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Oltre

Se penso alla mia storia d’amore, mi vengono in mente un’infinità di episodi, tantissimi meravigliosi, qualcuno un pò meno meraviglioso. Se vado a ritroso con i pensieri mi viene in mente una frase che la mia compagna mi disse agli inizi della nostra storia (una delle tante).
Io non ero quel che lei aveva, sempre, cercato in un uomo. Gli uomini che aveva tentato di frequentare avevano un carattere e uno stile di vita, totalmente, diverso dal mio.
Alla fine, però, si è legata a me. Perché?
Lei si è risposta così:
“Dio non mi ha mandato quello che volevo, ma quello di cui avevo bisogno.”

Una frase piena di sensibilità di certo, ma piena anche di aspettative, forse, disilluse, ma non perse.

La donna!!! Meravigliosa e stupenda creatura, capace più di chiunque altro di vedere e andare oltre.

Come molte donne ha riconosciuto la perseveranza, un altro modo di chiamare l’amore (mi congedo questa licenza poetica, nonostante il detto :-)). Perseverare e nel perseverare mostrare (a lei) che nulla era più importante di LEI. Restare, anche, quando mi aveva voltato le spalle e deciso che non andavo bene per la sua vita. Restare con la dolcezza, con le carezze, cercando di mostrarle la scelta, persino quella di lasciarci per il bene di entrambi. Momenti (pochi per fortuna) che si concludevano con quel abbraccio che sapeva, che diceva, addio. E poi!? Il miracolo. Tutto: Parole, riflessioni, decisioni si disolvevano come neve al sole, tutto si resettava e più nessuno sentiva di voler andar via.

Chissà, forse, si è innamorata perché ho lottato per lei. Perché non ho retrocesso nonostante le sue intemperanze e incertezze. Perché, forse, ha visto oltre quel che non andava.

Per una donna probabilmente, è più rischiosa, la scelta del compagno (tanto da perdere e da sacrificare, ancora oggi).
L’uomo è più facilone, più superficiale, spesso, molto spesso un bastardo.

Attenzione presenza (forse) di parole e frasi che possono o potrebbero urtare la sensibile e il buon gusto comune.

Ho visto o meglio sentito quel che può uscire dalla bocca dei miei simili, quando vedono una bella donna:
“Che culo”, “che tette”, “me la scoperei”.
Queste sono alcune (le meno volgari) frasi che esprimono quel che passa nella mente di un uomo, la prima volta che incontra una donna e mi sono limitato rispetto a quel che avevo intenzione di scrivere.
Anche le donne so hanno pensieri simili.
Il desiderare di far l’amore non è un peccato, anzi (molte donne dopo il matrimonio lamentano la poca attenzione verso quest’aspetto).

Non sono un moralista (credo di non esserlo) e non voglio bacchettare nessuno (per adesso), racconto solo quel che sento ed ho vissuto.
Quando incontrai la prima volta la mia compagna non la notai certo per quel che pensava, non la conoscevo, non conoscevo il suo carattere, la sua anima, neanche la sua voce, la notai per i suoi occhi e sì, anche, perché mi piaceva com’era (fisicamente) e nei giorni successivi, nacque e aumento il desiderio di far l’amore con lei, il desiderio di abbracciarla, di baciarla, di avvolgere le sue forme. Lo scopo non era, però, portarmela a letto, ma portarmela a casa per sempre.

La libertà di esprimersi e mostrarsi come si vuole è legittima: Tette, culi, fiche, cazzi. Persino la libertà d’usare un linguaggio pseudo seduttivo da rivista porno è, legittima. Ma nel contesto giusto, però. Molti utenti (soprattutto donne) dovrebbero riflettere, molto seriamente, sulle immagini che pubblicano, sulle immagini che vogliono le rappresenti. Troppi uomini ci sono in giro con in testa il pensiero, che la donna sia solo una fica da scopare.

Ci sono tante teste di cazzo in giro, immagino che per compensazione, ci siano in giro, anche, tante fiche con occhi, bocca e naso. Da uomo, però, mi sento di scrivere: Riflettete! Riflettete su questa anatomizzazione della Donna e su chi deve educare a che le bambine diventino donne da amare e non femmine da scopare e perché no, al che i bambini diventino teste pensanti e non teste di cazzo.

Il pensiero è molto più articolato di quanto posso descrivere e rischio di deviare troppo dal mio pensiero originale. Sono partito dall’amore, come sempre, per giungere alla seduzione.
C’è stata una dogmatizzazione del termine seduzione, si è riversato in esso la malefica perversione del male (per restare in tema religioso). Il corpo è diventato un precetto per sfogare un amplesso, un semplice atto fisico il cui unico scopo è provare: 3, 4, al massimo 5 secondi di piacere fisico.
La natura ha saputo nella sua bestialità far meglio, seppur lo scopo è, sempre, quello (quei 3, 4 secondi) ha reso danza e canto, simboli di seduzione, ne sono un esempio straordinario: gru e cavallucci marini.

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Sapete come definirei (io) la seduzione? Come la capacità di guardare negli occhi il vostro o la vostra compagna e riuscire a vederci un futuro (ne basterebbe uno). Un futuro fatto di attese, di rincorse, d’incontri, di sorrisi e pianti, un futuro fatto di fatica e nonostante questa lottare per quella fatica.

Cosa si vuole e cosa si ha bisogno?
Io non so ancora cosa voglio (un giorno, forse, lo scoprirò), ma, oggi, di certo so, di cosa ho bisogno.

D’amare.