Parole
Rileggendo i commenti all’ultimo post, mi sono ritrovato a pensare, come, a volte, è facile confidare a sconosciuti, pensieri “interiori”. Pensieri che non diresti alla tua compagna o al tuo compagno.
La frequentazione epistolare, porta in modo quasi naturale ad avvicinarsi. Piano piano, ti ritrovi a considerare quell’essere umano, senza volto e voce, qualcosa di più che un semplice interlocutore, inizi a considerarlo un amico o un’amica.
Cosa riescono a fare le parole!
“Le parole hanno il potere di distruggere e di creare. Quando le parole sono sincere e gentili possono cambiare il mondo.” Buddha
Le parole possono cambiare le persone, cambiarle in meglio o cambiarle in peggio. Si parla o scrive, spesso, di silenzi, di indifferenza, un malessere sociale che a diversi gradi corrompe tutti, persino chi, in teoria, non ha anni sufficienti per sostenere una vita segnata da ferite e traumi, non avendo vissuto abbastanza. Eppure, basta così poco per rendere uno spazio vuoto, pieno.
Osservate questa stanza:
Sfoglia, vissuta oltre l’usura, nessuno mobilio o oggetto comune, solo una piccola bicicletta così scontatamente infantile. Malinconica, forse anche triste e decisamente solitaria.
Un’allegoria perfetta dell’animo umano. Basterebbe aggiungere un computer è il cupo ambiente rifletterebbe la modernità dell’animo umano.
Quel computer o smartphone, oggi, basta a riempire quella stanza. Di cosa? Beh! Non spetta a me fare un elenco. Posso concludere di cose buone alcune volte, di cose brutte altre volte. Riflettendo sulle differenze tra queste due sfere, non ho potuto non constatare che alcuni aspetti sono legati ad un’esplicita emozione o azione.
In un post passato ho scritto: Resistere. La resistenza, per definizione, è una forza che si oppone ad un’altra forza contraria. Lo scopo? Rendere inefficace l’azione della forza contraria. Immaginate, due enormi energumeni che spingono, una porta, uno da un lato, l’altro dall’altro lato. La porta non si aprirà mai. A meno che una delle forze non ceda.
Solo un’altra parola ho usato – a parte l’onnipresente amore – per definire la vita. Ed è il cambiamento. Cambiare la natura delle forze che ci circondano o vivono dentro di noi è il modo, forse, più corretto per aprire le porte che resistono alla nostra volontà. Porte che sono la metafora, dei problemi, dei conflitti, delle scelte che viviamo quotidianamente.
Imparare!!! Questo è il secreto. Orazio fu il primo, poi tanti, tanti altri a ribadire un unico semplice concetto. Impara dalla vita.
Io ho imparato a disegnare.
Ho imparato a scrivere poesie.
Giunge portato dal vento afoso dell’estate,
respiro caldo alitato sulle fronde alberate.
Vedi le foglie da verdi mutare in gialle
e da gialle di rosso macchiare,
le vedi cadere sul manto erboso,
prima una poi tante.
Ciò che rimane un timido albero pronto a riposare,
l’autunno il malinconico, il silenzioso,
l’autunno vestito di rosso.
Ho imparato a programmare un computer, ho imparato a trasformare un ammasso di argilla in un vaso. Ho imparato a compilare una fattura. Ho imparato ad amare una piccola cagnolina come mai avrei pensato di poter esser capace di fare.
Si può imparare!!! Si può imparare a riconoscere un fungo non velenoso tra tanti funghi velenosi, si può imparare a giocare a scacchi, si può imparare una nuova lingua, si può imparare a correre come mai si è fatto prima, si può imparare a respirare come mai si è fatto prima, si può imparare ad aver coraggio. Il coraggio di non mentire a sé stessi. Il coraggio di accettarsi con tutti i difetti che dicono e diciamo di avere.
Ecco!!! Semplicemente imparare qualcosa. Forse? Quel qualcosa è e sarà sufficiente per cambiare. Perché non è mai troppo tardi.