Follia e logica

Prima domenica del mese


Il decreto Franceschini, in vigore dal primo luglio 2014, stabilisce che ogni prima domenica del mese non si paga il biglietto per visitare monumenti, musei, gallerie, scavi archeologici, parchi e giardini monumentali. Bella iniziativa già all’epoca. Sinceramente la ricordo molto di rado. Ieri era la prima domenica del mese, ricordatoci di questa bella iniziativa, siamo, io, la mia compagna e Frida, scesi in città con l’obiettivo di visitare qualche museo gratuitamente. Abbiamo scoperto che questa bella iniziativa riguarda solo i siti statali e che in Sicilia solo due siti sono statali. Riflettendoci, non ho potuto non prendere atto che è cosi. Ho girato parecchio la Sicilia e visitato tutti i suoi principali siti archeologici e devo scrivere che ho sempre pagato, come ho sempre pagato tutte le mostre che mi è capitato di visitare. La conclusione è stata quindi ancora una volta amara. I musei e i siti archeologici della mia città sono per lo più comunali e non aderiscono di conseguenza all’iniziatica dello Stato. Posso anche comprendere la necessità di entrate, visto la poca affluenza di visitatori nei musei e nelle gallerie, questo non basta, però, a migliorare le cose, visto, poi, lo scarso servizio e la poca, a volte, cura nel tutelare il bene culturale, un cambio di rotta sarebbe opportuno. E poi ci sono quei siti secondari che esistono solo perché volontari se ne prendono cura, secondari, magari, perché si trovano rintanati in vie poco frequentate o perché attorno alte svettano chiese più maestose o monumenti più prestigiosi. La solita linea che marca un confine invisibile tra un bene e un altro, una vita e un’altra, facile ora iniziare un monologo generalista tra ricci e poveri. Sarà a me vengono in mente subito loro: e una frase di un attore siciliano scomparso anni fa:

“Solo i ricchi hanno accesso alla tragedia. I poveri debbono accontentarsi delle disgrazie.” Pino Caruso

Potrei fermami qui ed evitarvi una cupa dissertazione, che certo non vi regalerà sorrisi e mi sa mi fermo proprio qui.