“Il potere di tutto questo, la musicalità e l’atteggiamento, mi ha lasciato senza fiato” (Mark Ross)
I Pantera sono considerati unanimemente come una delle più grandi influenze nella formazione del metalcore moderno. Dopo il loro passaggio dal glam-power metal a quello che molti considerano il groove metal, i Pantera sono andati alla grande e hanno fatto una serie di successi, tour e feste per quasi dieci anni. Cowboys from hell segna l'inizio di tale baldoria, colpendo la scena con il loro suono caratteristico, sia alla voce che alle chitarre. Cowboys from hell ha un po' di influenza thrash dei Metallica e un po' di heavy metal classico in chiave Judas Priest, ma la più grande influenza viene dal Texas. Il suono del sud adottato dai Pantera è ciò che non solo dà loro il loro suono groovy, ma soprattutto si struttura sulle dinamiche delle chitarra facilmente riconoscibili. I riff sono in abbondanza in questo album, non dando mai a un headbanger la possibilità di fare le loro cose. Il lavoro di Darrell alla chitarra è roba da leggende. I tamburi di Vinnie Paul, come al solito, martellano in un incredibile spettacolo di percussioni. E il basso pulsa che è una meraviglia. Ovviamente questo lascia Phil Anselmo e la sua voce. Il suo stile è accattivante, ma aggressivo. Potente e tuttavia trasporta e sottostante tono di facilità in tutto l'album. Mettiamo insieme tutti questi ingredienti e ne otteniamo un groove carico, pugno che pompa, un assalto di metallo e atteggiamento. Non si può negare l'impatto che questa versione e i Pantera nel loro insieme avrebbero sull'industria musicale e sui metal head allo stesso modo.