“Spesse volte l’innocenza si nasconde nella cecità” (Paolo Benvegnù)
Nei primi anni ’90 gli Scisma sono stati uno dei gruppi più interessanti della scena rock alternativa italiana. La loro formula prevedeva una base fondamentalmente rock con agganci con il jazz, la new wave e il pop, cercando di definire una nuova veste della canzone d’autore italiana. Una delle anime di quel gruppo era il cantante e chitarrista milanese Paolo Benvegnù, che si era distinto come una delle menti più originali della sua generazione. Agli inizi degli anni 2000, il gruppo si prende una pausa dalle sue attività, permettendo ai propri membri di approfondire le proprie ambizioni da solista. E così Paolo Benvegnù lascia la Lombardia per trasferirsi in Toscana, e tra qualche progetto corollario per qualche amica (Irene Grandi, per la quale scrisse Ѐ solo un sogno), mise mano alla realizzazione del suo primo album da solista. Ne venne fuori quindi Piccoli fragilissimi film, premiato da pubblico e critica come uno dei dischi italiani più importanti del nuovo millennio. L’album si compone di undici canzoni interpretate con magistrale autorevolezza, in sospensione tra poesia e esplorazione di diversi territori sonori, facendo brillare nel cielo della canzone d’autore italiana un nome altrettanto importante come quelli di cantautori di altri tempi