La finanza italiana diventa sempre più sostenibile

finanza-verde-2In Italia il settore finanziario si sta avvicinando a un nuovo approccio, ecologico che unisce all’economia la necessità della sua sostenibilità ambientale.

Infatti oggi un numero sempre crescente di leader sia politici che finanziari indicano la finanza sostenibile come elemento essenziale per un rilancio economico del Paese.

Trasformazione sostenibile

Alla base di questo un’iniziativa nazionale lanciata dal Ministero dell’Ambiente ca un anno fa. Il Direttore Generale per lo Sviluppo Sostenibile del Ministero, Francesco La Camera, ha da subito affermato che “una profonda trasformazione economica, sociale e ambientale” è necessaria per arrivare agli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile e così essere in linea con gli accordi di Parigi riguardo il cambiamento climatico. E questo vuol dire anche “mobilitare risorse finanziarie nell’ordine di miliardi, non di milioni”.

L’iniziativa è stata acolta subito. Altri paesi pionieri, Cina, Francia, Regno Unito, avevano già avviato simili progettial fine di indirizzare dei capitali privati verso sostenibilità e clima.
Il G20 aveva già lanciato il “Gruppo di Studio sulla Finanza Verde”, portando sul tavolo dei ministeri finanziari e delle banche centrali un dialogo su come potere indirizzare flussi finanziari privati verso investimenti verdi.

E anche il Financial Stability Board è entrato nel dibattito sulla sostenibilità con la sua Task Force sulla trasparenza finanziaria riguardo i temi climatici.

Contesto italiano

Nel dialogo italiano da subito personaggi chiave della comunità finanziaria hanno preso a cuore la responsabilità per trovare la giusta via da intraprendere. Così molti rappresentanti di grandi banche, di assicurazioni, di società di investimento, della borsa, di regolatori e fondazioni hanno esposto le loro esperienze, e anche contribuito a trovare delle azioni pratiche per fare la differenza.

Si sono rvisti quindi impegni sempre crescenti da parte di varie istituzioni finanziarie per la promozione di iniziative come Principi per l’Investimento Responsabile o Principi per l’Assicurazione Sostenibile.
Inoltre è stata avvviata una rendicontazione per i fondi pensione sull’argomento temi ambientali, sociali e governance (Esg) che siano inseriti in politiche di investimento.

Azioni verdi in Borsa

Tra le borse dei G7, Borsa Italiana ha la quota più alta come ricavi da società “verdi” e ha lanciato tra l’altro nel mercato ExtraMOT PRO, un segmento dedicato a delle emissioni obbligazionarie “verdi” o “sociali”.

Una delle sfide per il Paese è aadesso di migliorare l’accesso anche alle piccole o piccolissme imprese verso strumenti finanziari verdi. Da un lato, si offriono capitali per fare si che possano migliorare le loro performance ambientali (anche ad esempio come efficienza energetica); dall’altro, si offrono risorse per fare in modo che le Pmi possano dare prodotti e servizi innovativi, in linea con la nuova economia verde.

Ciò significa anche realizzare prestiti verdi e raggiungere nuovi mercati molto promettenti come l’investimento di impatto e fintech.

Rincari delle sigarette elettroniche

e-cigLe sigarette elettroniche

Il costo per le sigarette elettroniche nel 2018 salirà di ben 4,50 euro per 10 ml di liquido.
Dopo la polemica sui sacchetti biodegradabili, dopo i rincari delle bollette di luce e gas e dei caselli autostradali, gli italiani per quest’anno avranno un altro duro colpo sulle spese. Si tratta delle sigarette elettroniche che quest’anno diventeranno più care rispetto all’anno scorso, per il divieto imposto dal Governo, dopo l’ultima Legge di Stabilità, di vendita online dei liquidi per la ricarica appunto delle e-cig.
I consumatori di sigarette elettroniche sono in via di protesta per questi rincari che sarebbero molto alti. Su forum e social network, gli utenti protestano contro la scelta del Governo di Paolo Gentiloni.

I rincari

Il prezzo delle e-cig quindi salirà a ca 4,50 euro per ogni 10 ml di liquido, sia che contengano o meno nicotina , seguendo così il provvedimento della Legge di Bilancio del 2018, emesso dalle Camere del Parlamento italiano prima di essere sciolte dal Presidente Sergio Mattarella.

Le persone che utilizzano queste sigarette sono contrariate da questi aumenti spropositati, dato che questa rischia così di essere solo una moda passeggera invece che una valida altermativa alle sigarette tradizionali.

Viene da ora applicata infatti un’imposta di 0,39344 Euro per ogni millimetro dei liquidi di ricarica anche privi di nicotina.

Ovviamente a tale imposta va anche aggiunta l’Iva. Se quindi si acquistasse una boccetta da 10 ml, si arriverebbe a spendere 4,50 euro.

Rincari del 2018

La misura della Legge di Bilancio sulle sigarette elettroniche o e-cig, approvata lo scorso dicembre dal Governo potrebbe essere il punto di fine per il percorso fatto fino ad ora dalle sigarette elettroniche e anche per l’intera industria che le produce. Oltre a ciò la Corte Costituzionale risulterebbe essere a fianco al Governo in questa legge, dopo aver dichiarato che va bene anche ’imposta sui liquidi che non hanno nicotina.

Accordo tra Abi e Associazioni consumatori per sospensione della quota capitale sui finanziamenti

abiForse non tutti sanno che è in corso un accordo tra l’Abi (Associazione bancaria italiana) e 15 Associazioni dei Consumatori siglato al 31 marzo 2015 per il quale si può chiedere la sospensione della quota capitale del credito sui propri finanziamenti.

Proroga all’accordo

L’ABI ha comunicatolo scorso 21 novembre 2017 che tale accordo è stato prorogato al 31 luglio di quest’anno, quindi tutte le famiglie che si trovano in difficoltà a pagare un mutuo o un finanziamento possono avere  continuità nelle misure di sostegno a tale fine.

La moratoria della sospensione viene applicata nell’arco di 12 mesi sulla quota capitale dei finanziamenti, dei mutui prima casa e sul credito al consumo e ha già interessato fino a ottobre 2017 ben 16.642 famiglie.

Denaro risparmiato

In questo modo esse hanno potuto sospendere le rate sulla quota capitale dei finanziamenti per  un valore complessivo di 475 milioni di euro.

Di conseguenza c’è stata una maggiore liquidità a disposizione  che è ammontata in totale a 118 milioni di euro.

Per quanto riguarda la ripartizione dell richieste di sospensione il Nord è la zona d’Italia in prima fila per finanziamenti (per un 35,7%) e mutui (49,3%), il Centro (con rispettivamente il 23% e il 26,4%), il Sud e le Isole (41,3% e 24,3%).

I vari punti dei requisiti

I vari punti dell’accordo specificano che possono richiedere la proroga del pagamento per la quota capitale entro il 31 luglio 2018 e solo per un finanziamento che duri più di 24 mesi, i consumatori che fossero in difficoltà con il pagamento per il verificarsi dei seguenti eventi successi al massimo entro i 2 anni precedenti alla presentazione della richiesta:

1) perdita posto di lavoro a tempo determinato o indeterminato o di rapporti lavorativi all’art. 409 cpc;
2) morte;
3) situazione di handicap grave o condizione per cui  non si è autosufficienti;
4) sospensione o riduzione orario di lavoro per almeno 30 giorni anche se in attesa dei provvedimenti di autorizzazione per trattamenti di sostegno al reddito (ad esempio Cig, Cigs, o altri ammortizzatori socialia anche in deroga etc.).

La sospensione può venire richiesta anche dai mutuatari titolari di mutui con ipoteche su immobili abitazione principale, ma solo per i casi al precedente punto 4).

Ultime novità fiscali italiane

ag.entrateL’estate è già finita e, parafrasando una vecchia canzone estiva, un altro anno se ne va ma, proprio durante le estate, sono mutate alcune regole fiscali, vediamone alcune

Il classico colpo di coda pre vacanziero

La cattiva norma estiva da parte dei Ministeri addetti alle finanze, anche quest’anno ha approfittato del clima vacanziero dei giorni precedenti la chiusura di Palazzi e Ministeri, clima in cui tutta l’Italia abitualmente si abbandona nelle ultime giornate di luglio, confermando ancora una volta la possibilità di lasciare quasi strisciare in silenzio le novità in materia fiscale tramite l’applicazione di nuove leggi o l’introduzione di nuove regole in materia fiscale.
Una cattiva abitudine forse voluta proprio approfittando del clima vacanziero e della voglia di leggerezza estiva.
Anche quest’anno infatti, poco prima delle vacanze, sono state varate nuove norme in materia fiscale e finanziaria.
Vediamone alcune tra le tante.

Il Nuovo portale dell’Agenzia delle Entrate

una prima norma di cambiamento, dovuta per una buona percentuale di cittadini, è stato il mutamento mediatico nel rapporto dello Stato con i contribuenti attraverso il portale dell’Agenzia delle Entrate.
il portale è oggi più fruibile, semplificato nei termini, non ancora del tutto e sino in fondo, ma già in parte ‘sburocratizzato’ soprattutto nei termini specifici a volte così avulsi per gli italiani non specializzati in materie di finanza.
Un piccolo passo avanti verso uno Stato alla portata di tanti, se non di tutti.
Sul portale, diviso in sezioni tra privati cittadini, imprese, liberi professionisti, etc, la modulistica presente ora è completa ed in grado di soddisfare le necessità di chi, navigando con pazienza, vuole evitarsi code agli sportelli, oppure aprire vertenze in materia di rimborso fiscale senza doversi recare all’Agenzia.

Il bonus mamma anche per le cittadine straniere

Tra le altre novità delle nuove regolamentazioni fiscali anche l’allargamento del bacino di chi può usufruire del ‘bonus mamma’, oggi rivolto anche alle neo-mamme straniere. Gli 800 euro previsti per chi è in possesso dei requisiti di legge oggi sono infatti anche devoluti a mamme straniere anche con permesso di soggiorno di breve durata o per coloro che hanno permessi stagionali e partoriscono in Italia.
Parlando invece sulla tassa Airbnb, che tanto ha fatto discutere in materia di tutela del privato, il Tar ha ricevuto al richiesta da parte del Consiglio di Stato (il quale non vuole arrendersi alla possibilità di prelevare ulteriori fondi da parte dei cittadini) di rivedere il caso specifico, nei prossimi mesi l’udienza chiarirà i rapporti tra legge e prelievi fiscali.
Importante ai fini civili è invece il chiarimento in sede di materie prettamente fiscali di chi ha la possibilità regolamentata di richiedere agevolazioni nelle zone colpite da sismi tellurici, una vera ingiustizia mai definitivamente chiarita da parte dello Stato che richiede, al contrario, una precisa definizione e normative adeguate.

Consigli per gli investimenti nei fondi obbligazionari

investimentoL’obiettivo di guadagnare riducendo al minimo i rischi è ben compatibile con l’investimento in un fondo obbligazionario. Impiegare qui parte del proprio patrimonio significa ridurre la quota di portafoglio investita in strumenti di rischio puro, quali azioni e derivati.

Le obbligazioni sono garantite?

Puntare sulle obbligazioni non è garanzia assoluta di tutela del proprio capitale perchè, in caso di fallimento dello stato emittente o dell’ente, i creditori di obbligazioni hanno diritto al rimborso di quanto versato, ma dopo che sono state liquidate altre categorie di creditori.
In presenza, però, di emittenti sani pur con rating non eccellenti, investire in obbligazioni è garanzia di ottimi rendimenti a fronte di rischi moderati.

Perchè scegliere un fondo?

Scegliere un fondo di investimento specializzato sul comparto obbligazionario è la soluzione migliore per approcciarsi al mondo delle obbligazioni, ovvero dei cosiddetti titoli di debito. I gestori dei fondi, infatti, fanno investimenti in modo professionale, monitorano in modo continuativo le aziende su cui investono e hanno accesso ai dati di valutazione creditizia degli emittenti delle obbligazioni e possono accorgersi velocemente di un eventuale deterioramento del profilo e dismettere i titoli vendendoli sul mercato.

Come scegliere quello adatto alle nostre esigenze?

Reputazione e performance

I fondi obbligazionari, a differenza di quelli azionari, hanno rendimenti tra loro più equiparabili e mai spropositati. Il consiglio che diamo è di leggere quanto più possibile della documentazione precontrattuale e di cercare, anche sul web, informazioni ed esperienze di altri investitori per farsi un’idea generale di ciascun fondo.

Composizione del portafoglio

Ogni fondo di investimento, nei suoi prospetti informativi, dichiara quale è la composizione per categorie (titoli di stato italiani, esteri, obbligazioni corporate) del proprio portafoglio e anche quale è la distribuzione geografica e di settore delle aziende e degli enti su cui investe.
Scegliere un fondo che preveda una ampia diversificazione in entrambe le categorie permette di ridurre il rischio che la crisi di un comparto o dell’economia di uno stato crei un disequilibrio nel portafoglio mettendo a rischi gli investimenti.

Costi di entrata, di gestione e di vendita quote

Il fondo migliore è, ovviamente, quello che fa la performance migliore al minor costo! Valutare attentamente una proposta di investimento in un fondo obbligazionario serve a rendersi conto di quali possono essere le spese, e quindi i costi o minori guadagni, connesse con ciascuna opzione.
I fondi, generalmente, prevedono una commissione di ingresso e poi spese annuali per la gestione, solitamente in % sul portafoglio gestito. Normalmente, poi, sono previsti dei costi per la vendita delle quote o per lo switch, ovvero la vendita di quote di un fondo e l’acquisto contestuale delle quote di un altro fondo gestito dal medesimo intermediario.
Raramente, quindi meglio diffidare di questi fondi, è prevista una commissione di uscita, ovvero un costo da pagare a conclusione del rapporto, oltre al costo per l’operazione di vendita delle quote.

Una volta valutate queste variabili, la scelta è fatta! Buon investimento!

Investire nei titoli di stato italiani

botI titoli di Stato Italiani: una tra le forme di investimento preferita dalle famiglie per far fruttare i propri risparmi in completa sicurezza con rendite basse ma costanti.

Cosa sono i Titoli di Stato

I Titoli di Stato sono uno strumento finanziario utilizzato da uno Stato – non solo italiano ma anche straniero – e vengono emessi per raccogliere denaro da utilizzare per pagare i debiti dello Stato e sovvenzionare le spese pubbliche. Sono quindi utili perché in questo modo allo Stato viene prestato del capitale da parte dei privati cittadini, che in cambio ottengono un rendimento da tale prestito, e con questo denaro si evita un inasprimento del cuneo fiscale sui cittadini stessi. Essi rappresentano un investimento sicuro perché il rischio di fallimento di uno Stato è piuttosto raro (anche se è accaduto, ad esempio in Grecia od in Islanda); tuttavia bisogna ricordare sempre una legge della finanza: se il rischio è basso, il guadagno sarà basso. La parte più incerta di questo tipo di investimento è rappresentata dalle cedole indicizzate, ovvero quelle a tasso variabile – cedole che dipendono dall’andamento delle borse, insomma.
Come detto prima, chi investe in titoli di Stato ha diritto ad un rendimento: esso può venir riscosso o alla scadenza di tale prestito, assieme alla restituzione del capitale prestato, oppure tramite cedole periodiche o ancora con lo scarto di emissione – cioè con la differenza tra il prezzo del titolo all’atto della sua emissione e quello al momento della sua scadenza.
I titoli di Stato possono venir acquistati o tramite asta di emissione o attraverso un mercato secondario; in entrambi i casi ci deve sempre essere una banca come intermediario.

Tipologie di Titoli di Stato

I titoli di Stato, come affermato in precedenza, sono obbligazioni che un Paese emette per finanziare il proprio debito pubblico. I trader investono in questi prodotti finanziari e uno Stato può finanziare le sue spese senza aumentare le tasse – dirette od indirette. Esistono varie tipologie di titoli di Stato:
– Buoni Ordinari del Tesoro (BOT). Sono titoli di breve durata, da un minimo di 3 ad un massimo di 12 mesi; non hanno cedola e i tassi di interesse vengono corrisposti alla scadenza dei titoli stessi;
– Certificati del Tesoro Zero Coupon (CTZ). Non hanno cedole ed hanno breve durata;
– Buoni del Tesoro Poliennali (BTP). Hanno una durata che va dai 3 ai 30 anni; gli interessi pososno venir liquidati o alla scadenza del titolo o tramite cedole a scadenza fissa;
– Buoni del Tesoro Poliennali indicizzati all’Inflazione Europea (BTP€I). Sono titoli a lunga durata; il tasso di interesse viene calcolato in base all’andamento dell’inflazione europea secondo i dati che vengono forniti dall’Indice Armonizzato dei Prezzi al Consumo;
– Certificati di Credito del Tesoro indicizzati all’Euribor (CCTeu). Tasso variabile in base al loro parametro di indicizzazione;
– Buoni del Tesoro Poliennali Italia (BTP Italia). Sono prodotti finanziari indicizzati all’inflazione italiana. Questi titoli di Stato prevedono un Premio fedeltà annuo del 4‰ sul valore nominale dell’investimento – il premio è lordo, non netto.

Tassazione dei Titoli di Stato

I titoli di Stato vengono tassati sia in base al tipo di reddito prodotto che in base al soggetto che li ha comprati – ovvero se si tratta di persona fisica o di impresa.
Per quel che riguarda le imprese commerciali, gli interessi percepiti vengono considerati all’interno della base imponibile ed è su di essa che si calcolano le tasse; per le persone fisiche, invece, gli interessi cedolari vengono tassati del 12,5% mediante ritenuta alla fonte con titolo definitivo. L’aliquota viene applicata direttamente dalla banca o dall’intermediario finanziario a cui ci si è rivolti per acquistare i titoli di Stato proprio mediante il sistema della ritenuta alla fonte: quindi al risparmiatore non è richiesto nient’altro, nemmeno di indicare questi prodotti nella propria dichiarazione dei redditi perché le tasse su di essi le ha già pagate.”

Politica ed economia in Italia

Banca-dItalia-3Politica monetaria italiana

All’inizio degli anni ’80 la Banca Centrale d’Italia ha aumentato il suo tasso di interesse ad un record alto del 19,0% per combattere l’alto tasso di inflazione. Dopo questo aggiustamento politico, visto come “pietra miliare” nell’evoluzione della politica monetaria del paese, il tasso di inflazione è diminuito costantemente. Le politiche monetarie più decisive condotte negli anni ’90 hanno portato ulteriormente il tasso di inflazione. Nel 1998, il tasso è sceso all’1,8%.

La Banca d’Italia

La Banca Centrale d’Italia è completamente separata dalle influenze del governo e deve rispettare le regole dettate dalla BCE, che sono le stesse per tutti i paesi membri dell’Unione. L’obiettivo principale di queste regole è quello di proteggere la moneta comune.

La Banca d’Italia, nell’ambito dell’Eurosistema, aiuta a elaborare la politica monetaria per l’area dell’euro. L’obiettivo principale dell’Eurosistema è la stabilità dei prezzi. Per raggiungere la stabilità dei prezzi, la Banca centrale europea controlla i tassi di interesse a breve termine. Le variazioni dei tassi di interesse soddisfano le esigenze finanziarie del sistema bancario.

Ultimamente, nel giugno 2014, la BCE ha ridotto il tasso ufficiale di interesse e ha introdotto un tasso di deposito negativo. L’impatto di queste decisioni monetarie nell’economia italiana dovrebbe essere osservato nel breve periodo.

Politica del tasso di cambio italiano

La lira era la valuta italiana dal 1861 al 2002, quando il paese ufficialmente introdusse l’euro. Nel 1979, l’Italia è entrata a far parte del meccanismo del tasso di cambio (ERM), un sistema che collega le valute della maggior parte delle nazioni della Comunità economica europea (CEE). Al fine di evitare grandi fluttuazioni rispetto agli altri paesi dell’Europa, l’Italia doveva mantenere stabile il tasso di cambio entro i limiti di soglia +/- 2,25%. Tuttavia, nel 1992 l’Italia doveva svalutare la lira italiana del 7,0% e di conseguenza entrò in un sistema in cui le bande di fluttuazione erano più ampie.

Oggi la Banca d’Italia, nell’ambito dell’Eurosistema, partecipa agli interventi sul mercato dei cambi in cambio con la BCE e l’altra Banca Centrale Nazionale dell’Eurozona.

La Banca svolge operazioni di cambio per mantenere sotto controllo le proprie riserve in valuta estera. Per bilanciare gli afflussi e gli outflow di valuta estera senza modificare la composizione delle riserve valutarie, la Banca d’Italia acquista o vende valuta estera con controparti di mercato.

Il bollo auto da ora è prescritto in tre anni per la Cassazione

Finora il bollo auto si prescriveva in dieci anni, ma con una recente Sentenza della Corte di Cassazione il limite della prescrizione per la notifica di pagamento delle somme arretrate diventa di tre anni.

Prescrizione del bollo auto

Il bollo auto da adesso infatti si prescrive dopo 36 mesi.
La sentenza della cassazione 20425/2017 fornisce infatti degli spiragli per coloro che devono pagare questa tassa. Se avete cartelle che sono state consegnate dopo tre anni dalla notifica del pagamento sono illegittime e sarà possibile fare ricorso.

Come calcolare i tre anni

Bisogna però calcolare i tre anni a partire dal primo giorno dell’anno seguente alla data del bollo. Se ad esempio il bollo era scaduto il 16 luglio 2016, il conteggio sarà effettuato a partire dal primo gennaio 2017 e la tassa di riscossione per il mancato pagamento potrà valere solo fino al 31 dicembre 2019. Se nel frattempo non vi è giunta nessuna notifica, scatta la prescrizione e l’automobilista in fallo non sarà soggetto ad alcun pagamento.

Fare ricorso

Se dovessero arrivare notifiche di pagamento dopo 3 anni si deve fare ricorso entro 60 giorni dal ricevimento della cartella, se non lo si fa si dovrà versare quanto dovuto.

Dopo tre anni sarà quindi possibile fare ricorso alla Commissione Tributaria Provinciale e questo entro 60 giorni dalla ricevuta notifica di pagamento.

A dieci anni rimane la prescrizione per gli atti giudiziari.

La situazione delle banche italiane

Le Banche e il ritorno alla normalità
Questi anni di dura crisi hanno messo in serio pericolo la stabilità del nostro paese. Alcune banche hanno davvero rischiato di scomparire dalla circolazione, altre hanno provato azzardi clamorosi per rimanere in pista e altre ancora sono state svuotate dall’interno per poi essere salvate dalla politica. Oggi con la fase acuta della crisi economica alle spalle possiamo ben sperare per il futuro e soprattutto le banche possono pensare con rinnovato ottimismo ai prossimi anni che vedranno una crescita di circa un punto percentuale. La situazione sta migliorando per tutti gli istituti di credito, una flebile ripresa potrebbe essere il volano per l’accesso al credito da parte della piccola e media imprenditoria che potrebbe rilanciare il nostro paese attraverso la nostra indiscussa qualità. Ad oggi i vertici degli istituti di credito possono pensare ad un ritorno alla normalità in poco tempo, il problema oggi si è spostato dal lato della fiducia da parte dei cittadini che hanno ancora paura ad investire e soprattutto a toccare i pochi spiccioli che ancora sono riusciti a mettere da parte.

Le ultime stime parlano ancora di un piccolo rosso per l’ultimo anno di esercizio, ovvero a causa degli accantonamenti i nostri istituti di credito perderanno ancora circa quattro miliardi di euro. Un numero davvero alto, ma che in questo settore non spaventa più di tanto. Le banche, che vivono più di economia virtuale, incasseranno il colpo senza troppi patemi d’animo visto il miglioramento della solidità patrimoniale. Proprio questo parametro farà dormire sogni tranquilli agli istituti di credito, perché proprio in questo modo riusciranno ad avere più liquidità per poter investire e speculare in questo pazzo mondo economico. Altro parametro incoraggiante per la solidità delle nostre banche è senza dubbio il miglioramento economico di tutta la zona euro. In questo modo non dovremmo più essere schiacciati dalla nostra assurda debolezza economica nei confronti degli altri paesi.

Ora, per un vero ritorno alla normalità dobbiamo cercare solo di creare un vero e proprio sistema semplice e soprattutto non troppo stringente per l’accesso al credito da parte di tutto il comparto artigianale e piccolo industriale. Solo favorendo queste micro economie territoriali possiamo pensare di poter rilanciare il nostro paese e far tornare a correre anche i listini dei nostri istituti di credito. Non è possibile far migliorare le banche se il nostro paese non torna a correre verso nuove crescite. Il peggio è ormai alle spalle e il futuro appartiene a coloro che sapranno mettersi in gioco e, perché no, affidarsi alle nostre solide banche.

Cedute ad Hong Kong 12.000 azioni del Milan

Cedute ad Hong Kong 12.000 azioni del Milan

La formazione rosso nera del Milan è pronta a cedere una nuova quantità di azioni ad Hong Kong.
Questa particolare tipologia di operazione dovrebbe rafforzare ulteriormente il rapporto tra il paese orientale e la formazione del Milan, sodalizio che tende a rafforzarsi mese dopo mese.
L’operazione commerciale potrebbe essere effettivamente concludersi a breve ma, ovviamente, occorre l’ufficializzazione che ancora non è stata annunciata da parte di entrambe le parti in causa.
Occorre mettere in risalto il fatto che, la notizia che riguarda la cessione ad Hong Kong 12.000 azioni del Milan, continua a rimbalzare all’impazzata sul web e sembra che ormai sia un fatto già accaduto.
Ovviamente vi sono diverse piccole problematiche che riguardano la conclusione dell’affare: la cessione potrebbe essere interrotta a causa di alcune tipologie di problematiche economiche che riguardano il paese stesso.

Un piccolo intoppo per la cessione

L’intoppo potrebbe essere rappresentato dal Governo Cinese che potrebbe non concedere l’autorizzazione per procedere alla conclusione dell’affare stesso.
La situazione economica del paese non è infatti delle migliori e tale operazione potrebbe compromettere l’intero equilibrio della stessa nazione.
Mancano ancora oltre trecento milioni di euro per l’acquisto totale del Milan e le azioni cedute ad Hong Kong della società di calcio hanno proprio quel costo.
Occorre mettere in risalto come la notizia continua a destare del mistero ma la Cina pare abbia pronte diverse strade alternative per poter effettuare la transizione finale vera e propria.
Se il Governo non dovesse autorizzare i finanziamenti di passerà all’utilizzo dei paesi fiscali delle Isole Vergini, proprietà della Cina.
Come accaduto in passato occorrerà attendere del tempo prima di conoscere quale risulta essere l’esito di tale operazione commerciale visto che, almeno per ora, non è ben chiaro se effettivamente l’accordo verrà concluso nelle prossime ore oppure no.

Il mistero del Milan

I rappresentanti legali del Milan non hanno rilasciato alcun commento in merito alla vendita delle restanti azioni della società calcistica.
In passato la notizia venne immediatamente comunicata ed ovviamente questa venne ufficializzata immediatamente.
I tanti dubbi non fanno altro che rendere maggiormente complicata la situazione e potrebbe accadere di tutto.
Si tratta quindi di attendere la notizia ufficiale da parte dei rappresentanti della formazione rosso nera che, sicuramente a breve, annunceranno appunto la conferma della notizia che in questi giorni sta tenendo banco nell’ambito sportivo e nella mente dei tifosi della formazione principale di Milano, ovvero che sono state cedute ad Hong Kong 12.000 azioni del Milan.