"A diciannove anni volvevo essere i Beatles. Ci rimasi male quando mi resi conto che non sapevo cantare" (Daniel Johnston)
Un outsider del rock, una mente straordinaria, dotata di grande talento, ma che probabilmente ha beneficiato del successo più per le t-shirt indossate da Kurt Cobain che per i suoi dischi. Eppure Daniel Johnston è stato un vero innovatore per quanto riguarda la canzone d'autore alternativa americana, modificando alcuni stilemi pop piuttosto consolidati e seguendo l'istinto di Syd Barrett. Ha reso il "non saper cantare" un vero e proprio punto di forza. E il suono per niente curato. Eppure le sue canzoni sono straordinarie! L'artista ci ha lasciati il 10 settembre 2019, ucciso da un improvviso attacco cardiaco. In questa sede vogliamo ricordarlo con uno dei dischi più pubblicizzati della sua carriera, anche se forse non il migliore. Lost and found fu l'album che lo riportò all'attenzione di stampa e pubblico. Johnston ha cercato di professionalizzare il suo suono per più di un decennio, dagli inizi degli anni '90. Innanzitutto, equipaggiando la band di supporto in Artistic Vice, mantenendo quel suono a bassa fedeltà che ha brevettato nei primi anni '80. Già in Fun, il lo-fi è stato perso, abbandonato assolutamente in Fear Yourself, esperimento (inviluppo) prodotto da Mark Lanois. Quello fu un punto che volgarizzò Johnston, che lo diresse verso luoghi che non gli si adattavano. Lost and Found mette le chitarre sporche senza altro in primo piano, cosa comune nei dischi meno fortunati di Pavement o Guided by Voices. I testi, d'altra parte, continuano a raccontare storie strane di redenzione quasi infantile, ricordando i momenti più divertenti e strani della sua discografia.