“Penso che Bubblegum sia proprio il mio miglior disco” (Mark Lanegan)
Pochi artisti sono così affascinanti, riconoscibili e mai prevedibili come Mark Lanegan. Il talentuoso cantante americano ha esordito nella grunge band Screaming Trees, per poi proseguire in una fitta collaborazione con artisti affermati e in una strabiliante carriera da solista, che poi lo ha imposto come uno dei nomi più importanti del rock alternativo americano. Dotato di una voce roca e profondissima, è il tipico cantante che riuscirebbe ad emozionare anche se dovesse cantare la lista della spesa, i nomi sul citofono o dell’elenco telefonico. Tuttavia è un artista che non ama adagiarsi sugli allori, e che ogni volta tenta di rimettersi in gioco, con album che lambiscono il blues, il rock’n’roll, l’elettrorock e altre contaminazioni. Dei suoi album da solista non c’è che l’imbarazzo della scelta, ma in questa sede optiamo per il lungo, seminale e variegato Bubblegum, che tra le altre cose vanta anche collaborazioni eccellenti, da PJ Harvey a Greg Dulli, da Josh Homme e Nick Olivieri dei Queens of The Stone Age (quest’ultimo anche nei Kyuss), a Duff McKeegan e Izzy Stradlin dei Guns ‘N Roses. Ci sono quindici canzoni che spaziano dal blues d’autore al folk notturno, per approdare persino al garage rock più spietato, per permettersi anche delle divagazioni in chiave elettronica. Non c’è una canzone che sappia di riempitivo, e non un passo a vuoto in una carriera che ancora continua a regalare dischi eccellenti