“La malinconia è parte della nostra personalità” (Rachel Ann Goswell)
Nati dalle ceneri degli Slowdive, una delle band pioniere del genere shoegaze, i Mojave 3 introducono un nuovo genere nella storia del rock incentrato sul cantautorato country alternativo, irrorato dalle fantasiose trame del dream pop da cui provengono. Il risultato è un genere altamente melodico, ma nello stesso tempo così sospeso nel tempo, fluttuante. In un certo senso è come far coniugare i Wilco e la vecchia band madre, in un matrimonio estatico e fisico. Excuses for travelers si basa sulla crescita che è stata mostrata su Out of tune in modo altrettanto efficace. L'album inizia con la bellissima In love with a wiew, un valzer di slowcore country in cui Halstead mostra il suo affetto romantico attraverso la prosa alla Dylan. È una bellissima canzone che dà il tono a ciò che sta per arrivare. My life in art è altrettanto stupenda, mostrando le acute capacità di osservazione di Halstead come cantautore. La band suona alla grande in tutto, con le armonie angeliche di Rachel Goswell, la solida batteria 12/8 di Ian McCutcheon e l'altra chitarra di Simon Rowe che si fonde in qualcosa di altrettanto perfetto, esattamente come su Out of tune. L'area in cui l'album ottiene un vantaggio rispetto a quel disco è la traccia Bringin’ me home, stata scritta e cantata da Rachel Goswell. In retrospettiva, sembra riguardare il suo matrimonio con il suo ex marito e il modo in cui la relazione si era schiantata: avevano divorziato quell'anno. La sua voce è la più forte che sia mai stata nel mix fino a quel punto, ed è un tesoro ascoltare ogni nota. Come su Out of tune, Mark Van Hoen produce e regala ai brani sottili trame post-rock: un moog qui, un miramba lì, così come altri strumenti a percussione. I suoi contributi conferiscono all'album un ambito cinematografico più ampio, pur mantenendo un calore che mancava a molti altri album di questo periodo. Un must per tutti gli appassionati di slowcore