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Riccio

Ieri mi è capitato di rivedere un vecchio film, visto anni fa. La trama offre vari spunti per riflettere e visto che sono qui per raccontare, vi racconto le mie impressioni.

Il film è: Il riccio.
Tratto dal romanzo: L’eleganza del riccio di Barbery Muriel. Il libro letto senza grande passione a dire il vero, so che ha avuto tantissimo successo.
Sinceramente non l’ho trovato eccezionale, ma credo sia una questione di gusti, le mie letture sono più vivaci e sporadicamente più fantasiose.

Il punto su cui voglio concentrarmi, oggi, è sullo sviluppo narrativo di un personaggio in particolare.
Madame Renée, la portinaia, che (attenti pericolo spoiler) nasconde sotto la sua area all’apparenza sciatta e burbera, un’area animata dalla sola presenza del proprio gatto e dalla televisione, un’anima sensibile, amante della lettera e della filosofia giapponese ed è proprio questo interesse che la spingerà a fare amicizia con un nuovo inquilino, il signor Ozu Kakuro, per l’appunto giapponese, che riuscirà con la sua gentilezza e intelligenza a far aprire quel riccio chiuso da lungo tempo al mondo. Infatti Reneé, che è in realtà una persona coltissima per non scontrarsi con il mondo in cui vive, un mondo fatto di uomini superficiali e stereotipati, preferisce celare la propria cultura, nascondendo così quella natura unica e sensibile.
La conoscenza con il signor Ozu le darà luce e speranza per il futuro. Un giorno però, Renée viene investita da un camion mentre attraversa la strada e muore. Questa conclusione è a mio parere, forzata. Perché serviva all’autrice per fornire una nuova visione della vita alla vera protagonista del romanzo, la piccola Paloma, che decide dopo la perdita dell’amica, che forse c’è ancora qualcosa per la quale vale la pena vivere (la piccola era, infatti, un’aspirante suicida).
Il punto che m’interessa analizzare è la fatalità. Quel perdere tutto nel momento che, con fatica, si riesce a trovare la via d’uscita, a ridare nuovamente fiducia al mondo e agli uomini (in questo caso). Una cinica visione della realtà, ma non tanto falsa in verità. Da tutto questo nascono tutta una seria di riflessioni e quesiti.

Quanto tempo perdiamo per paura, per sfiducia? Ci nascondiamo, dissimulando quello che siamo pur di non esser feriti, ancora e ancora. E quando poi si riesce ad aver fiducia e finalmente scoprirsi, ci si rende conto che è tardi, troppo tardi.
Non sono totalmente d’accordo sul quel che è raccontato nel romanzo, ma in parte, forse, è un non voler accettare una realtà comune.
Come la signora Renéè, io vivo ed ho vissuto come un riccio, chiuso profondamente in me stesso. Al di là delle motivazioni ben più complesse di quelle raccontate nel romanzo, è un fatto che pochi, forse, una sola persona conosce parte (parte) di quel che vive dentro il mio cuore.

Qui racconto tanto, ma sono e resto comunque: un anonimo. Per quanto vera posso pensar sia questa realtà, non è la realtà.
Credo che come me siano in tanti a esser chiusi, rannicchiati come un timido riccio. Lo vedo e lo leggo, e la sensazione di stare perdendo tempo, c’è, ed è assillante, perché il tempo passa e una parte della mia vita, una parte importante è andata.

Quanti ti voglio bene si negato?
Quanti incontri si evitano?
Quando poi si è pronti a non negarli più e non evitarli più, la vita ti attacca pesantemente, quasi insensatamente e quel chiedere diventa una supplica.
L’ho visto accadere alla fine di molte vite. Penso a mio padre che solo alla fine quando era malato ha implorato l’affetto. Ma era tardi oramai.
La natura umana è complessa (mai stata facile da comprendere). Pensateci? Si riesce a dare più ad un oggetto che ad un altro essere umano.
Ho visto ragazzi aver più attenzione per il proprio iphone che per le ragazze che li accompagnavano.
Non so se la realtà è veramente così? Sì!!! So tante cose, conosco tante poesia e racconti, conosco la storia, so leggere un’opera d’arte, apprezzare una pietra vecchia di 3000 anni, ma poco conosco delle persone.
E se considerate che forse ho più amici qui, che nel mondo reale, capite che riccio sono e sono stato.

Non voglio chiudere questo post con la sfiducia. Come dice scherzosamente la mia compagna: sei uomo, quindi sei superficiale, ergo non hai motivi per esser pessimista. 🙂 Mi riallaccio al Post di ieri e concludo così:

“Nulla impedirà al sole di sorgere ancora, nemmeno la notte più buia. Perché oltre la nera cortina della notte c’è un’alba che ci aspetta.” Khalil Gibran.

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Buona giornata a tutti e buon week and.

Riccioultima modifica: 2022-12-16T10:39:49+01:00da natodallatempesta0

8 commenti

  • rugiada_nel_mattino

    Mi sono emozionata. Per te. E per me. Anch’io ho più amici virtuali, che reali, ma in fondo mi rendo conto che sono reali, dietro la tastiera ed il monitor un cuore che batte, mani che scrivono emozioni che si sprigionano.
    La vita non è mai il capolinea giusto. Ci riserva sorprese, a volte belle altre brutte, altre superabili.
    Ma forse non ho scritto giusto, non è la vita che non è mai al capolinea giusto, ma noi.
    Buon week end, caro 🙂

    • natodallatempesta0

      Grazie il tuo cuore è sempre generoso.
      Doni sempre, esperienza ed emozione, senza chiedere nulla, solo per il desiderio di dare e questo darsi è degno di grande rispetto e gratitudine.
      Grazie per quel che hai scritto.
      Buona domenica a te.

  • Simona

    Un libro che ho letto moltissimi anni fa ,e non mi era dispiaciuto ^__^
    Son fermamente convinta che solo se ti sei trovato nella condizione di poter perdere tutto sai dare il giusto valore alle cose,agli affetti ,alla vita.
    Il fatto di arrivare a capirlo non significa che tu sia in grado di invertire la rotta e riprendere in mano ed affrontare la vita in maniera diversa.
    Acquisisci solo la consapevolezza,che di per sè è un primo passo importantissimo.
    Acuisci l’ascolto, mantieni alta la soglia dell’attenzione, non dai nulla per scontato e ringrazi per ogni bella cosa che ti sfiora.
    Una volta un amico mi disse :alla fine di ogni giornata pensa a tre cose belle per cui ringraziare.. un’ esercizio che feci a fatica
    All’inizio le cose per cui ringraziare scarseggiavano ,non perchè non ce ne fossero ma perchè io non le vedevo.
    A distanza di mesi mi son ritrovata a ringraziare per tutto.. cambiando angolazione ,prospettiva tutto assume una nuova luce.
    Forse anche tu se dessi la possibilità a chi ti è accanto di arrivare a sfiorarti potresti scoprire di avere persone che meritano l’appellativo di amici
    Un abbraccio *_*Simo

    • natodallatempesta0

      C’è tanta saggezza in quel che hai scritto ed è giusta la conclusione, passare per il grazie, apre il cuore al mondo.
      Ma in molti casi e in particolare nel mio, non è il problema lasciarsi sfiorare, perché al di là di quel che, forse, pensi, non ho mai retrocesso dall’esser gentile, mai. Perché il disagio se c’è è solo mio, per il resto del mondo, quello che mi conosce, non c’è consapevolezza, anzi.
      Quante volte si dice, è il suo carattere o è fatto così, e chi lo dice, lo dice in molti casi in positivo.
      Poi l’amicizia non è una questione, solo di merito, credo, ma di fiducia e forse anche di stile di vita.
      Grazie di cuore.
      Un abbraccio a te.

  • ely

    Non ho mai letto quel libro, storia triste comunque. Penso sia difficile non essere umani e magari tacere qualche “ti voglio bene” o evitare magari per pigrizia di andare a trovare qualcuno. Sicuramente quando “è tardi” ti rendi conto sempre di tantissime cose. Forse ci si dovrebbe pensare prima ma non è così facile, io ci riesco sul vivermi quanto posso le persone che amo ma mi riesce molto difficile magari dire un ti voglio bene, magari lo “mostro” nei fatti e nei gesti. Serena giornata

    • natodallatempesta0

      Il libro enfatizzata proprio questo. La difficoltà di esternare certe emozioni, creando quell’illusione che porta a pensare: che tanto c’è tempo, per poi scoprire che non ce n’è poi tanto.
      Il realtà si fa e dice quel che si sente, tardi o no.

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