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Rispetto

Stamattina sono stato dal mio medico per una prescrizione, nel tragitto, non più di 10 minuti a piedi, ho oltrepassato le poste, per pura sfortunata coincidenza nel momento di una lite verbale tra signori e signore, immagino per la fila.
Dovete sapere che, in questa posta la mattina presto, i clienti si avvicendano per prendere il posto, ognuno segna il suo nome su un foglio di carta e all’ora dell’apertura si ritrovano tutti davanti alla porta. A volte sul foglio di carta si arrivano a scrivere anche una trentina di nomi, soprattutto in questo periodo del mese, l’1 e il 2 i giorni più critici.

Le urla da quel che sentivo riguardavano un tizio che sembra avesse prenotato da casa.
Lo faccio pure io a volte, dal cellulare prenoto e quando siamo a pochi turni l’app mi avvisa di scendere.

Comprendo la frustrazione di quei vecchietti che si sentono fuori e incapaci di usare questi nuovi sistemi, ma a volte l’ottusità prevale anche sui capelli bianchi.
Per molti (questo indipendentemente dal bianco dei capelli) tutto sembra dovuto e con quale arroganza a volte pretendono strada, facendo passare un favore per gentilezza.

Rispetto.

Ovidio disse: “Un tempo era grande il rispetto per una testa ricoperta di capelli bianchi.” Se già ai suoi tempi egli si lamentale di tal mancanza, vuol dire che non sono bastati i secoli a migliorare il comportamento di certi essere umani, oggi giorno, neanche chi ha i capelli bianchi è immune da questa mancanza.

E qui mi chiedo, il rispetto si apprende o è innato?
Secondo il mio modesto parere si apprende. Il quesito è, chi dovrebbe impartire la lezione?
Chi ha, proprio, i capelli bianchi a rigor di logica.

L’esperienza dovrebbe maturare e instillare saggezza nelle menti degli uomini.
Un tempo ero convinto di questa affermazione, oggi, non né sono più sicuro.

Confucio disse: “La saggezza e il buon senso si ottengono in tre modi: primo con la riflessione, che è la cosa più nobile; secondo attraverso l’imitazione, che è la cosa più semplice; e terzo con l’esperienza, che è la cosa più amara di tutte.”

Riflessione, imitazione ed’esperienza, oggi, troppo spesso l’imitazione è emulazione di comportamenti truffaldini o peggio criminali.
Basta iniziare dal non rispettare una fila o pensare che tutto è dovuto, perché aspettiamo troppo o pensiamo di avere più diritto di un altro. A volte le scorciatoie sono la prima facile strada verso un pensiero sbagliato e vergognoso.

“Un uomo è tanto più rispettabile quante più sono le cose di cui si vergogna.”
George Bernard Shaw

Frase piena di saggezza, tante sono le cose, in questi tempi, di cui dovremmo vergognarci.

Personalmente non ho mai saltato una fila, mai preteso nulla dagli altri, anzi, ho sempre mostrato gentilezza a chi chiedeva un favore, se ho colpe e ne ho sono da ricercare nel comportamento, quel comportamento acquisito da piccolo che mi porta ad esser diffidente e ad allontanare chi mi sta attorno. Si è protagonisti di sé stessi sempre, nel bene e nel male, ma per un mondo migliore si deve esser protagonisti nella vita degli altri, possibilmente, nel bene.
Non potrò mai esserlo con il corpo e le parole, forse, solo con l’arte ed è già un passo avanti.

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Tessere

Ieri ho scritto di memorie e ricordi, anche oggi, voglio ricordare e ricordando fare a pezzi un frammento di vita.

Fare a pezzi! In effetti i ricordi sono frammenti del nostro passato, emblemi di un fare antico che oggi si è perso nel pensiero veloce, nei bit processati da una collettivita sempre in movimento.

Oggi, voglio descrivere la filosofia del ricordo, la filosofia del fare a pezzi.
Sapete dove la filosofia del fare a pezzi prende forma e vita? Nel mosaico.
Ieri, sfogliando un pò di foto, ho ritrovato, le immagine di una gita a Piazza Armerina.

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Villa romana del Casale

Questo piccolo comune è famoso per la presenza sul suo territorio di una villa romana, la Villa romana del Casale e per la presenza di una serie spettacolare di mosaici.

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Mosaici

Non vi sto, qui, a raccontare, la storia del mosaico, anche se mi piacerebbe descrivervi i secreti di questa tecnica meditativa. Il passare a rassegna nella mente le nozioni tecniche, mi riportano alla memoria la scuola ed un fare appassionato.

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Ragazze in bikini

Il mosaico è meditazione, è precisione, è ricerca, quella ricerca interiore che traccia un legame tra luce e buio. Quando si crea un mosaico la storia diventa una raccolta di frammenti che sono luce e buio del nostro passato.
C’è una differenza tra l’oggi e quel che stato, ossi ieri, una differenza fondamentale. Ieri, l’arte, la scienza e la religione erano un’unica cosa. Creare arte era un modo di esprimere la vita nella sua interezza. Fede e conoscenza si intrecciavano con la quotidianità e la creatività era solo un comportamento del tempo.
Oggi, tutto è scisso e i sentieri sono divisi, come frammenti scollegati che non verrano mai uniti.

Questo credo abbia portato e porti le nostre anime a sentirsi frammenti di un’integrità contemplata, ma mai raggiunta.
Dio o scienza? arte o fede? conoscenza o credenza? mente o cuore?
Abbiamo diviso la nostra essenza in parti, l’abbiamo fatta a pezzi, per cosa poi? Per poter prendere posizione, per poter colpevolizzare una parte e assolverne l’altra.
Abbiamo creato divinità con lo scopo di armare un’idea e abbiamo creato tradizioni con lo scopo di accumulare favori e compiacimenti.
La crudeltà più grande è nell’aver trasformato la libertà in un catena fatta di specchi opachi. Siamo diventati l’uno agli occhi dell’altro, uguali, volti indefiniti. Basta, poi vedere, immaginare, creare, una differenza nel riflesso per legittimare una condanna, che diventa trincea e infine guerra interiore.

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Mi chiedo? Nasciamo a pezzi, frutto del distacco materno o ci frantumiamo nel tempo, ricordo dopo ricordo?
Perché se è così, la via d’uscita potrebbe essere (alla fine) ricomporre il mosaico della nostra vita.

Penso a mio padre e una riflessione si accoda alle parole appena scritte. Tra i nuovi mali dell’era moderna (un male in realtà esistente, ma in espansione) vi è la malattia di Alzheimer-Perusini, detta anche morbo di Alzheimer. L’evoluzione biologica ha condannato l’essere umano ha dimenticare.
La mente ridotta in frammenti, totalmente, incapace di unire un pezzo all’altro.
La via d’uscita ad alcuni umani viene negata. Perché?
Esiste una parte di filosofia che tende a metabolizzare gli eventi, il male che subiamo, il male che facciamo, quello che evitiamo o ignoriamo, non si disperde, né svanisce, mai, lo teniamo in noi, resta in noi e lo trasformiamo e come un cancro infetta la nostra energia, la nostra vita.
Ed è lunga, poi, la strada per la purificazione, per non sentire più la colpa e il dolore.

“Un uomo che ha commesso un errore e non lo ha riparato, ha commesso un altro errore.”
Confucio  

La consapevolezza di avere un’anima a pezzi è acquisita da anni, chi ha letto i miei pensieri passati, sa come mi sono definito, sa quale mostro barocco ho scelto.
La cosa che non so? È, se riuscirò, alla fine, a trasformare ogni singolo frammento in una tessera capace di accogliere un’altra tessera e un’altra ancora, chissà?
Per molti potrebbe risultare incomprensibile quello che ho scritto, ma non necessariamente dovete capire.
L’anima è come uno specchio, come tale non riflette, mai, lo stesso riflesso. Che significa? Che se mostro la mia anima ciò che vedrete sarà sempre un riflesso di voi stessi, di ciò che vedete, lo specchio non mostra, mai, quello che c’è oltre. Questo perché (ne sono convinto) la nostra percezione degli altri è sempre e comunque filtrata dalla nostra logica e dalle nostre emozioni.