Follia e logica

Buoni e cattivi esempi


Con questo pensiero chiuderò il cerchio iniziato due post fa. Scrivo sempre per un motivo e c’è sempre un impulso, una riflessione dietro le mie derubricazioni mentali. Prostituzione, stupro e l’epiteto, molto spesso usato nei due pensieri precedenti, puttana, ecco di cosa ho scritto, c’è un motivo a questi argomenti che va ben oltre la mera discussione da blog. Il motivo nasce da una discussione nata di recente tra me e la mia compagna, discussione legata ad eventi che vive in questo preciso momento a lavoro, in verità più che una discussione, è uno sfogo, un triste e commovente suo sfogo. Vi racconterò senza scendere nei dettagli quel che ho ascoltato. Il luogo dove lavora la mia compagna è una struttura che accoglie bambine e ragazze che hanno subito abusi e violenze o che per motivi di forte degrado sociale vengono tolte alle famiglie non in grado di prendersene cura. Tre ragazze in questi giorni sono scappate, tre ragazze di 14, 16 e 17 anni. Prendete in considerazione che sono ragazza nate e cresciute in ambiente di estremo degrado morale e sociale. Scappate perché non si sentivano libere, libere di fare quello che volevano, di uscire la sera, di avere il cellulare tutto il giorno, di non studiare, di non rassettare e riordinare la loro cameretta, libere di essere come tutte le altre, ma quali altre? Una volta fuori, la prima cosa che hanno fatto è condividere foto su Instagram, foto che le ritraevano, provocanti e disinibite. Ecco quali altre!!! Sono ragazza che non hanno amor proprio e in molti casi neanche una grande intelligenza, spesso sono ragazze che hanno bisogno di sostegno a scuola, ragazze quindi, facilmente, plagiabili. Una è tornata da sola la quattordicenne, un’altra è ancora uccel di bosco la diciassettenne, mentre la sedicenne è stata ritrovata che vagava confusa e disorientata per le vie della città, portata prima dai carabiniere e poi all’ospedale, è stata ricoverata, ha subito percosse e violenza sessuale, pestata e stuprata. Penserete poverina, povera vittima e lo è vittima, ma più che degli stupratori (che il cielo gli dia la giusta punizione) di sé stessa, della sua incoscienza, un‘incoscienza che la spinge a fidarsi e cercare nella sessualità la chiave per farsi accettare, tanto da concedersi facilmente a chiunque la lusinghi e prometta castelli e favole, questa volta, però, la favola si è trasformata in un terribile incubo, un incubo per lei e la sua amica, questo ha raccontato la quattordicenne, che sembra sia stata risparmiata perché troppo giovane, ha assistito a quello che hanno subito le due amica di fuga, che sembra di fatto esser stata un’orgia, tra alcol e forse erba. Il dispiacere della mia compagna è immenso perché a parte una ragazza il cui recupero è difficile, per le altre c’era speranza, erano state accudite, amate e sostenute. Le educatrici non sono mamme, ma è come se lo fossero, stanno con loro quando studiano, le accompagnano a scuole e le riprendono, le fanno giocare, le stimolano e cercano di accendere in loro la curiosità e il desiderio di avere più della vita che hanno vissuto e da cui provengono, spesso fatta di violenza e abusi. Alcune, però, sembrano non voler essere salvata. Di chi è la colpa? Nel precedente pensiero ho scritto: “in silenzio si lasciano figlie e figli ruzzolare in un fango virtuale dove accattivanti pose e luccicanti labbra si vestano da puttane, togliendo piano, piano dignità e arte, quell’arte che rende un nudo una preghiera all’anima.” Qualche anno fa il garante ha diffuso una nota della Procuratrice della Repubblica per i minorenni, che richiamava l’attenzione sul fenomeno Blue whale, facendo un appello ai servizi sociali affinché, in caso di coinvolgimento di un minore nel “gioco”, esercitassero i loro propri autonomi poteri di vigilanza, di sostegno e intervento, resi peraltro possibili anche dalla collaborazione dei genitori, al fine di attivare programmi di aiuto e di supporto rivolti agli adolescenti e alle loro famiglie. Blue Whale era un “gioco”, un gioco perverso, una pratica di suggestione esercitata via web nei confronti di giovani e giovanissimi il cui scopo era far compiere azioni via via più pericolose fino a mettere a repentaglio la vita stessa attraverso il suicidio. Esempi ed emulazioni. Il punto è, sempre, quello. La prostituzione il mestiere più antico del mondo, come le droghe o le armi, non sono misteri divini, doni sconosciuti portati del cielo, della scienza o da chi cazzo vi pare, sono realtà conosciute, studiate, allertate e approfondite da ogni figura professionale degna di questo nome. Come è possibile allora che si è ancora vittima di queste trappole? Come fa una bambina o un bambino a cadere in queste prigioni, se si vigila e si tutela? Se si è informati? Il tema è complesso e certo non posso dare un’approfondita descrizione delle dinamiche in questa sede, ne credo di avere le competenze per poterlo fare. Come sempre è un libero pensiero, il mio, una mia interpretazione di quel che sento e vedo. Quel che percepisco è che, nonostante sono passati anni da quando ero piccolo, le realtà, che forgiano vittime e mostri, ancora esistono, si evolvono anzi, trovando altri mezzi e altre strade. Quel che rimane stabile e si perpetua nel tempo è la natura di certa umanità, la vogliamo chiamare natura perversa, natura criminale, pura e semplice cattiveria. È assurdo! È assurdo questo mondo ed è assurdo quel che si vede in giro, si possono fare un’infinita di esempi su questa assurdità, su questa contraddizione tra buon senso e irrazionalità. Esempio, gli incidenti automobilistici. In quasi tutto il pianeta le strade hanno limiti di velocità, 120, 140 km, non parliamo in città, 50, 60 km, però, senza alcuna logica, si sfornano ogni giorno auto che hanno sul contachilometri l’assurda velocità di 240 km per la utilitaria, non vi dico la supercar. Che senso ha? C’è chi sfida i propri limiti, mettendo a rischio la vita, per il gusto di sentirsi vivi, di provare qualcosa. Che effetto fa saltare da un ponte attaccati ad un elastico? O da un aereo con un surf? Che effetto fa quella pillolina? Quella polverina? Che bel culo ha quella ragazza, come vorrei toccarlo, come vorrei strapparle i vestiti da quel corpo così sexy, perché non provare? Piacerà anche lei, guarda come si muove, come provoca e sì è una puttana!!! Che effetto farà scoparla? Si dice che una donna può provocare e provocare ancora un uomo, lo può afferare e appartarsi per giunta, farlo eccitare fino a farlo diventare incontrollabile, ma se cambia, poi, idea e da sì, il sì diventa no, non conta più come si è giunti lì, cosa la donna ha fatto, l’uomo si deve fermare. Vero!!! L’uomo si deve fermare. Non so voi, ma a me questo gioco (se cosi vogliamo chiamarlo) sembra tanto una roulette russa. La cosa più brutta e cattiva che si possa dire, dopo, è: Se le cercata. Il diritto al NO. Il NO quanto può avere effetto, se è messo a rischio da un divertimento fuori controllo? E torniamo al punto, chi deve tutelare? Chi deve dire questo non si fa e questo si può fare? Chi deve impedire che la mente si annebbi? Che il divertimento non si confonda con l’indigenza? A volte pesando a tutto questo, leggendo i fatti che accadono attorno a noi, mi dico: sai tutto sommato è una fortuna che non ho figli. L’ultima notizia la mia compagna l’ha letta sulla chat della scuola, alcune mamme si sono radunate perché sembra che un bambino abbia fatto vedere in classe, quando la maestra non c’era, dei filmati porno presi dalla rete, la classe sembra che abbia, subito dopo, simulato quello che si vedeva nei video, classe elementare.

“Ogni bambino ci porta il messaggio che Dio non è ancora scoraggiato dell’uomo.” Rabindranath Tagore

C’è ancora speranza? Dire di no è controproducente. Ci deve esser, quindi, per forza. Forse dipingiamo e dipingo troppo infaustamente questo mondo, nonostante guerre, violenze e mega truffe commerciali che ci rovinano piano piano a volte senza che neanche ce ne accorgiamo. Il dolce e amaro della vita, come ho scritto nell’ultimo pensiero. Dopo tanta amarezza dovrei chiudere con un può di dolcezza, un pò di speranza. In questo schifo che non si deve cancellare dalle nostre menti, non bisogna dimenticare che ci sono essere umani, che si prendono cure di cani e gatti randagi, creature indifese e abbondante, che ci sono essere umani che vanno in giro a portare una coperta e un pasto ai mendicanti, gli ultimi, gli invisibile, che ci sono medici che si camuffano da clown per far sorridere un bambino o una bambina malata del più cattivo dei mali.   Ammiro chi fa la differenza, chi sacrificando quello che ha, anche la vita a volte, traina questa società verso la luce, speriamo che la corda regga. Spero di non avervi rattristato e amareggiato troppo, il prossimo pensiero cercherò di essere meno cupo anzi di non esserlo proprio. Buona fine settimana a tutti.