Giugno 2021: Faust – SO FAR (1972)

Faust - So far

 

Data di pubblicazione: Marzo 1972
Registrato a: Wümme
Produttore: Uwe Nettelbeck
Formazione: Gunther Wüsthoff (sassofono, effetti), Hans Joachim Irmler (organo, sintentizzatori), Jean-Hervé Peron (basso, chitarra, voce), Rudolf Sosna (chitarra, tastiere), Werner Diermaier (batteria)

 

Lato A
                        It’s a rainy day sunshine girl
                        On the way to Abamae
                        No harm

 

Lato B

 

                        So far
                        Mamie is blue
                        I’ve got  my car and my tv
                        Picnic on a frozen river
                        Me lack space
                        …In the spirit

 

 

Anche l’inferno ha le sue leggi? Ecco una buona cosa.
E ci sarebbe modo di stringere con voi, signori, un patto certo?
(Johann Wolfgang Goethe)

1971: Scena del Kraut-Rock germanico. I tedeschi Faust recano nel nome, nell’intento e nella produzione musicale la tensione di quel Faust che non è stato mai abbandonato dalla tradizione culturale tedesca: non solo Goethe, ma anche Wagner e Mann si sono riferiti alla leggendaria figura del dottore attraverso i più disparati mezzi di comunicazione culturale; anche loro, tra i tanti, e come loro i nuovi profeti della Kraut-Musik del tardo Novecento. È il 1971, attraverso il disco di esordio, che in nessun altro modo se non Faust si sarebbe potuto chiamare; Faust compare nelle vesti di uomo annichilito, avvinto dalla consapevolezza di non poter comprendere il senso intrinseco della vita: “And at the end realize/ That nobody knows/If it really happened” è una dichiarazione di incapacità di intendere e volere, la presa coscienza dell’aporia di mezzi contingenti che contraddistingue l’uomo nella sua continua ricerca del sapere, il termine di ogni illusione di conoscenza. Quale la soluzione? Quale palliativo?
La luce di un compromesso nel più maturo  So far del 1972. Faust stigmatizzato dai Faust, non più portatore di una visione nichilisticamente nietzschiana dell’esistenza: attraverso i prodromi della scanzonata “It’s A rainy fay (Sunshine girl), si palesa uno spensierato invito alla vita senza deterrente alcuno, una sirena dalle movenze hippy che trova nel vivere comune le motivazioni di un’esistenza “limitata”. Il discorso, ancor più chiaro tramite Mamie is blue”, trova la sua formalizzazione nel magistrale finale del disco, ove l’escursione surreale di I’ve got my car and my tv conferma ancora il desiderio di un ritorno alla comunione, e condannando parimenti il senso di appagamento individuale che la cultura moderna ha importato, introduce l’illuminata e bipartita Me lack space… In the spirit , ove traendo spunto dalla quotidiana sensazione di insofferenza, viene riproposto, in termini ancor più semplicistici il già citato invito alla vita: “Take a peculiar pen and write/ Your own instant/ If somebody talks to you/ Apply for proofs now/ Don’t be satisfied with a lack/ Everytime you say goodbye/ You die a little/ Don’t take roots! Don’t retire!”. C’è un po’ di Mimnermo, un po’ di Boito, un po’ di Wagner. Una complessità concettuale che si traduce anche nella poliedricità dell’abito musicale, ossia l’anima psichedelica che pervade tutti i pezzi, tanto connaturata ai Faust da diventare la veste principale dell’illuminato manifesto kraut-rock di un paio di anni dopo, le flessioni progressive di Picnic on a frozen river”, il colore rock di It’s a rainy day, le sperimentazioni free-jazz, l’elettronica industrial. Faust caleidoscopico. Una nuova transizione verso i lidi di Faust IV, il patto con la vita che non svende l’anima, ma l’arricchisce.

 

Giugno 2021: Faust – SO FAR (1972)ultima modifica: 2021-06-17T12:30:46+02:00da pierrovox

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