed è così che il canto desolato di Ann Dweyr che apre In un giorno di pioggia, si trasforma in una festa bagnata di birra e di popolazione gioiosa. L’amore è una realtà contagiosa, che cambia l’ordine delle cose. La plumbea e rabbiosa espressione irlandese torna per Tant para tachèr, spumeggiante umori alla Waterboys e Pogues. Ma l’Italia ha una sua storia, ha le sue ferite, ed ecco che si racconta nella rabbiosa Quarant’anni, dove ci si riferisce alla strategia della tensione, al terrorismo nero e rosso, alla morte di Pinelli, alla corruzione politica, alla mafia e alla P2. Una rabbia coinvolgente che invita ad una lotta di civiltà, che ancora oggi non può restare solo una canzone. Mentre la suadente Delinquent ed Mòdna offre un delizioso canto in dialetto, dove la band si presenta come una sorta di combriccola di sbandati di strada, ma innamorati e appassionati di ciò che è vita. A questo punto giunge la festosa rivisitazione di Morte di un poeta dei Les Negresses Vertes, dedicata a Helno. E la memoria si apre ancora ricordando i tempi di una sinistra che non c’è più, e che forse non tornerà più: quella di Berlinguer. I funerali di Berlinguer diventa quindi l’accorato saluto ad uno dei più grandi politici della storia italiana. Si possono tranquillamente scorgere parallelismi con i funerali di Togliatti ricordati da Pier Paolo Pasolini in Uccellacci e uccellini. Il popolo ricorda, piange, ma questa memoria riporta la voglia di andare avanti, di non arrendersi mai!
Questa passione che poi riporta seduti ad un tavolo a discettare e a bere del buon vino, riportati ne Il bicchiere dell’addio, o quello di ritrovarsi in famiglia per le armonie celtiche del Canto di Natale, ben lontana dai buonismi d’occasione, ma vicina a chi è solo, a chi è abbandonato. Puntare su qualcosa che unisce, che dia calore. Ma poi si guarda al mondo di oggi, e all’incontro tra le generazioni e le etnie, e alle difficoltà dell’integrazione. Ed è così che giunge Ahmed l’ambulante, testo di Stefano Benni, e arrangiamenti mediorientali, che racconta l’esperienza di un uomo che non vuole fare altro che vivere insieme ai suoi simili, che però non vogliono accoglierlo. C’è la solitudine, la desolazione, la povertà, ma anche il desiderio di libertà. Desiderio raccolto poi nella rivisitazione di Contessa di Paolo Pietrangeli, guardando alle situazioni industriali e alle condizioni di sfruttamento: “Nessuno più al mondo deve essere sfruttato”, è l’urlo di libertà! E quindi giunge una rivisitazione celtica e commovente dell’inno partigiano Bella ciao. La libertà prezzo del sangue di chi ci ha preceduto e ha combattuto contro la barbarie e la disumanità del nazismo: questo il testamento da tramandare. A questo punto giunge una particolare rivisitazione in modenese di The great song of indifference di Bob Geldof, registrata in presa diretta, e si chiude con una dolcissima Ninnananna, per essere più vicini a chiunque, come un angelo bianco alla finestra.
Riportando tutto a casa è un disco bellissimo, dove chiunque può ritrovare sé stesso e la propria ragion di vita. La poesia non come ardita espressione di una cultura distante, ma come l’animo di un popolo che ha un cuore grande.
Questo resterà il vero e proprio capolavoro della band emiliana, che poi continuerà il suo percorso sulla stessa falsariga, celebrando eroi comuni (tra i quali Peppino Impastato) e grandi ideali, ma che non riuscirà più pienamente a ricalcare lo splendore di questo gioiellino irlandese. Nel 2005 Stefano “Cisco” Bellotti, tra i fondatori del gruppo e voce carismatica, decide di abbandonare il gruppo, per intraprendere un percorso da solista. Il gruppo continua il suo percorso, con lo stesso spirito di sempre, anche se spesso si ha l’impressione di ritrovarsi ad una situazione simile a quella dei Nomadi di Beppe Carletti, dopo la morte di Augusto Daolio. Ma se il presente è fatto di ricordi di grandi ideali, la musica è portatrice di grandi sogni e di grandi speranze, e ci basta un canto di libertà sgorgato da un bicchiere di vino e da un cuore gonfio di passione per avere la certezza che sarà sempre giorno!

Settembre 2020: Modena City Ramblers – RIPORTANDO TUTTO A CASA (1994)ultima modifica: 2020-09-14T11:55:35+02:00da pierrovox

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