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Caffè

Ma noi opprimiamo la nostra natura, affamati,
Nutrendoci di pentimenti vuoti
Dio o destino nostri nemici.
Siamo nati troppo tardi, non possiamo
Trovare sollievo in un seme secco di papavero,
Noi, che in un solo battito di tempo
Costringiamo la gioia dell’amore infinito
e il dolce dolore feroce dell’infinito peccato.
Siamo stanchi di questo senso di colpa,
Stanchi della disperazione cruda del piacere,
Stanchi dei templi che abbiamo costruito
e delle preghiere giuste inascoltate.
L’uomo è debole, Dio dorme.
Il cielo è in alto. Una scintilla.
Grande Amore. Morte.
Oscar Wilde

La poesia che avete appena letto non è una poesia sull’amore di due innamorati, né sull’amicizia tra gli uomini, è una poesia sulla vita e sull’ipocrisia.

Ho la fortuna – per lo meno per me è una fortuna – di esser astemio, a parte l’acqua l’unico altro liquido che bevo è il the, non bevo vino, birra, latte, succhi e… ecc. ecc. Non bevo neanche l’apprezzassimo caffè, mi da fastidio sentire anche solo l’aroma, tutti attorno a me, però, lo gustano con immensa goduria. Questa mia debolezza, perché così è vista da chi mi sta vicino, annoia, persino rattrista, la mia compagna negli anni parecchie volte ha esclamato: “che tristezza.”

Non posso darle torno, lei di cuore amerebbe sedersi il sabato sera in un locale e sorseggiare un aperitivo, ma si priva, perché vedermi non prendere nulla o non condividere con lei il drink, la rattrista.
Parecchie liti in questi anni sono nate per questo mio peccato.
Questa mia mancanza mi ha anche portato a non frequentare i bar, o meglio li visito velocemente, entro compro ed esco, non mi soffermo al bancone o al tavolino con in mano la bevanda fumante, quel caffè che tante volte è occasione per chiacchierare, per far diventare tutti, ipocritamente, opinionisti di vita. Tanto si sa il caffè è bello ovunque.

Ah, che bell’ ‘o cafè
Pure in carcere ‘o sanno fa
Co’ a ricetta ch’a Ciccirinella
Compagno di cella, c’ha dato mammà

In verità non è totalmente vero, negli anni è capitato di sederci. io e la mia compagna. al tavolino di un bar magari con vista in una bella piazza di un popoloso centro storico, io ordinavo in quei casi il the, è un fatto, però, che di norma non prendo nulla e la mia compagna si ritrova da sola a gustarsi il caffè dopo magari aver pranzato. È triste? Sono triste? Probabilmente sì.
Triste come la poesia di Wilde che mette alla luce l’ipocrisia degli uomini, quell’ipocrisia che vive nei discorsi da bar.

Devo ammettere che quando ho iniziato a scrivere questo pensiero, le intenzioni erano diverse, il contenuto che volevo condividere era un altro. La poesia doveva rispecchiare la solita cupa angoscia nel vivere in un mondo che ogni giorno ci mette a conoscenza di storie che sono degne dei più tetri film horror.
Vi è mai capitato, sono certo di sì, di esclamare: “basta non leggo più quotidiani, non guardo più tg.”
L’iniziale input è nato dal racconto di cronaca sui fatti che hanno come protagonisti dei poliziotti che in quel di Verona si sono resi rei di tortura. Devo smettere di leggere e informarmi.
Mica sarà cosi difficile?
Se riesco a non bere caffè, birra e vino, posso riuscire a non leggere più notizie, se riesco a non partecipare all’ipocrisia dei discorsi da bar, posso di certo isolarmi da questa mondo decadente.

Magari leggo solo le notizia d’arte.

Pittura e arte ambientale in una casa di cura a Reggio Emilia.

Ogni luogo è buono per una mostra.

Il presente è angosciante, per me per lo meno, nonostante i momenti spensierati che ci sono, purtroppo sono momenti di solitudine, solo quando sono solo (scusate la ripetizione), lontano da tutti e tutto la mente si quieta, per stare bene dovrei, quindi, esser da solo. 🙂

Paradossalmente quando racconto il passato il cuore sorride, anche se non sempre.

In questo momento mi vengono in mente, quei giorni passati, in cui tornato da scuola accendevo la tv e guadavo i telefilm, oggi di quei momenti rimangono solo le melodia, le sigle, un triste al tempo stesso felice sottofondo di un tempo che non c’è più.

Rileggendomi devo dire che è un pò patetico.

E la patetica vi dono mi è sempre piaciuta.