"Il ritmo è un'esperienza gioiosa, politica, estetica, spirituale" (David Byrne)
David Byrne ha sempre avuto a cuore la contaminazione nella sua musica; ne è un valido esempio la carriera con la band madre, i Talking Heads, dove riuscì letteralmente a trasportare le ossessioni metropolitane newyorkesi in una dimensione sonora che incrociasse tutte le musicalità etniche. In particolare Fear of music e Remain in light sono i capolavori indiscussi di questo crocevia musicale. Ma nello stesso tempo anche il capolavoro a quattro mani con Brian Eno, My life in the bush of ghosts (concepito e realizzato in contemporanea con Remain in light, anche se pubblicato dopo), si addentra in una serie di contaminazioni che pescano un po' da tutte le culture musicali. E così, mentre la carriera dei Talking Heads si avviava alla sua conclusione, David Byrne cominciò a pensare a progetti da solista cui dare una realizzazione. Il primo passo fu Rei Momo, album pubblicato un anno dopo Naked, ultima fatica in studio dei Talking Heads, ed è una festa per le orecchie. David Byrne si immerge nelle musicalità dell'America Latina, e più precisamente quelle brasiliane, realizzando un album gioioso, solare, divertente, ballabile. Nelle canzoni di questo "Re Carnevale", David oltre agli strumenti comunemente noti, miscela percussioni, fiati, fisarmoniche e violini. I quindici brani che compongono l'album (tre sono assenti nell'edizione in Lp) formano un arcobaleno sonoro diverso dal solito percorso musicale a cui il nostro ci aveva abituato. Anche se certi riferimenti ai vecchi Talking Heads sembrano inevitabili e difficili da cancellare con un gesto di spugna. Apre le danze Indipendence day, ricca di sfumature, allegre percussioni. Make believe mambo, con i suoi ritmi sudamericani, è un brano allegro, con una sezione fiati e un coro mariachi, da renderlo tra i più ascoltati e piacevoli. Una ballata carica di voci per un suono tipicamente brasiliero è Call of the wild, che apre la porta a Dirty old town, ottimo brano ritmato dalle percussioni e guidato dalla voce di Byrne. Con The rose tattoo siamo in pieno ambiente chinano, con la bella sezione ritmica che ci fa da apripista mentre stiamo per entrare al Mocambo. E "Loco de amor" ci dà l'anticipo per poi passare a The dream police, brano tipicamente ballabile. Don't want to be part of your world è soave e leggera, apprezzabile la vena ironica, ottimamente arrangiata, mentre Marching through the wilderness è brano in vecchio stile mocambo con percussioni voci e ritornello. Lasciamo Good and evil, Lie to me e Office cowboy ci riportano ai ritmi tropicali e sudamericani carichi di brio e di calore. Women vs men invece ci porta verso casa alla fine di questo viaggio sonoro, non prima di averci regalato un tuffo nel Carnival eyes, la sezione violini la rende unica e le percussioni fanno tutto il resto. Conclude l'album I know sometimes a man is wrong piccolo capolavoro di melodia con un testo ironico e amaro. Sarà il primo passo in una nuova dimensione da solista, cercando di attraversare qualsiasi cultura sonora e di misurarsi anche in particolari collaborazioni (Fatboy Slim e St. Vincent). La ricchezza della musica!