Follia e logica

Futuro prossimo


Nella precedente riflessione ho scritto di mio nipote. A Dicembre dello scorso anno ha compiuto 18 anni, è un adulto oramai. Un mese fa l’ho sentito al telefono per sapere com’erano andati gli esami, mi ha raccontato che è un pò confuso e che non sa che cosa fare, a quell’età è normale essere confusi e impreparati alla vita che deve arrivare. A Novembre ha la seconda prova del concorso per entrare nell’arma dei Carabinieri, non è convinto di superarlo e credo neanche di volerlo fare, in questo momento come ho scritto nel precedente post è nel siracusano per un corso da saldatore. Un buon corso. Il saldatore è una figura che trova sempre riscontro nel mondo del lavoro, potrebbe anche decidere di unirsi al padre, che da anni oramai lavora fuori Italia, nella ditta del fratello, il posto è sicuro, non è certo quello che ci aspettavano o egli stesso aspirava. I suoi genitori speravano nell’università, lui, però, non vuole più studiare, non fa per lui lo studio, così dice. Si è anche fidanzato, una ragazza carina mi ha mostrato la foto, ancora non ho avuto modo d’incontrala, si sono frequentati e solo da qualche settimana ha deciso di presentarla a mia sorella. Mio cognato sono oramai quasi 18 anni che lavora fuori Italia, non ha visto crescere i suoi figli o meglio gli ha visti da lontano, attraverso le foto e le telefonate, vendendoli le poche volte che scendeva per le ferie e le festività, a volte per mantenere la famiglia servono penosi sacrifici. Prima di andare a vivere con la mia compagna, ero molto presente nella vita di mio nipote. Non mi sono sostituito al padre, mai, però gli sono stato molto vicino, ogni settimana uscivano per fare una passeggiata, lo portava alla villa comunale, nonostante la mia riservatezza ho cercato di essere un buon zio, forse ci sono riuscito, forse no. La riservatezza mi porta alla mente una frase di Ovidio:

“Ha vissuto bene chi è vissuto ben nascosto.”

Direi che ho vissuto bene allora. Chissà cosa intendeva, veramente, Ovidio? Cosa bisognava nascondere per vivere bene? O da chi bisognava nascondersi? Forse nascondersi al male? O nascondere il male che vive in noi? Ho vissuto nascosto e credo d’aver perso parecchio, non dico dal punto di vista professionale, ma relazionale, forse persino affettivo, avrei potuto dare di più, a tanti, di più a mio nipote, a mia sorella, agli amici e forse oggi ne avrei avuti di amici.

“Un artista è uno che produce cose di cui la gente non ha bisogno, ma che egli, per qualche ragione, pensa sia una buona idea darle.” Andy Warhol

Mi è sempre piaciuta questa frase per la sua fredda e cinica logica, mostra come l’artista viva una realtà distorta, portandomi alla conclusione che l’artista è, nel bene o nel male un essere, strano. Condannato a descrivere la realtà, mai viverla.