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Limiti

Questo pensiero, oggi, è quasi un obbligo.
Un pò è una diretta continuazione di quel che ho scritto nell’ultimo post, un pò è frutto d’un commento che ho lasciato ieri, un pensiero che coincidenza avevo discusso poche ora prima. Un pò i commenti che ho ricevuto, che lasciato sempre qualcosa che si lega ad altri pensieri, ad altre considerazioni.

Ieri ho scritto queste parole:
“Coincidenza, mi è capitato stamane di fare una riflessione abbastanza simile, dicendo al mio interlocutore:
Ma qual è limite deve avere la felicità?”
[…]

Questa frase può esser trasformata e nella sua sintassi racchiudere ogni sentimento che sentiamo e diventare ad esempio:
… qual è limite deve avere la tristezza?
o:
… qual è limite deve avere l’amore?
o:
… qual è limite deve avere l’odio?
o:
… qual è limite deve avere la malinconia?
o ancora:
… qual è limite deve avere l’indifferenza?
Non ci sono limiti ai sentimenti che possono esser richiamati.

Il dialogo ieri è nato da una rubrica trasmessa dal TG2, potete se volete andare a ripescarla.
Voglio essere generoso 😀 vi lascio il link della rubrica: link.
Rubrica che raccontava, ovviamente con i tempi della TV, le storie di alcune donne con disabilità.
Mi è venuto spontaneo dire alla mia interlocutrice, che immagino se capito era la mia compagna, questo:

Quanto siamo limitati!!! A questa ragazza basta correre ed è felice, per noi correre non è una tale felicità. Sì è bello, emozionante, ma non per l’atto in se, magari, per lo scenario, la compagnia, l’evento, ma quel correre non è mai tale da esser una gioia assoluta che salva dalla disperazione.
Lo è per questa ragazza, noi per provare la stessa felicità dobbiamo sforzarci.
Sforzarci a far cosa però? Cercare!!! Cercare quel che ci manca.
Qui la mia compagna da buona e verace contadina (un modo mio affettuoso di chiamarla (a volte) per accentuare la sua concretezza), inizia un monologo su come stanno realmente i fatti.
Dopo, la domanda mi è sorta spontaneo:
… qual è limite deve avere la felicità?
Perché mi sembra d’essere arrivati a questo punto. Come se avessi la sensazione che si possa far un elenco per esser felici, se spunti una voce allora puoi essere felice.
Ad una sua amica è bastato l’ultimo iPhone, ad altri: la macchina nuova, un viaggio o una casa con giardino, a qualcosa basterebbe un figlio.

Tutto quello scritto fino ad ora è banale, questa è la conclusione della mia compagna, per lei sono banale quando inizia a discutere di questi argomenti, perché sono tematiche vecchie come la bibbia è inutili perché non portano a niente.

Tra i proverbi più vecchi c’è: Chi si accontenta gode.
Ma chi si accontenta vive infelice secondo alcuni. C’è chi pensa e sono tantissimi, che non bisogna smettere di sognare e desiderare di avere una vita migliore.

E qui entrano in gioco i commenti che ho ricevuto.
Ieri ho parlato di quei pilastri, che lasciano nel cuore un segno. Segni che sono perle di gioia e sapienza per la nostra consapevolezza.
Il detto dice che s’impara sbagliando (nulla da ridire, verissimo). Ieri sono state condivise non gioia, ma tristezze, in verità non tutte tristezze, ma tra le righe era evidente la tristezza sottolineata dalle parole. Le commentatrici (che ringrazio sempre per il privilegio di scrivermi) hanno sentito dentro di loro la spinta a ricordare e condividere solo: “incontri negativi” o non ricordarne proprio. Incontri e non incontri che mi hanno lasciato la sensazione di leggere tristezza e delusione. Tristezze e delusioni da cui hanno appresso qualcosa che le ha aiutate ad aprire gli occhi su come è, realmente la vita o come non deve essere. Posso, solo, immaginare qual è realtà, loro, hanno dato alla vita (questo non toglie e né son certo, che c’è tanto di bello nei loro ricordi, ed in parte l’hanno scritto).

In onesta, non posso certo far finta che non sia così.
Costruirsi una gabbia fatta di luce e ideali pseudo religiosi e vivere come se la realtà fosse: Buona, onesta, altruista, generosa, solidale. La realtà non è così.

La realtà è quella che porta un essere umano, un adulto a isolare un bambino perché non possa infettare con il suo linguaggio scorretto, il suo rozzo dialetto, la perfetta dizione della classe (piccoli bambini ben addestrati e ammaestrati). Poco importa se il piccolo non capisce perché deve star isolato.
La realtà è quella che porta un uomo a legare un bambino alla sedia, al che sia buono e bravo e non si faccia male mentre l’uomo per un paio d’ore sbrighi le sue cose, i suoi vizi. Poco importa se il piccolo non capisce perché deve stare legato.

Qual è realtà questo bambino diventato adulto deve ricordare per crescere? Quali pilastri deve piantare nel terreno al che possa diventate un uomo con tutte le rotelle a posto?

Si cresce secondo coscienza. Imparo dai miei errori, non dagli errori degli altri.
Posso solo aver pietà per chi vive senza amore, senza perdono e senza felicità, ed avere compassione per chi commette errori, anche verso di me.
E ce n’è voluto per capire, riconoscere e alla fine donare compassione.

Un tempo ero triste, addolorato d’esser un fesso (uno dei tanti nomignoli donatami da chi mi ha conosciuto).
Oggi! Sono fiero di esser un fesso.

Questa ultima affermazione mi porta in mente un altro pensiero. Mi spinge a richiamare chi spesso mi ha fatto compagnia, soprattutto, da ragazzo. Una figura oggi molto rivalutata:
Il cinico.
Chissà cosa direbbe sorridendo quell’amico cinico, che un tempo sottolineava molte mia battute, leggendo tutto questo? 🙂
Non posso in questo lungo post non citare un personaggio famoso.
Dai ci sta, non dite? 🙂 Un pensiero opportuno che possa dar sostegno a quel che racconto.
Se l’ha detto lui (che è ricordato) allora ha valore, l’antologia degli sciocchi.
“Le macchine che danno l’abbondanza ci hanno lasciati nel bisogno. La nostra sapienza ci ha reso cinici, l’intelligenza duri e spietati. Pensiamo troppo e sentiamo troppo poco. Più che macchine, l’uomo ha bisogno di umanità. Più che intelligenza, abbiamo bisogno di dolcezza e bontà. Senza queste doti la vita sarà violenta e tutto andrà perduto.”  Sir (dai pure sir) Charlie Chaplin.
Non si può dire che non sia una bella citazione.

Pensiamo troppo? Sì.
Sentiamo poco? Direi di sì.
Abbiamo bisogno di umanità?
Per rispondere a questa domanda, bisogna capire prima che significa essere: Umani.

Compassione

L’immagine non c’entra molto con quel che ho scritto, ma mi piaceva ricordare che l’amore va oltre tutto.

Lungo post, scusate, avevo promesso di non farne più così lunghi.
Come al solito ero partito con un pensiero preciso che si è perso lungo la strada.
Non pensavo di concludere con una domanda sul significato dell’umanità.
Troppo anche per me. 🙂

Buona giornata.

Limitiultima modifica: 2022-12-06T14:32:30+01:00da natodallatempesta0

12 commenti

  • prefazione09

    Parlare di limite è restrittivo per il semplice fatto, che ogni sentimento (che hai elencato) si interfaccia come un grande specchio (la vita).
    E quello che la nostra immagine riflette è la sintesi di noi.
    La profondità, gli chiaroscuri sono un campanello di guardia delle emozioni, a come reagiamo agli stimoli, alle provocazione e quant’altro.
    Le vicissitudini come: l’amore, l’odio.
    La malinconia, la tristezza e perchè no!.. l’indifferenza che dimostriamo per gli altri, soprattutto nel momento del bisogno; fanno parte di noi, nel nostro sistema centrale e periferico (il nostro bagaglio cellulare).
    Dobbiamo nostro malgrado affrontare e soprattutto saper scegliere, e dire basta all’eccesso.

    • natodallatempesta0

      Hai ragione i limiti sono restrittivi, ma sono confini che l’uomo ha, inadeguatezza che sono dolori e ferite. La crescita è un’estensione, un’espansione che giorno dopo giorno frantuma un limite o prova a frantumarlo.
      Serve forse tutto, moderazione ed eccesso, per capire che cosa è l’equilibrio. E giungere alla tua conclusione.
      Grazie per quel che hai scritto.

  • Simona

    Mamma mia *_* quanto pensi . È bello venire qui ogni giorno,un viaggio turistico comprensivo di diverse escursioni.
    Penso che il limite alla nostra felicità siamo noi ,ce lo poniamo tutte le volte che usiamo un se o un ma,tutte le volte che invece di godere del presente ci fasciamo la testa sul futuro. Niente è per sempre ,lo sappiamo tutti…e allora,dove sta il problema.
    Sorrido con amara dolcezza pensando ai
    cellulari,ai vestiti,e ad altre amenità..si sorrido e mi auguro che mai il loro pensiero venga intaccato da bisogni più primari,sorrido e spero che vivano quella felicità. Perché la felicità dei reduci della vita è più immediata ,per le piccole cose,più simile all’amore incondizionato di un piccolo cane.
    Oggi son di fretta,un caro saluto nato dalla tempesta.
    Ps sai che ieri sera pensavo ad un post
    Le parole che pur usate correttamente
    Creano disagio in chi le legge.
    Soprattutto se a te indirizzate
    In cima alla lista metto
    Interlocutore

    • natodallatempesta0

      Grazie per quel che scrivi. Sempre gentile e sensibile.
      E aggiungi altro a quel che ho scritto.
      Avverto un pò di rassegnazione nelle tue parole, ma sai ti dico che serve anche quella per arrivare ad accettare e non più desiderare ad oltranza, equilibrio si torna sempre lì.

      La libertà di mettersi a nudo, ha un costo, ed è versare un pò di sangue dal proprio cuore, ma come nel ciclo vitale serve a rinnovare il dolore e trasformarlo.

  • rugiada_nel_mattino

    Gran bel post.. ti poni domande, chiedi i limiti, ma non esiste un limite, per ognuno è diverso dall’altro. La felicità non l’ho conosciuta, che per brevi attimi. trovo però che esiste la serenità. Questa in questo preciso momento c ‘è l’ho. Felicità è durata l’attimo di un pomeriggio, in cui dopo più di due annoi con mia figlia siamo andate al centro commerciale, a spender soldi, per una volta. Ho una vita fatta di rinunce, ma sono serena uguale, Riagganciandomi al commento precedente, ho avuto una vita fatta di no, e questo mi aiuta nelle giornate no. Vogliamo fissare il limite dell’amore? Sconfinato dico io, quando è vero. Se è una relazione che fa acqua l’amore è inesistente magari. Così per ogni limite. Buon risveglio

    • natodallatempesta0

      Grazie come sempre per ciò che scrivi.
      Posso aggiungere poco alla tua storia, perché racconti di te e in questi casi si legge e basta, cercando di cogliere le carezze che si donano.
      Hai una storia importante in cui sono troppi i disequilibri e questo porta a scrivere forse in modo che le emozioni non siano equilibrate, pendendo più da una parte che dall’altra. Capita spesso anche a me.
      Buona giornata.

  • ely

    Tristezza? No forse consapevolezza. Per lo meno per quanto mi riguarda. E certamente in quei rapporti di “conoscenze” non c’è chi ha sbagliato e basta, nel senso che la ragione non sta mai da una parte sola. Ci sono anche i miei di comportamenti ma poi io ne traggo le mie conclusioni 🙂 Per il resto, volevo scriverti nella risposta precedente dove si parlava di imparare … che si può imparare da chiunque … anche dai bambini. E anche dal bambino che sei stato. Se dimentichi di esserlo stato e vivi totalmente da adulto … hai perso una importante prospettiva. Che sembra ma secondo me torna molto utile. E certamente, manca umanità, manca rispetto, manca comprensione. Speriamo cambi. Serena giornata 🙂

    • natodallatempesta0

      La tristezza non è un nemico, è un’amica, ma va capita per esser utile al nostro cuore, ne sono convinto. Per il resto non posso che prendere quel che hai scritto come un’aggiunta a quel che ho scritto. Hai colto l’essenza dell’imparare, che è un’atteggiamento che nasce da bambini e solo se il bambino rimane nel cuore dell’adulto si resta umani, quindi capaci di apprendere e migliorare.

  • ely

    Forse è vero, solitamente però la tristezza la si vede come una cosa negativa. Ma può essere utile al nostro cuore. Eh già 🙂 w il bambino che è in noi 🙂 serena giornata

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