“Durante gli anni ’80 la vita e le discoteche erano molto colorate a Berlino. I sintetizzatori sono diventati molto comuni nella musica e noi facevamo parte della scena new wave” (Marian Gold)
I tedeschi Alphaville spiccano senza dubbio alcuni tra i nomi portanti del pop sintetico degli anni ’80, da annoverare assieme a tutta una serie di altri grandi nomi che spaziano dai Soft Cell ai Depeche Mode. La scena berlinese poi era particolarmente stimolante, con tutta la sua carica alternativa ed innovativa, che stava portando poi alla fusione delle culture musicali tra la dance e il rock. Berlino è stata la scena prediletta da gente come Lou Reed e David Bowie, e più tardi darà slancio e innovazione a gente come Nick Cave e U2. Gli Alphaville nacquero come “fenomeno di massa”, ma la loro musica puntava alla contaminazione e ad una visione molto più erudita; basti pensare che il loro nome venne scelto dal titolo di un film di Jean-Luc Godard… Il loro primo album, Forever young, che in prima battuta farebbe pensare a qualcosa che abbia a che fare con Bob Dylan, è senza dubbio un’opera importante nella scena del pop sintetico, imprescindibile sotto tutti gli aspetti. Si compone di undici canzoni composte ed eseguite completamente da tastiere e sintetizzatori, in linea con lo spirito musicale di chi voleva superare la classica formazione basso, batteria e chitarra. Tra queste spicca senza dubbio il singolo Big in Japan, che con le sue cadenze esotiche lascia intravedere una certa familiarità col pop dark dei Cure. La canzone fa anche la sua comparsa nella colonna sonora del biopic Nico, 1988 di Susanna Nicchiarelli. Anche l’enfatica title-track è un pezzo molto celebre, che in un certo senso lancia più di un ponte verso l’evoluzione della musica dance del decennio successivo. Sounds like a melody invece è un singolo fortemente ancorato con la tradizione synth pop dei Soft Cell. Il resto in scaletta spazia tra esperimenti tribali, come la ritmata e vagamente caraibica Lies, elettronica festosa ravvisabile in The jet set, o minimale come nell’iniziale A victory of love. Summer in Berlin è un’altra bella canzone soft pop ammantata da una delicata vena elettronica, esattamente come Fallen angel, mentre To Germany with love lascia intravedere familiarità con i Depeche Mode di People are people. Il gruppo ha proseguito il proprio percorso con altri dischi e hit di successo, spesso tra alti e bassi, ma mantenendo la fedeltà con la propria propensione alla canzone pop evoluta, e senza smarrire il proprio valore