Data di pubblicazione: 9 novembre 1970
Registrato a: Abbey Road Studios, Trident Studios (Londra)
Produttore: Geoff Emerick & Mal Evans
Formazione: Pete Ham (voce, chitarre, piano), Tom Evans (voce, basso), Joey Molland (voce, chitarre), Mike Gibbins (batteria, cori)
Lato A
I can’t take it
I don’t mind
Love me do
Midnight caller
No matter what
Without you
Lato B
Blodwyn
Better days
It had to be
Watford John
Believe me
We’re for the dark
“I grandi truffati del rock’n’roll”
(Eddy Cilìa)
La storia del successo commerciale in ambito rock spesso ha dei contorni che lambiscono il mistero. I Badfinger in questo rappresentano uno dei casi più emblematici, poiché avevano tutte le carte in regola per ottenere dei riscontri enormi, ed invece col tempo son diventati un fenomeno a dir poco sconosciuto. Si narra che addirittura avessero la stima dei Beatles, e che potessero ambire ad una proporzione di successo molto simile a quella dei Fab Four…
Ad ogni modo nessuno mai negherà il grande apporto che il gruppo britannico ha dato alla storia del rock, diventando una delle pietre angolari del genere power pop. Cominciano col botto verso la fine degli anni ’60, sponsorizzati appunto dai Beatles, che si faranno loro mentori, ed ingaggiati nientemeno che dalla Apple. I primi singoli ottengono uno straordinario successo, con mettendo in luce una formula che ereditava le melodie e le armonie dei Beatles. Ma col passare degli anni le loro intuizioni diventeranno purtroppo successo per altri, a cominciare da Without you, contenuta nel loro secondo album (da molti considerato come una pietra miliare del power pop), che verrà portata al successo da Harry Nilsson. Di questioni manageriali scellerate e altre cose però qui preferiamo glissare, e ci concentriamo sulla musica, e ribadiamo con forza l’importanza dei dischi di questa compagine, che poco aveva da invidiare a tanti loro contemporanei. Le canzoni ovviamente grondavano di riferimenti ai Beatles (ci sarà addirittura una loro Love me do), ma con l’arguzia di esplorare territori come il blues e il pub rock. Il riscontro del pubblico fu ampio, ma nello stesso tempo durò il tempo di una stagione, e via via il nome dei Badfinger scivolerà nel dimenticatoio della popolarità. Ma non di certo in quello dell’arte, che tutto crea e tutto ricrea