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Il valore di sé

Nel racconto che ho condiviso, un elemento mi ha sempre toccato.

I lupi che vivono dentro di noi, vanno nutriti allo stesso modo:
“Se scelgo di nutrirli entrambi, non lotteranno mai per attirare la mia attenzione e potrò usare ognuno dei due nel modo che mi è necessario.”

Saggezza antica, legata alla terra e alla filosofia del cerchio della vita.
L’uomo moderno ha scardinato il legame con la terra, e la logica tramandata, oggi, è quella che porta a prendere una posizione tra una e l’altra parte. Nel conflitto moderno c’è solo un unico vincitore. Questo vuol dire che c’è un vinto, uno sconfitto.

La sconfitta è una variabile fissa nel nostro cammino e la logica ha teorizzato tanto per dare senso e significato al valore di un fallimento:
“Qual è l’apporto di una sconfitta? Una visione più precisa di noi stessi.”
“Ci vuole solo coraggio, o forse buon senso, per capire che le lezioni migliori sono di solito le più dure; e che spesso fra queste ultime c’è la sconfitta.”
“Essere capaci di sorridere dopo una sconfitta è la migliore vittoria.”

Di frasi e citazioni c’è ne sono un oceano.
La logica che le lega è sempre la stessa, superare la sconfitta e imparare da essa.
Il saggio nel racconto conclude il suo insegnamento con queste parole:
“La pace, figlio mio, è il fine ultimo della vita. Un uomo che ottiene la pace interiore ha tutto.
Un uomo che è lacerato dalla guerra che si combatte dentro di lui è niente.”
L’insegnamento finale all’apparenza sembra lo stesso: Raggiungere la pace.

Secondo me c’è, però, una differenza, tra vivere in pace, nutrendo allo stesso modo la natura selvaggia e la natura domata e vivere in pace avendo apparentemente sconfitto la natura che ci porta conflitto.

La verità (la mia verità) è che nella teoria, nel ragionamento astratto, tutto è chiaro, comprensibile è persino facile.
La realtà, fatta di scelte, di gesti, di dinamiche imprevedibili, è ben altra cosa.
È la quotidianità che ti sfida e ti porta a scegliere il modo, il luogo e le armi per affrontarla.
Nella vita si cerca sempre di migliorare la propria posizione, pochi giorni fa, ho in smart working sostenuto uno scritto per un concorso, sto attendendo l’arrivo dei risultati, da essi dipenderà l’accesso all’orale.

Il saggio dice nutrire entrambi i lupi.
Quindi, nutrire sia la speranza, che la sfiducia. Sperare che vada bene, ma allo stesso tempo non lasciarsi soffocare da essa, non farsi false aspettative, rimanere, qualcuno direbbe, con i piedi per terra, perché la sconfitta è un opzione.
Ma il proverbio dice che: la speranza è l’ultima a morire. Finché essa esiste c’è vita.
Perché, poi, le sfide nella vita non sono così intellettualmente approcciabili come un concorso, ci sono sfide ben più terrorizzanti, che possono piegare la determinazione più saggia e forte.
Da tutto ciò nasce la paura, lo spauracchio nascosto dietro l’angolo e da esso prende vita la natura delle scelte che facciamo.
Ho spesso il timore quando scrivo di cadere nella retorica, una vana e artificiosa ricerca dell’effetto, manifestando, ostentando luoghi comuni. E poche cose possono banalizzare un pensiero come l’associare la propria vita a luoghi comuni.
Una sorta di psicologia spicciola, che ha un solo scopo valutare e apprezzare sé stessi tramite una critica, spesso negativa, approvazione del proprio valore personale.

Il valore che ci diamo.

Il punto di partenza, di ogni storia importante è sé stessi.
E quale storia è più importante delle nostra vita.

E quale vita non ha un sottofondo:

La speranza è una dea e come l’arte, è capace di assumere molte forme. Credo che la stima di sé, il valore che diamo a noi stessi, sia una di queste forme.

Il valore di séultima modifica: 2022-10-26T14:00:37+02:00da natodallatempesta0

6 commenti

  • rugiada_nel_mattino

    Bellissimo ho letto tutto d’un fiato. I tuoi post mi prendono sono sensati. Sono d’accordissimo con te, e con il proverbio che la speranza è l’ultima a morire. Così come sono d’accordo con il fatto che c’è differenza fra vivere in pace con l’accettazione della realtà, anche se non è ciò che desideravamo per noi, ed essere in pace con noi stessi. Per molto tempo, ho vissuto in pace, ma non in pace con me stessa. Solo che vedi, l’eventualità di un cambiamento si presenta multiforme. Io
    ho imparato ad amarmi a stimarmi ed essere in pace con me stessa dopo un coma. Bene, al mio risveglio ho capito, che nulla è nostro veramente, ciò ci è dato, solo noi, siamo nostri, ci apparteniamo ed abbiamo il dovere ed il diritto di amarci, nutrendo tutti i lupi dentro noi. Solo così… ami il verde, un filo d’erba un fiore, un ruscello, e non conta più nulla se non il vivere, e vivere di sè. Questo è amore.. quello puro. Ciao. Buon pomeriggio

    • natodallatempesta0

      Grazie per il complimento molto apprezzato.
      Rivedersi nelle difficoltà è quasi naturale per alcuni persino terapeutico, perché tutti prima o poi soffriamo e per tornare al tema della solitudine, non sentirsi soli è un balsamo, siamo esseri sociali alla fine.
      Da quel che hai confidato, hai avuto una vita con grandi pesi. Ma già dire a sé stessi che si è in pace, è guardare avanti. Il passato seppure non esiste più, è sempre presente ai nostri passi. Siamo capaci di tornare indietro, importanti sono i motivi per cui si torna indietro. La mente ha bisogno di convinzioni, sono lieto di leggere che le tue sono verso l’amare per sé stessi, te stessa.

  • ely

    Eh sì proprio in questi giorni devo ricordarmelo particolarmente di nutrire entrambi i lupi. E per te, certo, la “sconfitta” è un opzione e non è detto che vada bene. Ma te lo auguro 😀
    Serena giornata

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