Agosto 2021: Almamegretta – SANACORE 1.9.9.5. (1995)

Almamegretta - Sanacore

 

Data di pubblicazione: 1995
Registrato a: Pioppeto Project (Procida)
Produttore: Almamegretta
Formazione: Raiz (voce), Gennaro T. (batteria, programmazioni, percussioni), Gianni Mantice (chitarra), Pablo (tastiere, programmazioni, percussioni), Mario Formisano (basso, trombone), D. RaD (campionamenti, programmazioni), Daniele Sepe (flauto), Marcello Colasurdo (percussioni), Roberto Schiano Morello (trombone), Michele Signore (viola, lira), Alessadra D’Elia, Emanuela De Vito, Giulietta Sacco, Mamour & Zigou, Paola Subrizi (cori)

 

Tracklist

 

                        ‘O sciore cchiù felice
                        Maje
                        Pe’ dint’ e viche addò trase o’ mare
                        Sanacore
                        Ammore nemico
                        Scioscie viento
                        Ruanda
                        Nun te scurdà
                        Se stuta ‘o ffuoco
                        Tempo
                        ‘O sciore cchiù dub
 

 

Gli artisti, alcuni di Napoli e altri di fuori, non sono solo cantanti nel film,
ma narratori. Il talento che ho incontrato è stato sorprendente,
ispirante, generoso e toccante
(John Turturro)

 

Napoli è una terra straordinaria, fatta di colori, suoni e paesaggi meravigliosi. Soprattutto la lingua napoletana ha una musicalità antica, accattivante. La canzone napoletana è per certi aspetti una sorta di prototipo della canzone italiana nel mondo. Ma anche questa ha saputo incredibilmente crescere col tempo, incontrare nuove musicalità e affinare stretti legami con tutte le culture.
Gli Almamegretta in Italia sono stati quel ponte che ha saputo unire le nuove consonanze della musica degli anni ’90 con l’antica canzone napoletana. Gli Almamegretta hanno saputo unire il dub con le varie influenze provenienti dalle più sfaccettate e svariate culture del Mediterraneo, portando nella propria musica un afflato a dir poco ecumenico.
Già in Anima migrante appaiono evidenti molteplici influenze, ma allargando i confini musicali oltre il reggae degli inizi, i nostri sfornano il loro capolavoro, tra Napoli e Londra, nel 1995, con Sanacore, affidandosi ad Adrian Sherwood, grande produttore e personaggio chiave nell’ambiente musicale dub e non solo.
Sanacore è un enorme sacco magico che racchiude profumi, suoni, emozioni tutti nostri: mediterranei, africani, arabi. L’idea generale è quella di un lavoro che congiunge sapientemente e dignitosamente timbri e vibrazioni proprie della tradizione popolare napoletana che, come in un viaggio alla riscoperta delle proprie radici, s’immerge in suoni, colori e forme della musica africana e, in maggior misura, araba, anche grazie all’uso vario di strumenti e percussioni che conducono immediatamente a un ascolto quasi estatico e visionario. Il tutto ovviamente unito all’inconfondibile atmosfera cupa e misterica – divenuta ormai un marchio di fabbrica dei nostri, che trae la propria linfa vitale dal reggae ma soprattutto dal dub; elementi questi ultimi che confluiscono pienamente in O’ sciore cchiù felice, Maje e Pe’ dind’ e’ viche addo’ nun trase ‘o mare: prime tre canzoni dell’album che mirano a delle sonorità sempre più contaminate e arabeggianti, accompagnate inoltre da testi notevoli e suggestivi, che d’altronde caratterizzano l’intero disco.
La title track è un rimando schietto e onesto alla più pura tradizione folkloristica napoletana, e ciò è rafforzato dal flauto decisamente in stile di un ospite d’onore quale Daniele Sepe.
Le successive Ammore nemico, Sciosce viento e Ruanda sono senza dubbio meno pregne di reggae, ma continua la ricerca di fusione e congiunzione di culture e tradizioni diverse: ritmiche e basi rock e funk dello storico batterista Gennaro T., divengono strumenti efficacissimi per la narrazione e l’assimilazione di immagini e sensazioni di diversa etnia.
Così arriviamo alla fortunatissima Nun te scurdà, in cui ricompare a chiare lettere l’amato reggae, accompagnato da un’alta componente melodica ed emotiva.
Le frequenze basse di un sempre lodevolissimo Mario Formisano e le tastiere di Paolo Polcari , caratterizzano la successiva Se stuta o’ fuoco, di matrice chiaramente dud, così come il brano che chiude l’album, Tempo.
La fortissima carica emotiva di quest’album rende molto difficile parlarne: sapori e suggestioni caratteristiche possono essere apprese e trasmesse solo tramite l’ascolto, cosicché ogni parola spesa in merito risulta superflua e inadeguata. Parlare di quest’album è come cercare di descrivere le sensazioni, gli odori, i colori che possono essere scovati in un mercatino turco (o anche napoletano): stupendo, vario e senza tempo

 

 

Agosto 2021: Almamegretta – SANACORE 1.9.9.5. (1995)ultima modifica: 2021-08-16T09:19:03+02:00da pierrovox

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