C’era una volta – Evoluzione
Rientrando ho riletto quel che è stato scritto.
Mi soffermo ancora una volta, non l’ultima, inevitabile quando si scrive di sé.
Ho sempre cercato di combattere i miei atteggiamenti.
Ad un certo punto, però, mando al diavolo tutto e tutti, con gentilezza certo e garbo.
La mia compagna dopo un decennio, alla fine, ha percepito che le mie promesse di cambiare, non sono poi così, vere.
Non che io mente quando le pronuncio, a volte è semplicemente più semplice – appunto – acconsentire e chiudere il discorso.
Pur di non litigare, non discutere e reiterare un discorso all’infinito, meglio un bel d’accordo che porti pace e serenità. Anche se alla fine sai che è solo un contentino.
Alla fine, quando, dopo anni e anni, vedi che stai sempre allo stesso punto, che per quanti passi avanti fai, altrettanto ne fai indietro, allora, ti rendi conto, che forse è così che deve essere.
Questo sono.
Entro ed esco, dal buio. Entro ed esco, dalla luce.
“Che colpa abbiamo, io e voi, se le parole, per sé, sono vuote? Vuote, caro mio. E voi le riempite del senso vostro, nel dirmele, e io nell’accoglierle, inevitabilmente, le riempio del senso mio. Abbiamo creduto d’intenderci, non ci siamo intesi affatto.”
Luigi Pirandello
Parole e fatti. Non sono e non saranno mai affini.
Sono due, sono tre, sono infinite immagini di me.
A parole sono uno.
Con i fatti sono due.
Così come in amore sono uno.
In arte sono due.
Conclude con un pensiero del buon Proust:
“Non siamo mai completamente formati ma sempre soggetti a una lenta evoluzione coscienziale.”