Febbraio 2022: Chumbawamba – TUBTHUMPER (1997)
Data di pubblicazione: 1 settembre 1997
Registrato a: Woodlands Studios (Castleford)
Produttore: Chumbawamba & Neil Ferguson
Formazione: Lou Watts (voce, tastiere), Danbert Nobacon (voce, goalspeaker), Paul Greco (basso), Boff (chitarra, voce), Jude Abbott (tromba, voce), Alice Nutter (voce), Dunstan Bruce (voce, percussioni), Herry Hamer (batteria, programmazioni), Neil Ferguson (tastiere, chitarre)
Tracklist
Tubthumping
Amnesia
Drip, drip, drip
The big issue
The good ship lifestyle
One by one
Outsider
Creepy crawling
Mary, Mary
Smalltown
I want more
Scapegoat
“Da tempo siamo accusati di essere degli
ingrati viziati della pop culture”
(Lou Watts)
Quando iniziarono la loro carriera nel 1982, i Chumbawamba probabilmente non immaginavano che un giorno avrebbero inciso una hit dal successo mondiale. E forse neanche importava loro. Il collettivo inglese puntava a tutto meno che al successo: i suoi componenti erano attratti dai Clash e Sex Pistols, sognavano una società anarchica e per i primi anni della loro avventura musicale s’impegnarono soprattutto a organizzare concerti di beneficenza e manifestazioni contro il governo, vivendo l’esperienza come un part-time. Tra i loro bersagli preferiti poi c’erano gli U2, Bob Geldof e la retorica del Live Aid. Questo fino a quando gli inglesi nel 1997 eseguirono il loro singolo irresistibile Tubthumping. Un modo del tutto originale da parte della band band che non si sarebbe di certo persa l’occasione per mettere in imbarazzo il New Labour di Tony Blair.
Il gruppo ebbe un discreto successo fino a quando non firmarono con Emi nel 1996 (non pochi dimenticarono la loro partecipazione ad una compilation intitolata Fuck Emi); forse che gli anarchici un tempo così dissacranti avevano finalmente deciso di sovvertire il mondo pop dall’interno?
Il risultato fu il singolo citato, contagioso e dirompente. Un singolo e un album che li avevano incredibilmente introdotti nel mercato degli Stati Uniti normalmente inespugnabile! Il disco vive di momenti di grande intensità, fusione di generi, che in più di un’occasione fanno pensare ai Primal Scream di Screamadelica, agli Happy Mondays, se non addirittura a certi Stone Roses. Ma nello stesso tempo si avvertono le influenze della dance più modaiola.
Più di un purista gli rimproverò il “tradimento”, ma nel suo piccolo questo disco resta un grande momento di dissacrazione e divertimento per il pop degli anni ’90, di cui oggi si avverte la mancanza…