Gennaio 2021: Iron Butterfly – IN-A-GADDA-DA-VIDA (1968)

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Data di pubblicazione: 21 luglio 1968
Registrato a: Ultrasonic Studios (New York)
Produttore: Jim Hilton
Formazione: Doug Ingle (voce, organo), Erik Brann (chitarra), Lee Dorman (basso), Run Bushy (batteria)

 

Lato A

 

                        Most anything you want
                        Flowers and beads
                        My mirage
                        Termination
                        Are you happy?
 

Lato B

 

                         In-A-Gadda-Da-Vida
 

Volevamo una coscienza melodica
contenuta all’interno della forma rock
(Doug Ingle)

 

Il rock psichedelico degli anni ’60 è stato alla base di moltissime forme d’arte che poi man mano hanno preso piede nel corso della storia del rock. In particolare il rock psichedelico degli Iron Butterfly, band americana originaria di San Diego, può essere considerata per certi aspetti promotrice e anticipatrice di quel fermento musicale che verrà chiamato col tempo heavy-metal. La loro formula era quella di mescolare in un genere visionario e robusto tanto il garage-rock e tanto l’acid-rock, unendo in una formula scoppiettante le fluttuazioni disperate dei Doors con l’urgenza cattiva dei Fugs.
In-A-Gadda-Da-Vida, il loro secondo album, è per l’appunto l’espressione più alta e riuscita di questa fusione, e di questa anticipazione che gli Iron Butterflu offriranno all’intera storia del rock. Partendo da composizioni particolarmente in linea con lo psycho-beat di metù anni ’60, gli Iron Butterfly delineano quindi gli aspetti di un genere in continuo fermento, e che seppe regalare momenti di intrigante emozione.
Il disco viene aperto dalle distorsioni chitarristiche e dal suono dell’organo onnipresente di Doug Ingle (sorta di nuovo Ray Manzarek), per una melodia a presa rapida, resa ancora più epica dai cori a contorno. Segue la “sessantottina” Flowers and beads, che si staglia su una melodia beatlesiana e un approccio melodico immediato ed irresistibile. In My mirage l’organo assume una centralità del tutto imponente, per poi aprire ad una ritmica quasi funky nello sviluppo della canzone, infilando una catena melodica che spazia tra i primi Kinks e i Pink Floyd, mentre Termination mette maggiormente a fuoco i feedback delle chitarre, che citano apertamente lo stile flamenco di Robby Krieger dei Doors. Are you happy? invece vede tornare l’organo come strumento principale di un tripudio sonoro esaltante.
La seconda facciata invece è interamente occupata dalla lunga suite della title-track (il titolo non è altro la storpiatura ubriaca di “In the garden of heaven”), che si apre citando i riff granitici dei Cream e si sviluppa con una serie di assoli di organo e chitarre, che si dissolvono per dare spazio alla batteria, nella sua ritmica tribale, terminata la quale ci si proietta in un assolo polifonico dell’organo, sul quale torna ad abbaiare mordacemente la chitarra elettrica. Si potrebbe chiamarla “musica spaziale”, proprio perché proietta in dimensioni siderali, verso mondi lontani, sviluppando quelle tematiche sonore che saranno di dominio pubblico per il rock progressivo, e avranno molti seguaci anche tra le fila dell’hard rock e metal.
E i processi creativi successivi della band andranno sempre verso più l’hard rock, salvo scioglimenti e reunion della band con formazioni sempre diverse.

 

Gennaio 2021: Iron Butterfly – IN-A-GADDA-DA-VIDA (1968)ultima modifica: 2021-01-28T07:51:24+01:00da pierrovox

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