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Folle essere umano

Apro Libero per entrare nel mio profilo e poi nel blog, e la prima notizia che mi si presenta davanti è:

“Padre getta i figli dalla finestra del quinto piano e poi si suicida.”

Misero essere umano, meschino essere umano, vigliacco essere umano.

Folle uomo, colpevole uomo.

La realtà sfida la letteratura e il cinema. (La realtà) potrebbe pure vincere, e sedersi sul trono della tragedia.

Chissà Shakespeare quali pensieri maturerebbe se fosse vivo oggi? Le sue tragedie sono povere d’orrore.

Ecco cosa anima, oggi, la società: l’orrore.

Fateci caso.

 

Le parole non hanno il potere di impressionare la mente senza lo squisito orrore della loro realtà.

Edgar Allan Poe

 

Per quanto cerchi l’ottimismo e la bellezza, la cronaca e i ridicoli e faziosi cantastorie contemporanei, cospargono la moderna corrispondenza, di morte e violenza.

Se si è costretti al cinismo, allora mi sorge spontanea l’offensiva e impudente domanda:

(scusate il francesismo)

Ma che cazzo me ne fotte se uno si butta dalla finestra. Non ci tenevo a saperlo PRIMA e non ci tengo a saperlo, neanche, ORA.

“Non me ne frega un cazzo.”

Il disgusto per l’essere umano è diventato così profondo che la mia anima si è ammalata di indifferenza.

La cosa tragica o comica è!!!???

Che ha una vita che cerco di curarmi. Ho donato, persino il mio talento, all’essere umano affinché la bellezza e l’arte potesse essere un legame sociale di condivisione e benessere.

Mi dicono e mi dico, guarda ai buoni, guarda agli onesti, guarda a chi ha amore nel cuore.

E dove sono? O meglio?

Dove sono quando serve?

Forse esagero.

Ma non posso non pensare che stiamo perdendo, piano piano, qualcosa.

Sì! Credo d’aver esagerato.

Come rimediare?

Come lasciare il sorriso ed evitare l’amarezza della disillusione.

Che ci crediate a no, non era mia intenzione scrivere con questi toni e certo avrei preferito altri contenuti. Era inevitabile, però, puntualizzare la banale verità.

Qual è verità?

Che voglio la bellezza. Voglio che mi si racconti la gentilezza, che si possa leggere l’umanità nella sua innocenza. Voglio saper dell’esistenza di uomini e donne che hanno nel petto ancora un cuore e in testa un cervello.

Voglio la – par condicio – nella cronaca moderna. Sia equa la canzone, sia equo il cantastorie.

Tragedia e amore.

Equità

 

In quanti modi ti amo? Fammeli contare.

Ti amo fino alla profondità, alla larghezza e all’altezza

Che la mia anima può raggiungere, quando partecipa invisibile

Agli scopi dell’Esistenza e della Grazia ideale.

Ti amo al pari della più modesta necessità

Di ogni giorno, al sole e al lume di candela.

Ti amo generosamente, come chi si batte per la Giustizia;

Ti amo con purezza, come chi si volge dalla Preghiera.

Ti amo con la passione che gettavo

Nei miei trascorsi dolori, e con la fiducia della mia infanzia.

Ti amo di un amore che credevo perduto

Insieme ai miei perduti santi, – ti amo col respiro,

I sorrisi, le lacrime, di tutta la mia vita! – e, se Dio vorrà,

Ti amerò ancora di più dopo la morte.

Elizabeth Barrett Browning