Ammetto che ultimamente la domanda, la classica, eterna domanda… COSA STAI FACENDO? , ha iniziato a infastidirmi dolorosamente, perché ogni volta crea un blocco per me, una specie di pasticcio o forse anche una pausa dal flusso libero e naturale del mio essere nella mia vita quotidiana.
È come se sulla mia strada si presentasse qualcuno con una tavolozza rossa, che mi stende davanti e che scrive a lettere di zoppo STOP!… E poi devo fermare tutto il processo del mio pensiero effimero (dal strada) e cercare…, veloce, veloce, veloce (e mi sembra di sentire già quel rumore che fanno i contatori alla banca)… la risposta giusta…
Potresti ridere, ma penso che ricordi i momenti in cui dovevi sederti, contare per la millesima volta, rivalutare la lunga lista dell’agenda mentale e non sapevi cosa scegliere di dire davanti a te. , in un secondo…
Perché?
…perché odi come me, la risposta banale… OK!, perché a quella persona non dirai tutto ma solo quello che deve sapere …, perché anche se dici la tua scelta tu scegli di pensare positivamente, perché rispondendo correttamente alla domanda della diga puoi raggiungere il tuo obiettivo …, perché …
Quei momenti (frazioni di secondo)… quando cerco, sfoglio più veloce che posso, pagina per pagina (a volte non abbiamo nemmeno il tempo di bagnarmi il dito in bocca, per staccarli), quei momenti che io chiamo … hanno cominciato a farmi male… (Come se la banale domanda si trasformasse in frusta e ogni tanto mi svegliasse costretta alla realtà)
E ricordo che tante volte, sorridevo, mi soffiò in petto e io risposi: non so nemmeno cosa dirti che sto facendo, faccio così tanto che non so cosa scegliere per dirti… Ma fa più male di tutto Ho detto finora un’altra cosa… (una questione delicata e forse soggettiva, mi direte…) ovvero la disumanizzazione . E… si, ho ragione…
disumanizzazione .
E ti spiego.
Non so se voglio davvero sapere da dove viene questa domanda (se così si può dire), come motto… delle conversazioni quotidiane, come se l’interesse primario di chi mi sta accanto fosse – Cosa sei facendo? Cosa hai fatto tutto questo tempo? e come supplemento, a volte – cosa hai? Come se il verbo fare e avere mi definisse.
Come se quello che vuoi sapere di me non fosse… cosa sono , cosa sono oggi …, come stai? …
Conosco l’argomento … quello che fai è un’espressione di chi sei… Ma io la contraddirò, e tu sai benissimo, come me, quante volte puoi fare … come vuoi, come vorresti, come stai…
Cosa stai facendo? Ti chiedo ora, di dirmi come stai e come ti definisci…
(E ti ricordo, caro amico, che ti amo per quello che sei e non per quello che fai ….)
Come stai