Anima Fiammeggiante

Agosto 2021: Marilyn Manson - MECHANICAL ANIMALS (1998)


  Data di pubblicazione: 14 settembre 1998 Registrato a: Conway, Westlake (Hollywood), The White Room (Boston) Produttore: Michael Beinhorn, Sean Beavan & Marilyn Manson Formazione: Marilyn Manson (voce, vocoder, batteria elettronica, percussioni, sintetizzatore, chitarra, piano), Zim Zum (chitarre, sintetizzatore), Twiggy Ramirez (bassso, chitarra, sintetizzatore, rumori), Ginger Fish (batteria, batteria elettronica), Madonna Wayne Gavy (tastiere, piano, mellotron, percussioni, sampler, basso, batteria elettonica), John 5 (chitarra), Dave Navarro (chitarra), Danny Saber (tastiere, orchestrazioni, programmazioni), Rose McGowan (voce), Alexandra Brown, Lynn Davis, John West (cori)   Tracklist                           Great big white world                         The dope show                         Mechanical animals                         Rock is dead                         Disassociative                         The speed of pain                         Posthuman                         I want to disappear                         I don’t like the drugs (but the drugs like me)                         New model No. 5                         User frielndly                         Fundamentally loathsome                         The last day on earth                         Coma white    

La maggior parte delle persone, secondo la definizione standard del dizionario, è composta da androidi. Non c'è motivo di immaginare un mondo fantascientifico,  di persone con il metallo dentro di loro. Non esprimono nessun tipo di creatività, non mostrano emozioni, si sono stupiti con la droga, la televisione, la religione” (Marilyn Manson)

 

Genio o paraculo? L’interrogativo fondamentale che da anni ruota attorno alla figura di Brian Hugh Warner è proprio di questo tenore. Nel corso degli anni ’90 si è costruito un’immagine di rockstar mostruosa e maledetta, che lambisce i lati più oscuri della mente umana e li trasferisce in una musica volutamente dissonante, paurosa, rabbiosa. Tutto questo è confluito in Marilyn Manson (nome d’arte che lega la bellezza tutta americana dell’icona Marilyn Monroe e la follia assassina, anch’essa tutta americana, di Charles Manson), uno dei personaggi più chiacchierati e discussi di tutta la scena rock anni ’90. Seguendo lo spirito del glam rock degli anni ’70, Marilyn Manson è un personaggio androgino, che va oltre la distinzione sessuale, abbraccia la confusione del nostro tempo, lambendo addirittura il satanismo (se non addirittura incarnarlo). L’album Antichrist superstar (sberleffo della celebre rock opera su Gesù degli anni ’70) in tal senso ne è stato un manifesto sinistro e spaventoso. C’è chi ha visto in questo linguaggio un tentativo macabramente ironico, un prendere in giro le convenzioni borghesi e della società della televisione. A mio modesto parere quando si scherza col fuoco però si corre il rischio di farsi e di fare del male, e ragazzi che tentano il suicidio perché ispirati dalle sue canzoni, o scelgono la via delle droghe o dell’autolesionismo come tentativo di autodistruzione, dovrebbe perlomeno farci capire che il gioco del rock dovrebbe perlomeno chiarire dove si va a parare… Ma in questa sede si parla di musica, e se dal punto di vista squisitamente umano e pedagogico si trova eccepibile il messaggio lanciato dal “reverendo”, non se ne disconosce il talento e una certa importanza storica dell’evoluzione del cosiddetto rock “industriale”, che aveva visto nei Nine Inch Nails dei pionieri assoluti. Per rappresentarlo in questa sede ci si è orientati sul terzo album, il più ambizioso e coraggioso della sua carriera (e forse l’ultimo veramente meritevole di attenzione della sua discografia). Il progetto è quello di un concept in cui Manson, seguendo lo spirito di Ziggy Stardust di David Bowie, incarna un rocker androgino assuefatto dalle droghe che caduto sulla Terra viene catturato e piazzato in un gruppo rock. Diventa insensibile di fronte ai problemi del mondo e lui stesso si lascia consumare dall’uso eccessivo delle droghe. La doppia personalità (Alpha e Omega) permettono a Manson di mostrare i suoi aspetti più vulnerabili e ed anche il suo spietato nichilismo. Dal punto di vista stilistico e musicale, quest’album segna un passo avanti rispetto alle trame estremamente cupe del disco precedente, e si avvicina al glam rock di sponda David Bowie (che proprio in quel periodo comunque stava esplorando quel tipo di musicalità industriali in album come 1.Outside e Eathling) e Marc Bolan, imbastendo arrangiamenti che si avvicinavano parecchio allo stile di Trent Reznor. Il disco ottenne un successo clamoroso, tanto che ad oggi risulta l’album più venduto di Marilyn Manson, e i video ottennero una rotazione fortissima su Mtv, spaventando e affascinando un’intera generazione. Il resto è storia di oggi, con orde di fans ai suoi concerti e numerosissime proteste per evitare che si svolgessero, patetici gesti blasfemi (bibbie bruciate e bestemmie assortite) e isterie di massa. Tuttavia se un disco è bello, non è fuori luogo riconoscerlo