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Facili costumi

Qualche giorno fa, eravamo in un ristorante, forse, meglio definirla trattoria, la mia compagna ironicamente, sempre stata ironica e pungente, se ne esce con un’espressione verbale a mio parere infelice, non è la prima volta e in egual modo non è la prima volta che sento una donna definire un’altra donna in questo modo.

In un tavolo vicino sedeva un’altra cliente, una donna ben oltre la sessantina, capelli corti neri, maglione nero aderente con evidente scollatura alquanto audace, minigonna (molto mini) blu elettrico, calze rigorosamente a rete nere, tacco a spillo, credo, 12, al collo stretta una collana di perle, le labbra cosi rosse che nella luce soffusa del ristorante riflettevano come melograni appesi al ramo di un albero novello, gli occhi piccoli, quasi, non si intravedevano sotto l’eccessivo ombretto, molto eccessivo.

La mia compagna vedendola passare tra i tavoli, esclama:
Sembra una puttana!

La mia compagna non è cattiva, è la donna più generosa che conosco, lo premetto non perché lei è la mia compagna, ma perché è vero. Questo apprezzamento le nasce spontaneo, perché per lavoro gli capita, spesso, di aver a che fare con prostitute. Lei è un’educatrice e si prende cura di bambini che hanno subito abusi e violenze e molto spesso queste creature sono figlie della strada, di donne che per ragioni che non voglio descrivere si prostituiscono.
Negli anni ne ha viste tante, e pregiudizio o no, il loro modo di vestire è quello, appariscente, estremamente provocante, indecente, volgare.

Lo ammette lei stessa, a volte prova un contrastato risentimento che è un groviglio di emozioni, pietà, biasimo, rabbia, per queste donne, per la loro debolezza nel non fare nulla per difendere le figlie. Per amore del loro uomo, un amore malato, un amore pericoloso, permettono che le figlie subiscono violenze oltre l’immaginazione, e lei dentro si arrabbia, chi non si infurierebbe, ma deve essere professionale e accogliente.

Quando le capita di vedere donne vestite in un certo modo, comportarsi e parlare in cui certo modo, quella frase esce.

È un pregiudizio? Probabilmente sì, ne sono, però, colpevole pure io, perché anche io l’ho pensato, semplicemente la mia compagna ha avuto ed ha il coraggio di esclamarlo, io per riservatezza non lo dico.

Non so se quella donna seduta in quel tavolo fosse o no una prostituta, come dici il proverbio l’abito non fa il monaco, i modi di certo, però, ci identificano e definiscono.

Puttana!!!

Lo si dice spesso, per offendere, inveire, oltraggiare, nei momenti d’ira mi è uscita anche a me qualche frase:
Figli di puttana”, classica.

Mi chiedo, le puttane meritano questa fama?

Si sa! È il lavoro più antico del mondo, mi chiedo però, da dove deriva questo velo di pregiudizio? Se sia giusto averlo?

Mi è venuta in mente la storia di una prostituta raccontata dalla tv anni fa.

“È la bocca di rosa di via Salaria. Si chiama Susanna, ha 52 anni e fa la prostituta. Si muove in bicicletta e ogni giorno raggiunge la sua postazione pedalando sulle due ruote.
[…]
Abbiamo scoperto che la strada l’ha salvata dalla depressione e le ha permesso di crescere i suoi figli. Il suo è uno spaccato di vita duro ma anche sorprendentemente gioioso. Contro ogni avversità.
[…]
“Da piccola ho fatto le mie prime tournée teatrali come ballerina a 14 anni. Me ne andai in Francia con la compagnia di Vittorio Biagi e poi partecipai ad alcune audizioni. […] Poi ebbi un grave incidente di macchina e lì finì la mia carriera di ballerina”. […] Poi un giorno mia mamma mi prese e mi disse: Ora vieni a lavorare con me al negozio di stampe e rilegature. Ci passai cinque anni ma assumevo psicofarmaci per stare tranquilla. Mi mancavano la vita folle, le luci, la danza. Poi un giorno pensai di andare per la mia strada e cercai lavoro in discoteca come cubista. Mi allenavo già nelle palestre e avevo sempre amato l’esibizionismo. Anche quando ero ballerina mi piaceva provocare gli uomini. Sono nata molto calda, con la voglia di piacere ai maschi”.  […] “Chiamai un impresario. Mi mandarono ad Alba Adriatica. Partii col trenino. Da lì si aprì il discorso uomini e prostituzione e capii che non mi dispiaceva affatto. Con il boa, la musica di sottofondo e le scarpe coi tacchi mi sentivo a mio agio. Ero naturale e mi piaceva. Mi dissi: Perché no? Poi c’era anche il discorso dei soldi che faceva gola. Gli uomini si innamoravano, mi invitavano a cena, mi facevano regali.”

Questo è un parte di un articolo che RomaH24 ha dedicato a questa donna.
Al di là di qualunque giudizio sono incontrovertibili alcune affermazioni. “si aprì il discorso uomini e prostituzione e capii che non mi dispiaceva affatto.

L’articolo continua:

[…]
Susanna è molto affezionata ai suoi clienti. “Appartengono a tutti i tipi: sposati, separati, single. Vanno dai 18 ai 70. Sanno che in me trovano una donna diversa, ho un carattere dolce e delicato, piena d’amore e passione. Qualcuno mi manda pure i messaggi sul cellulare: Sei una grande donna, mi dicono. Voglio uscire dalla depressione come te, mi ha scritto uno una volta”.
Due anni fa però un cliente romeno l’ha massacrata di botte e ora si porta appresso la paura: “Mi ha violentata e derubata, lasciandomi legata mani e piedi. Credo che quel giorno mi abbia salvato la Madonna. Da allora la mia vita è cambiata. Adesso la gente che non mi convince la scarto, ma in generale mi vogliono tutti bene, anche la polizia che ormai mi conosce e sa tutto di me, incluso dove vivo”.
[…]

Ora! Fatevi una domanda, questa donna è vittima o colpevole della vita che ha scelto? Perché tanto c’è di quel pregiudizio che circonda la parola puttana nella sua vita. L’uomo e la donna hanno un riflesso, un’idea della prostituta, della puttana, che per correttezza etimologica ha un significato ben preciso, per chi non lo sa la parola deriva del francese putain, caso obliquo di pute «donna di facili costumi», come dicevo uomo e donna hanno un’idea ben precisa che è inscindibile da alcuni sentimenti, volgarità, depravazione, lussuria, avidità. La puttana è un pericolo è sempre stata un pericolo per le altre donne, perché è altrettanto incontrovertibile che l’uomo cerca la puttana perché in casa non trova qualcosa, molto spesso una volgarità e violenza che non vuole vedere nella donna che ha accanto. Una puttana dice sempre sì, è nata per dire sì, l’uomo pretende il sì. Questa è la più grande colpa della prostituta aver reso il sì una scusa per la violenza.

Quando la mia compagna si lascia andare a quella frase, io di solito, rispondo, sempre, che potrebbe esserci di più in quella donna, anche se è difficile da scorgere.
Un giudizio severo, spesso non altrettanto duro quando è rivolto ad un uomo. Sarà la maternità, la santità che la tradizione cattolica ha velato attorno alla donna, ma è un fatto che la donna subisce un giudizio molto più severo di quello dell’uomo. Che sia meritato o non meritato, questo è un altro discorso.

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Buona giornata a tutti.