Luglio 2021: The Replacements – LET IT BE (1984)

Let it be

 

Data di pubblicazione: 2 ottobre 1984
Registrato a: Blackberry Way Studios (Minneapolis)
Produttore: Steve Fjestad, Peter Jeperson & Paul Westerberg
Formazione: Paul Westerberg (voce, chitarra ritmica, piano, mandolino, lapsteel), Chris Mars (batteria, cori), Bob Stinson (chitarra), Tommy Stinson (basso), Peter Buck (chitarra), Chan Poling (piano)

 

Lato A

 

                        I will dare
                        Favorite thing
                        We’re comin’ out
                        Tommy gets hits tonsils out
                        Androgynous
                        Black diamond
Lato B

 

                        Unsatisfied
                        Seen your video
                        Gary’s got a boner
                        Sixteen blue
                        Answering machine
 

La più grande band che non
è mai stata”
(Jon Dolan)

 

Ci sono gruppi che non si capisce per quale maledetto motivo non hanno mai ottenuto il giusto merito dalla storia. Ad esempio, se i R.E.M. hanno ottenuto (seppur con un certo ritardo, visto che il loro primo vero grande successo fu Out of time, pubblicato nel 1991), i Replacements invece sono sempre rimasti nell’ombra dell’underground. Ma ciò non toglie che comunque questa piccola grande band fosse stata uno dei fenomeni musicali più importanti per tutto il rock a stelle e a strisce degli anni ’80.
La band partì dal punk rock in stile Ramones ed approdò ad una miscela esaltante col jingle-jangle dei Byrds,  hard rock anni ’70, blues alla Stones, influenze roots. In tutto questo si avvertiva una urgenza creativa genuina tipica dei più alti, nobili vomiti rock buoni alla prima.
Il loro capolavoro è Let it be, con ovvio e chiaro riferimento ai Beatles. Oltre ad essere provvisto di quel puro splendore che posseggono soltanto i grandi dischi, quest’album contribuiì attivamente ad aprire nuovi orizzonti al rock americano creando un genere di riferimento per parecchie formazioni a venire.
I will dare apre il disco: melodia cantata, riff approssimativi e vivaci, e il sound è quello sanguigno della scena rock di Minneapolis, dei primi Soul Asylum ad esempio. Favorite thing mette in luce tutta l’urgenza creativa dell’indie americano anni 80, il fuoco alle polveri di We’re comin’ out, con la band ultraincazzata, scariche di adrenalina, e la voce di Westerberg che si fa isterica, insistente, disperata. La bellicosa Tommy gets his tonsils è un poderoso calcio nel culo a tutto e tutti. Poi due ballatone: Androgynous con Westemberg al piano effetato, la sua voce colloquiale, e nonostante gli spurghi da pazzo-perdente, rutta confessioni assolutamente candide, e Unsatisfied, che porta le prime lacrime: calibrata sulle regioni alte, commossa e emozionata.
Black diamond, cover dei Kiss, parte con un arpeggio fatalista proprio come la voce di Westemberg, per poi essere trascinati via da un bridge imponente, per uno dei pezzi migliori, quintessenza d’ogni rock’n’roll generazionale, ibrido, introspettivo di rabbia e rimpianto, con Westerberg e Bob Stinson che lo interpretano come due pederasti a notte fonda. Seen your video, quasi tutta strumentale e un saliscendi interiore che non si risolve e lascia appiccicato il suo pulsare di chitarre ultrasature, Gary’s got a boner è invece punk sgangherato e indisciplinato. Sixteen blue, che segue, terza ballata del disco, dai sapori byrdsiani e adolescenziali e quell’assolo che parte nel finale , lo spettro della morte della giovinezza catturato in quel nanosecondo che lo vedi aleggiare sopra cotanta semplicità. L’ultimo pezzo Answering machine, per voce e chitarra in distorsione è per molti versi il linguaggio del primo punk, che è stato una perfetta sintesi di ciò che è (fu?) la musica rock, e dopo pochi anni diventò praticamente inevitabile un’evoluzione. Let it be celebrava la tradizione americana col nuovo spirito cow-punk, e lo celebrava con un mood davvero intenso.

 

Luglio 2021: The Replacements – LET IT BE (1984)ultima modifica: 2021-07-01T08:16:14+02:00da pierrovox

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