Aprile 2022: Mudhoney – MUDHONEY (1989)
Data di pubblicazione: 1 novembre 1989
Registrato a: Reciprocal Recordings (Seattle)
Produttore: Mudhoney
Formazione: Mark Arm (voce, chitarra), Steve Turner (voce, chitarra), Matt Lukin (basso, voce), Dan Peter (batteria, voce)
Tracklist
This gift
Flat out fucked
Get into yours
You got it
Magnolia caboose babyshit
Come to mind
Here comes sickness
Running loaded
The farther I go
By her own hand
When tomorrow hits
Dead love
“Il grunge, qualunque cosa esso sia, non è morto”
(Mark Arm)
Il suono caustico e lo spirito turbolento di Mudhoney non mancano mai di incantare. Su questo, il loro album di debutto a figura intera, la band si espanse sul modello grunge impostato dal loro seminale 1988 ep Superfuzz bigmuff e ha portato il suono di Seattle sull’orlo dell’accettazione mainstream. L’album contiene tutto ciò che ha reso Superfuzz bigmuff eccezionale: chitarre che suonano come scarichi di automobili rotti, la magia dei tamburi di Dan Peters e, naturalmente, il tiraggio vocale arrogante e minaccioso del frontman Mark Arm. L’apripista This gift è un richiamo non solo per il suono di Seattle, ma anche per il rock americano alternativo underground che sarebbe esploso nel mainstream nel decennio successivo. C’è anche il classico You got it, un ghignante “vaffanculo” al mondo delle celebrità e un rumoroso inno da cantante con alcuni fantastici interludi di chitarra. La band non ha mai suonato in modo così sinistro nelle canzoni più lente, più scure, ispirate al blues come Come to mind e When tomorrow hits, quest’ultima rispolverata dai Spacemen 3 non molto tempo dopo. È questa parte più scura dell’album che lo rende ancora più vitale e pieno di intenti, ma anche in contrasto con le canzoni più ironiche come Flat out fucked.
Come i Superfuzz Bigmuff e la musica registrata dalla precedente band di Mark Arm e Steve Turner, Green River, l’album di debutto dei Mudhoney è un’istantanea del rock alternativo pre-Nevermind e una città di cui ogni etichetta importante vorrebbe presto un pezzo. Un album essenziale per i fan dell’underground americano di fine anni ’80.