Marzo 2021: Robert Wyatt – ROCK BOTTOM (1974)

Rock bottom I

 

 

Data di pubblicazione: 26 luglio 1974
Registrato a: Delfina’s Farm (Little Bedwyn), The Manor Studios (Oxford), CBS (Londra)
Produttore: Nick Mason
Formazione: Robert Wyatt (voce, tastiere, percussioni, slide guitar), Mike Oldfield (chitarra), Gary Windo (basso, clarinetto, sassofono tenore), Ivor Cutler (harmonium, voce, baritone concertina), Alfreda Benge (voce), Mongezi Feza (tromba), Fred Frith (viola), Hugh Hopper (basso), Richard Sinclair (basso), Laurie Allan (batteria)

 

Lato A

 

                        Sea song
                        A last straw
                        Little red riding hood hit the road
 

Lato B

 

                        Alifib
                        Alife
                        Little red Robin Hood hit the road
 

Non faccio mai le cose in tempo reale
(Robert Wyatt)

 

La scena di Canterbury è stata una delle realtà artistiche tra le più intriganti ed eclettiche di tutta la storia del rock degli anni ’70. In particolare si distingue per una sua grande influenza all’interno del grande corso del progressive, che agli inizi di quel decennio stava letteralmente trasformando il rock in qualcosa di “adulto” e “colto”, e non solamente adattabile alle musica da classifica. La scena di Canterbury volle cercare di coniare un linguaggio musicale nel quale potessero fondersi gli stili e i generi più diversi, dal jazz al rock psichedelico, dall’elettronica all’avanguardia pura.
Robert Wyatt fu uno dei suoi pionieri più importanti: musicista versatile e dotato di una straordinaria “visionarietà”, seppe conferire alla scena una personalità straordinaria, soprattutto nella sua carriera da solista, dopo aver militato nei Soft Machine e nei Matching Mole.
Una data è tristemente incisiva nel suo percorso: il 1° giugno del 1973, quando durante una festa di compleanno cadde dal terzo piano di una palazzina, rimanendo paralizzato dalla vita in giù. Questo spiacevole evento lo costringerà quindi per il resto della sua vita a restare su una sedia a rotelle, abbandonando il suono della batteria classica, e optando quindi per altre percussioni. I tre mesi di degenza all’ospedale comunque gli apriranno le porte dell’ispirazione, che poi confluiranno nello stralunato Rock bottom, il suo secondo album da solista.
L’album è un viaggio onirico nato da uno stralunato flusso di coscienza, scaturito dal dolore e dalla risurrezione. Si staglia disteso e pacato, quasi rassegnato alla nuova condizione, ma nello stesso tempo riflette uno stato di coscienza dell’anima che forse diversamente non sarebbe mai scaturito. Il disco si apre con la fluttuante elegia di Sea song, struggente canzone d’amore forte di una disperata dolcezza. Wyatt cerca di scandagliare in fondo alla sua anima, e ne viene fuori un autentico capolavoro senza tempo. Segue A last straw, ancora più misteriosa ed inquieta, cercando di dare voce a quel gelo che sottace nel fondo della sua anima. Little red riding hood hit the road stravolge l’apparente quiete creata dai due brani precedenti, in un sulfureo dipanarsi di fiati e cacofonie varie, con un ritmo incalzante, quasi cavalcante.
Il lato B si apre col respiro ritmico di Alifib, alternato da alcune note alle tastiere, che si accordano in tonalità celestiali, eteree. Questa tonalità jazz non fa che alimentare il flusso di coscienza che Wyatt sta cercando nella sua musica guaritrice. Alfie invece si arricchisce di una ritmica quasi tribale, primitiva, sulla quale si cadenzano delle note suonate al pianoforte, su un tappeto sonoro scandito dall’harmonium. Wyatt pronuncia delle frasi spezzate, quasi mozzicate. Il tutto suona così stupendamente surreale! Little Red Robin Hood hit the road che chiude il disco, è forse il pezzo più classicamente progressive di tutto il disco, con tanto di richiami evidenti ai Pink Floyd di Atom heart mother o ai Genesis di Foxtrot, cercando di essere una sorte di ode cosmica al caos primordiale.
Rock bottom è uno degli album più importanti, stranianti ed originali di tutta la storia del rock, sorta di opera di guarigione per un artista fortemente colpito dal dolore, e che invece riflette nella musica la sua salvezza. Da qui in poi Wyatt cadenzerà la sue uscite, cercando anche di adoperarsi nell’impegno sociale a favore delle popolazioni più povere. Nelle sue operazioni artistiche ci saranno anche collaborazioni con artisti italiani come la C.S.I e Cristina Donà. Saranno comunque molti coloro che cercheranno ispirazione e magia nella sua musica, così stupendamente fuori dal tempo!

 

Ѐ un cantante veramente straordinario!
(Björk)

Marzo 2021: Robert Wyatt – ROCK BOTTOM (1974)ultima modifica: 2021-03-29T09:53:22+02:00da pierrovox

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