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Buon Natale

Trattenersi dallo scrivere quel che si sente non è facile, si rischia di far affievolire la luce che illumina il foglio e l’inchiostro e se si smarrisce quella scrivania immaginaria, ritrovare l’ispirazione non è facile.
Avevo promesso di arrivare al Natale senza scrivere pensieri malinconici, cercando invece di richiamare l’infanzia e l’adolescenza. La mia natura è, purtroppo, quella e cerca, sempre, di apporre la sua impronta critica a quel che scrivo, nonostante opponga sempre una strenua difesa e alterni malinconie a entusiasmi.

È Natale. Su questo non c’è dubbio, l’alberello, il presepe e le luci sono la prova tangibile della sua presenza attorno a noi.

Anche la Tv ha cambiato il suo palinsesto ed ha iniziato la programmazione natalizia. Tante visioni all’insegna di Babbo Natale, delle feste e del Capodanno.

I demoni (le mie paure e insicurezze), però, non partecipano alla festa, loro non si metton il buffo cappello rosso, con la morbida e lanosa pallina bianca, loro sono lì, pronti ad approfittarsi delle mie debolezze e dei miei passi falsi.

La disillusione è l’ancora che mi tiene, spesso, fermo, che ci tiene fermi, nonostante i miei piedi, i  nostri piedi camminano. Ci sono tanti indici puntati con sventolante la bandiera dell’ipocrisia. Se ognuno di noi prendesse coscienza che il mostro è, acconto a noi, invece di vederlo sempre e solo negli altri, forse, la comprensione sarebbe più sincera, più vera.

Credo ci sia diffidenza verso chi parla e scrivi di buoni sentimenti, chi parla e scrive d’amore.
Banalmente mi viene in mente un detto coniano da quel mondo contadino, così genuino e agreste da esser rudimentale nei sentimenti e nelle ragioni:
Non fare di tutta l’erba un fascio”. Ossia non generalizzare.
Qual è questa disillusione?
Quale illusione smentita, può lasciare un velo di cinismo?
Che un buono non è, buono. Questa è l’illusione, quell’ipocrisia dei sentimenti che rende insopportabile la percezione della bontà, del buono. In questo periodo questa ipocrisia e ancora più accentuata.

Un brutto esempio, però, non può e non deve vincolarci. L’ipocrisia di chi si veste d’oro e si orna il capo di “pace” e “amore”, dispensando buoni sentimenti a giorni alterni, riempiendosi la bocca di bontà in questi giorni, per poi svuotarla nell’ombra degli altri, pronto a mordere chi per un motivo o l’altro abbassa le difese. Questa ipocrisia, non deve trasformare, il mondo solidale, il modo poetico di chi vede in un bambinello la pace, in un’illusione. Così come chi punta il dito e da un’altare di moralità da’ del bigotto. Non può esser sempre visto, come un cinico egoista. Dietro c’è sempre molto di più.

Esiste un racconto natalizio che esprime in modo significativo, in modo esemplificativo tutto quello che ho scritto fino a d’ora.
Un racconto critico e crudo della società, racchiuso da una commovente e straordinaria storia d’amore. Amore per la vita e il prossimo.
Una storia che mostra senza fronzoli e merletti, come dietro un’arido, cinico, bigotto e avaro figlio di puttana a volte c’è solo un uomo sommerso dal dolore e dai sensi di colpa.

Rivivere questo canto di Natale attraverso la settima arte, credo valga più di qualunque altro pensiero possa aggiungere.

BUON NATALE