“Se Gesù era ebreo come mai aveva un nome messicano?” (Brian Connolly)
Agli inizi degli anni ’70 l’hard rock conobbe una corrente chiamata Glam Rock e singoli come The ballroom blitz furono gli emblemi di un genere che aveva coniugato potenza, energia e trasformismo. Molti conoscono gli Sweet proprio per quel singolo, ma in realtà ci furono canzoni e dischi che spaccavano letteralmente il culo. Il secondo album degli Sweet in tal senso è uno dei dischi cardine del genere, capace di unire l’istrionismo di un certo David Bowie o Marc Bolan e la strafottenza dei primissimi Queen. In tal senso gli Sweet erano una delle migliori band dell'era glam e questo è probabilmente il loro miglior album. Sweet Fanny Adams vede la band passare dalle sue radici pop a un vero e proprio outfit hard rock che ha mantenuto la sensibilità pop. L'aspetto pop viene mostrato attraverso armonie perfette poiché ogni membro dimostra capacità più che adeguate in questo importante reparto. Eppure, sono un paio delle canzoni più pesanti che mettono in risalto questo album, come ad esempio la vorticosa Set me free e l'hard rock Sweet F. A., e mostrano che Andy Scott era un chitarrista con seri talenti. Passata la stagione però non è rimasto molto di loro, ma con questa manciata di canzoni e singoli spaccaculo sono entrati di diritto tra i più grandi autori del rock anni ’70