Anima Fiammeggiante

Luglio 2021: Stiff Little Fingers - INFLAMMABLE MATERIAL (1979)


  Data di pubblicazione: 2 febbraio 1979 Registrato a: Spaceward Studios (Cambridge), Island Studios (Londra) Produttore: Geoff Travis, Mayo Thompson & Doug Bennett Formazione: Jake Burns (voce, chitarre), Henry Cluney (chitarre, cori), Ali McMordie (basso, cori), Brian Faloon (batteria)   Lato A                           Suspect device                         State of emergency                         Here we are nowhere                         Wasted life                         No more of that                         Barbed wire love                         White noise                         Breakout   Lato B                           Law and order                         Rought trade                         Johnny was                         Alternative Ulster                         Closed groove  

"La soluzione ai problemi sono diecimila gruppi punk" (Jake Burns)

 

Negli anni '70 la radicalizzazione dello scontro tra indipendentisti e filo-britannici nell'Irlanda del Nord era molto dura, e le vittime le si poteva contare ogni giorno. Politica e religione invece di unire, tendevano a disunire il Paese, e le vie d'uscita erano molto lontane. Il rock era comunque una via d'uscita per la gente intrappolata nell'ideologia, e soprattutto il punk, con tutto il suo carico di energia malsana e iconoclasta, dettava delle leggi ben diverse da quelle che stavano conducendo l'Irlanda alla distruzione. Gli Stiff Little Fingers furono tra i principali esponenti del punk assassino nordirlandese, e la loro musica l'inno di battaglia di una nuova generazione. Nacquero come cover band dei Deep Purple, ma ben presto capirono che il loro destino era quello di marchiare col fuoco e rovesci assordanti la propria generazione. Inflammable material fu il primo album, e fu incendiario in tutti i sensi. Il suono era duro, sovraccarico di elettricità e tensione, e soprattutto roboante di rabbia verso il conflitto che stava mietendo decine di migliaia di vittime. Si parte con la devastante Suspect device, intrisa di qualche umore hard alla Deep Purple, ma anche ammantata di un'epica grezza, disumana. State of emergency è un vero assalto sonoro, brutale, allo stato primordiale, in cui manca ogni forma di grazia, mentre Here we hare nowhere in un solo minuto condensa vomiti ribelli e riff scostanti. Wasted life invece ha un incipit che in un certo senso fa pensare a Baba O'Reily degli Who, rievocando quel tipo di epica hard rock, e No more of that risponde per le rime agli assalti assordanti dei Sex Pistols, lanciando il messaggio che il punk non era solo roba da inglesi che giocavano a fare le rivoluzioni. Barbed wire love invece si concede ampi spazi melodici, pur mantenendo la robustezza delle trame sonore, mentre con White noise si viene letteralmente coperti da una coltre rumorosa devastante. Il lato B viene chiuso dalla sostenuta ballad punk di Breakout. Law and order invece è un assalto sonoro in puro stile Clash, e vi si respira l'atmosfera di guerriglia urbana. Rough trade è invece coperta di velleità hard, crossover, e persino rockabilly. A questo punto il disco presenta ciò che non ci si aspetta, e cioè una lunga jam su Johnny was di Bob Marley, virando il reggae col punk. Alternative Ulster è invece l'inno rabbioso scritto da questi ragazzi nordirlandesi sulle sorti della loro terra. Il disco viene chiuso dalla sincopata Closed groove. Inflammable material ottenne un discreto successo, e si rivelò come un album che niente aveva da invidiare ai Sex Pistols, ai Clash, e persino ai Ramones. Fu il punk che avviava il tema "impegnato" del rock irlandese, e che ben presto verrà raccolto dagli U2, degna erede di questi ragazzi che amavano la verità nuda e cruda.