“I can do anything” (Michael Aston)
Quando si pensa alla darkwave i primi nomi che spuntano in modalità brainstorming appartengono senza dubbio alcuno ai Cure, Siouxsie & The Banshees, Killing Joke, Joy Division, Bauhaus… Ma esistono anche le piccole realtà come i britannici Gene Loves Jezabel, guidati dai gemelli Aston. Il gruppo ha saputo unire in maniera sapiente pop sintetico e new wave, con colate elettriche raggelanti e attitudine cavernosa, da risultare un nome importante nel genere. Il disco d’esordio, Promise, contiene tutti questi elementi, a cominciare dalla ritmica tribale che attraversa brani come Upstais o Screaming for Emmalene, ma è attraversato anche da velleità pop, soprattutto in Bruises, influenzata dalla wave dei primi U2. La ritmica di Influenza invece fa pensare ai Joy Division, anche nell’incedere solenne e austero, mentre Bread from heaven attraversa a tentoni nell’oscurità fino ad arrivare ad una qualche luce di salvezza. Nel resto in scaletta si ravvisano affinità con i Public Image Ltd o Siouxsie. Probabilmente sono stati una meteora, ma nell’ottica del genere sono da menzionare senza alcun dubbio come uno dei punti fermi