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Bene primario

Un bene primario come l’acqua è vitale per la sopravvivenza di una comunità. Si da’ per scontata, basta aprire il rubinetto ed esce limpida e scrosciante. Chi può immaginare, oggi – con i servizi che abbiamo, con l’ingegneria e la tecnologia che sviluppiamo – che non a tutti è permesso vederla uscire dal rubinetto?

Ovvio, il problema è localizzato e riguarda solo alcune regioni, scrivo, dunque, da siciliano. Alcune province della mia isola, in questo momento, si vedono razionare l’acqua, mentre alcuni comuni, ne sono totalmente sprovvisti. Cisterne provenienti da altre province o addirittura regioni, si adoperano per soddisfare il bisogno degli assettati e bisognosi concittadini.

File di donne e uomini con bidoni, che come un tempo, quando la guerra era la causa del degrado e della povertà, fan scorte del prezioso liquido, come se fosse oro a volte strapagato. E poi gli animali, cavalli, mucche, pecore, maiali, galline, che stanno letteralmente morendo di sete. Allevatori e agricoltori che vedono il lavoro di una vita inaridire sotto il sole o bruciare ad opera di losche mani traditrici.

 

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Io sono fortunato. Vivo, di fronte al mare, nella costa, lì, dove il potere domina, dove il turismo e i trasporti funzionano (se così si può dire), lì, dove le città crescono. L’entroterra è sempre stato lontano, sempre stato povero e dimenticato. Ed è l’incuria il peccato dell’uomo, che crea ma non protegge, che progetta ma non ripara.

Gli acquedotti – vecchi acquedotti – portano l’acqua dove è richiesta e necessaria, ma questa si perde lunga la strada, dispersa dalle tante falle, mai riparate (per oscura volontà). Una beffa che rende ancora più triste la situazione.

Un bene primario, l’acqua.

Da ragazzino, ricordo le difficoltà, capitava di non avere acqua, anche per settimane, erano altri tempi, non certo quelli dei miei nonni. Lì, davvero l’acqua era un tesoro. Non scorreva dai tubi, si andava a tirarla su dai pozzi. Altri tempi, altre mani, altre teste.

Oggi, è l’era dalla IA, è l’era della nanotecnologia, delle sonde che scoprono galassie, dei robot che lavorano al posto nostro, degli impianti cibernetici che danno la vista ai ciechi e le gambe ai mutilati. Un’era di meraviglie. Un’era che non è capace, però, di riparare un acquedotto o costruire dei semplici desalinizzatori. Perché, altra beffa, l’acqua c’è, ed è tutta attorno a noi.

 

“Quanto pesa una lacrima?
La lacrima
 di un bambino capriccioso
pesa meno del vento,
quella di un bambino affamato
 (o assetato)
pesa più di tutta la terra
.”

Gianni Rodari

 

Bisogni!!! Quanto si è civili? Quanto si è razza, specie, se è un bene come l’acqua, un bene assoluto, un bene libero, non è a disposizioni di tutti?

Per ricordare: