Tag : egoismo

post image

Le Scelte dei Pochi

Ritorno dopo un piccolo malessere stagionale. Avevo iniziato a scrivere questo pensiero una settimana fa, mi sono, poi, dovuto bloccare per via del malessere. Riprendo da dove avevo lasciato.

————————————————————————

Ieri la mia compagna è tornata dal lavoro un po’ musona. Le sue non sono quasi mai giornate leggere.

Ho chiesto cosa fosse successo.

Dopo un po’ di tentennamenti e giretti di parole si è lasciata andare, ed ha spiegato la situazione.

Alla fine, si confida sempre.

 

Quello che scriverò di seguito potrebbe esser pesante da leggere, per contenuti e parole usate. È però la vita della mia compagna e indirettamente la mia.

Ed è, anche, questo un mio modo di esprimermi, non mi sono mai censurato, nell’arte così come nel pensiero.

 

Settimane fa lei e le sue colleghe avevano ricevuto la notizia che alcune ospiti – due sorelline – sarebbero state trasferite in un luogo più sicuro insieme alla madre. Causa? Il rischio di ripercussioni da parte del padre e marito resosi latitante.

La notizia era stata accolta da parte del gruppo di lavoro, da un lato, con sollievo. Le bambine in questione sono, infatti, estremamente problematiche e da quando sono arrivate hanno rotto gli equilibri del gruppo già, molto, molto fragile.

La notizia che ha cambiato gli umori e la comunicazione che la partenza è stata annullata.

La madre non ha accettato di accogliere con sé le figlie e trasferirsi in un luogo protetto.

Troppe limitazioni a detta sua: niente telefono, proibizione di uscire dopo le 20:00, ecc. ecc.

Un prezzo troppo alto per questa donna rinunciare alle uscite, al telefonino e ai divertimenti, più facile, invece, rinunciare alle figlie e rischiare la sua e la loro sicurezza.

 

Per la mia campagna è sempre, comunque, positivo il ricongiungimento di minori con le famiglie, ascoltare, quindi, le futili motivazioni di quella madre l’ha irritata. Sempre più si convince che per esser madri, per esser genitori, non basta una fica e un cazzo.

Mettere al mondo un figlio o una figlia non basta, anzi, non significa nulla.

Sono d’accordo con questa sua considerazione. Chiunque può fare un figlio o una figlia.

Pochi sono destinati a diventare genitori.

 

Il fatto è che la società di oggi è fatta di ipocriti, cinici e narcisisti figli di puttana, che mangiano, scopano e sporcano, senza badare allo schifo che lasciano, guadando magari dell’alto al basso chi sceglie di ripulire, chi lavora per mettere ordine.

E sono tanti, gli uomini e le donne, che per dedizione, vocazione o caso, si ritrovano a curare, accudire, ripulire i mali che la società crea e sputa.

 

Per una società che si diverte.

discoteche-sicilia

Ce n’è una che cura – a volte bene a volte male (sempre essere umani siamo).

maxresdefault_884329

 

“Vivi per te stesso e vivrai invano; vivi per gli altri, e ritornerai a vivere.”

Bob Marley

 

Dopo più di vent’anni la mia compagna è stanca, chi non lo sarebbe, se avesse la possibilità molerebbe tutto. Quel che la fa soffrire è l’ingratitudine, ma ancor più la consapevolezza che non c’è speranza per la maggior parte di queste bambine.

Una volta uscite, sono destinata a tornare nello stesso ambiente e commettere gli stessi errori.

Un cliché triste che sembra non possa essere cambiato o fermato.

 

“Se tutti gli esseri umani capissero la storia, forse la smetterebbero di fare continuamente gli stessi stupidi errori.”

Isaac Asimov

 

Frase scontata e banale.

Anche un bambino riuscirebbe a capirla.

Di fatto però, siamo coronati di banalità, Re e Regine di una società omologata.

 

La banalità!!! Chi non la odia?! Scommetto che tra chi legge c’è (e credo di sapere chi è) chi non riesce a sopportarla?

 

 

Il leone e il topo

C’era una volta, nella grande foresta, un maestoso leone, che si riposava all’ombra di un grande albero.

Stava controllando se in lontananza c’erano delle prede da poter cacciare, ma in quel momento non vedeva niente di interessante.

Così il pomeriggio passava lento. All’orizzonte non c’era nessuna preda da poter prendere e la pancia iniziava a brontolare dalla fame.

 

– Forse è meglio se mi sposto da qui e vado a cacciare in un’altra zona – si disse, abbastanza infastidito al pensiero di doversi alzare.

Ma proprio quando ormai aveva deciso di alzarsi ed andare via, ecco un piccolo topolino corrergli proprio davanti alle zampe.

 

Il leone colse al balzo l’occasione e, con uno scatto felino, bloccò la coda del topino con la zampa.

Il topino, che sperava di non essere visto, iniziò ad urlare disperato quando sentì di essere bloccato.

Il leone già pregustava il piccolo bocconcino come antipasto e si stava leccando i baffi.

 

Ma il topino, con le lacrime agli occhi iniziò a supplicarlo.

– Non mi mangiare, signor leone, ti prego non mi mangiare!

Il leone sorrise e iniziò a tirare con la zampa il topino verso di sé.

– Non mi mangiare, signor leone – continuò il topino – non ti sazierei che per pochi minuti da tanto sono piccolo.

 

Il leone pensò che questo era vero: quel topolino gli avrebbe placato la fame giusto per il tempo di alzarsi da lì.

– E poi le mie piccole ossicine rischierebbero di andarti di traverso in gola.

Anche questo era vero, pensò il leone, che smise di trascinare verso di sé il topolino.

– Se mi lascerai andare ti sarò riconoscente per tutta la vita! – disse infine il topo.

Il leone, mosso più dalla fatica di ingoiare quel piccolo pasto che dalla pietà per il topolino, lo lasciò andare.

 

– Vai topolino, forse un giorno ci rivedremo…

Il topolino ringraziò solennemente con grandi inchini e bacia-zampe, e poi scomparve tra le sterpaglie della foresta.

 

Il leone si decise infine ad andare in cerca di altre prede. Si incamminò dentro la foresta, ma dopo essere avanzato un po’ ecco che all’improvviso un legaccio fatto di corda lo intrappolò.

Il leone capì subito che quella era la trappola costruita da qualche cacciatore, e sapeva benissimo che da quel tipo di trappole non c’era scampo.

 

Il leone tirò con tutte le forze per cercare di liberarsi, ma più tirava, più il legaccio gli si stringeva alle zampe e gli faceva male. Dopo molti tentativi il leone si rassegnò, e si mise ad attendere il proprio destino.

Ma ad un tratto sentì qualcosa che stava lavorando sulla corda.

Guardò meglio e si accorse che il topolino di prima stava cercando di tagliare il legaccio con i suoi denti aguzzi.

 

– Non preoccuparti, signor leone, tra poco sarai di nuovo libero.

Il leone fu sorpreso dal gesto del topolino. Non si sarebbe mai aspettato che un animaletto così piccolo avrebbe potuto salvargli la vita.

– Topolino mio, io ti ho risparmiato la vita, e ora tu salvi la mia, questo ti fa grande onore!

Il topolino intanto lavorava veloce, e in pochi attimi il leone fu libero.

 

– Signor leone, quando si dà la parola d’onore, la si mantiene!

– Certo topolino mio e io ti ringrazio moltissimo per avermi liberato da questa trappola terribile. Ora siamo pari, e per tutta la vita anche io ti sarò riconoscente.

 

I due si salutarono, e andarono ognuno per la propria strada.

Ma il leone aveva imparato una lezione importantissima: bisogna essere gentili con tutti, anche con il più piccolo degli esseri viventi, perché l’aiuto più importante della vita potrebbe arrivare proprio da lì.

 

Morale: anche i più piccoli possono essere di grande aiuto, e chi è grande e forte non deve fare il prepotente.

 

Esopo, autore di questa favola, mori il 564 a.C. sono trascorsi da allora 2.584 anni.

Quanto poco si è imparato.

post image

Alieno

Da piccolo quando mi trovavo in uno stato di malinconica tristezza, mi rinchiudevo in camera e disegnavo, spesso, ascoltando della musica.
In quell’esercizio e in quella solitudine trovavo, in un modo o nell’altro, la maniera d’evadere dal momento triste, per finire alla fine rinchiuso in me stesso, cosa non buona forse.
Era un modo come un altro per affrontare il problema di turno, come scritto magari non il miglior modo.
Al contrario, mia sorella, caratterialmente diversa da me, totalmente diversa da me, affrontava di petto le situazioni, a volte con inaspettata aggressività.
Se rifletto e vaglio le persone che mi sono passate attorno e mi passato attorno, non posso non notare che questo ultimo atteggiamento è frequente.

Da un paio di giorni ho dei fastidi allo stomaco. Mi sono reso conto che non sono legati ad un problema fisico. La mente, allora, è tornata a quando ero ragazzo e alle tante volte che per una situazione di profondo stress il corpo mi tradiva e spasmi addominali mi toglievano il fiato.
Dolori spesso inopportuni, soprattutto, se precedevano un esame.
Erano parecchi anni che non mi capitava di soffrirne e in verità, non so di preciso, neanche per quale motivo sono riapparsi. Posso immaginarlo!!!

La cosa più brutta che mi viene da immaginare è, che sono arrivato al limite della sopportazione sociale.
In questi ultimi venti anni ho fatto un enorme lavoro per convincermi che le relazioni sono l’unico vero tesoro e che senza non si cresce, né si vive, non posso certo affermare (per mia convenienza) che quando detto non sia vero. È la realtà purtroppo, senza relazione non si vive. L’amicizia senza relazione non nasce, il lavoro senza relazioni non attecchisce. Persino l’amore vive e si nutre di relazioni. Molte forzature le ho subite e le continuo a subire, proprio e soprattutto, per amore.
Vi confido una verità meschina. Tante volte chiedo alla mia compagna di uscire, spinto dalla sua insofferenza nel non avere contatti. In verità se dovessi scegliere ne farai a meno, sarei tanto più facile nel vivere la nostra solitudine da soli, io e lei da soli.

Peccato che a me da vita (questa solitudine) a lei morte, queste le sue parole. Anche se mi ama sente che piano piano sta morendo dentro. Purtroppo da quando ha conosciuto me ha lentamente diminuito i contatti e le relazioni con i suoi amici.
Lei, ovviamente, non da la colpa a me, ma all’età e al tempo che passa. La natura del mio carattere è, però, evidente a lei come a me. Per risparmiarmi difficoltà, che ho oggettive nel relazionarmi, negli anni, piano, piano ha evitato molta della vita sociale che prima viveva. Ed è per me una ferita aperta. Per quanto provi fallirò sempre nelle intenzioni. Perché non ho il tipo di carettere per darle quello che desidera.

Qui sorge spontanea una domanda:

Avete mai desiderato d’esser diversa o diverso?
Io lo sto desiderando, ma per il motivo sbagliato. Vorrei esser diverso per rendere completo l’amore che desidera la mia compagna.
Ma è sbagliato, per logica si deve desiderare d’esser diverso o diversa? Per esser migliori.
Una linea sottili è quella che separa o lega egoismo e altruismo.

L’esperienza e gli anni maturati, mi hanno insegnano che l’amore è un’equilibrista che oscilla tra egoismi e altruismi.

equilibrista

Mi sento un alieno in un mondo di umani.

Aggiunta:

Rileggendomi ho scorto un pensiero che potrebbe far passare un messaggio di disperazione, conflitto e mal di vivere.
Devo per lucida analisi fugare queste realtà, per lo meno in gran parte.
Alcuni principi legano gli essere umani gli uni agli altri indissolubilmente.
L’amore è risaputo, è una rosa piena di spine. La tolleranza e la capacità di fare passi indietro sono essenziali nel suo vivere, come la necessità di comprendere la coppia e le sue interazioni.
La vita è una costellazione di stelle immerse nel buio. Tra una luce e l’altra c’è l’oscurità e si deve imparare a conviverci, arrivando a sporcare l’anima per comprenderla e guidarla, per poi lavarla attraverso l’analisi e l’autocritica.
Qui esterno le stelle e i miei buchi neri. Qui!!! Dove la parola è relativa e l’azione priva di riflessi, posso desiderare e condannare senza per forza nuocere a qualcuno, volendo neanche a me stesso. Racconto semplicemente i miei pensieri.

post image

Egoista

Non mi sono mai dilungato troppo sulle notizie che il mondo ci regala, sì qualche interazione, opinione ogni tanto l’ho concessa giusto per delineare una posizione. Ma per il resto ho sempre condiviso mie esperienze. Ieri discutendo con un parente prossimo ho sottolineato che non ero d’accordo su una sua posizione e mi sono beccato un bel egoista.
Non crede di esser un egoista, all’apparenza probabilmente sembro scontroso e indifferente ma è un atteggiamento di difesa costruito negli anni.
Non vi sto a raccontare l’argomento non è importante, nulla di vitale, mi soffermo su come è facile essere utili quando fai quel che dicono gli altri e invece esser inutile e magari egoista se non assecondi i loro desideri. Non scrivo nulla di nuovo e forse ho già discusso probabilmente l’argomento, non ricordo.
Ma è irritante.
Un povero cristo (come esclamava mia nonna) può pensarla diversamente?
“Il nostro primo dovere è di non seguire, come fanno gli animali, il gregge di coloro che ci precedono.” Lucio Anneo Seneca.
Conformismo e anticonformismo, è alquanto esagerato lo so paragonare il mio episodio al conformismo e all’anticonformismo. Ma in generale penso che ogni pretesto è buono per affermare un’idea, possibilmente in modo pacifico e sensato.

Personalmente penso che in giro c’è tanto sfruttamento morale e non solo. Se hai abbastanza confidenza diventa per alcuni facile, dal dito prendersi il braccio e approfittare della situazione e poi reagire in modo meschino e violento ad un rifiuto. E per quanto cuore metti, la voglia di reagire con la stessa moneta c’è. Non sapete quante volte ho preso a pugni un muro o a calci una sedia per evitare di usare una faccia o un culo.

L’ho scritto qualche post addietro: “Il dono lasciato dal dolore è e può essere, se si riesce a leggere il male per quel che è, la sensibilità. E dove un occhio guarda con sensibilità, un fiore può sbocciare, una speranza può nascere e aggiungo un rifiuto con amore può esser accettato.

Immenso G.

Buon inizio di settimana a tutti.