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Occhi

Ho già avuto modo di scrivere di sguardi, di occhi e visioni, in un post ho anche descritto l’arrivo nel mio comodino degli occhiali per leggere. La vista.

“Ogni uomo confonde i limiti del suo campo visivo con i confini del mondo.”
Schopenhauer.

I limiti con l’età creano confini ed ereggono trincee è inevitavile. Da anni, direi oramai, mi sottopongo a controlli visivi, la prevenzione è, intelligenza oltre che prudenza.
Mi è stato diagnosticato un glaucoma, lo so da una settimana oramai, quando penso a questa parola, penso alla cecità. Il medico mi ha rassicurato che nella maggior parte dei casi se preso in tempo, questo rischio è inesistente, se ovvio si seguono le cure.

Le metafore sulla vista sono infinite e acuminate come lame.

“Occhio per occhio rende il mondo cieco.”

Saggio e indimenticato Gandhi, oggi più che mai servirebbe una figura con il suo cuore.

La paura c’è, percepisco il peggioramento e l’idea di perdere la vista, lo ammatto mi fa tremare.
Che dire mi mancava un’altra paura, non sia mai mi potessi sentire solo o per un’istante pensare che tutto andava bene.
Mi viene in aiuto la logica come sempre, e il mio cuore che mi parla e come sempre anch’egli cerca di aiutarmi a capire e sentire con la giusta visione. 🙂

“Non c’è mai perdita senza insegnamento, quindi raccogli quel che ti verrà donato da questa consapevolezza e ama, l’amore riempie non toglie mai. La paura ha ali per volare e condurti, lì, dove i pensieri diventano strutture e le parole echi per conversare. La vista del cuore, la mia visione non ti verrà mai tolta e finché osservi il mondo con i miei occhi ci sarà luce anche nel buio più tetro.”

La paura c’è, ma sono fiducioso che i miei occhi riusciranno a resistere anche a questo bullo.

E sì, tornano sempre nei miei pensieri i bulli, in giro ce c’è stanno parecchi, piccoli e grandi, alcuni grandi come Nazioni. La sfida più grande è sempre vincere se stessi, il bullo ha un potere che è nostro, noi concediamo quel potere, il potere di sopraffarci e solo nostro è il potere di sottrargli dalle mani la violenza, trasformando la paura in un angelo capace di mostrare compassione, mostrare resilienza e persino il dolore del nostro sangue.
Tutti, tutti dicono, urlano, scrivono che vogliono, desiderano un mondo senza violenza, persino chi combatte, afferma di combattere per un mondo senza violenza. Finché si risponde alla violenza, finché si rende viva la violenza, essa sarà voce per le nostre paure, respiro per le nostre incertezze.

Bullismo-gli-interventi-psicologici-di-aiuto
Mi rendo conto leggendomi di esser retorico e inutile, c’è rabbia verso il mondo e cerco di nasconderla con belle e nobili parole.

Meglio il silenzio.

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a cosa date importanza?

Scrivo questo pensiero con il cuore freddo, raggelato dal mondo.
Ho spesso affrontato argomenti pesanti e non mi sono mai tirato indietro dal dire quel che pensavo. Questo è il bello della rete, il bello dell’essere anonimi.

La mia compagna spesso mi dice, quasi, sconsolata che non dovremmo più leggere o ascoltare notiziari.
Beata ignoranza. Il male di questa società è anche la culla su cui sguazza l’umanità, una culla senza rumori, senza bagliori, senza accelerazioni, solo un lieve e lento vivere. La fortuna del male è che non viene ricordato.
Ho raccontato in un vecchio post le mie sensazioni, il mio dolore per non esser papà.
Ho letto di un neonato caduto nelle acqua. Una vittima invisibile della migrazione.
Ho letto di una mamma che stremata si è addormenta con in braccio la vita, per poi svegliarsi con in braccio la morte.

Il valore di una vita.

“Ognuno vale quanto le cose a cui da importanza.”
Marco Aurelio

Fatemi capire, a cosa date importanza?
Mondo! Fammi capire a cosa dai importanza?

Me lo chiedo, senza giudicare (ci provo). Una mamma che si imbarca su un gommone pronto ad affondare, messo in mare per affondare si spera dopo l’arrivo dei soccorsi, con in braccio un bambino di due, tre, forse, quattro mesi, a cosa da importanza?

Di certo non alla stessa cosa che da importanza una donna o un uomo italiano.
Incorrerò di certo nel vostro disappunto, ma mi chiedo chi ha il potere di cambiare il destino dei neonati che in braccio a queste madri prendono il mare?

Ho, tempo fa, visto un documentario su una spiaggia. La spiaggia di una sperduta e disabitata isola dell’oceano, se non ricordo male, pacifico. Gli scienziati mostravano i rifiuti portati dall’oceano, rifiuti che come relitti si adagiavano su quel tratto di terra un tempo incontaminato.
Rifiuti proveniente da ogni parte del mondo, prodotti in Europa, in America, in Cina. Sapete, son certo che c’è il coglione che dice: non c’entro nulla, io vivo in Italia – in Francia – in Germania – mica ho sporcato quella spiaggia è così lontana da me.
Anche quelle madri sono lontane da noi e molti le considerano snaturate per il pericolo in cui mettono i loro figli, c’è chi pensa che non spetta a noi salvare quei neonati.

Fatemi capire, a cosa date importanza?
Mondo! Fammi capire a cosa dai importanza?

Forse sbaglio a scrivere di tutto questo. Ho rallentato, quasi smesso di parlare di me per evitare di essere, sempre, troppo cupo, scegliendo di scrivere d’altro, beh scrivo del mondo ed è quasi peggio.
Posso continuare a scrivere solo di amore e poesia? Perché no è un modo sensibile di vivere il blog e l’interazione con gli utenti. Che dite riuscirei a scrivere solo di poesia o amore?

Non pretendo comprensione o ragione, lungi da me pensare d’esser portatore di qualsivoglia verità.
Sono tra gli ultimi e tra gli inascoltati, lo siamo tutti inascoltati in fin dei conti.
Di cosa dovrei scrivere? Cosa dovrei raccontare per esser meno cupo? Per come sono e quel che sento, anche se scrivessi di poesia riuscirei ad esser tormentato. Esempio:
Chiunque mi sta leggendo è stato un giovane ragazzo o una giovane ragazza, e si è trovata o trovato seduto su un banco di scuola e gli è capitato o capitata (è certo) di trovarsi dinanzi ad una poesia del Carducci.

Pianto antico, celebre poesia che il Carducci dedicò al figlio perso a soli tre anni.

Una poesia che non potrà mai esser capita da un ragazzo o una ragazza. Alcuni versi sono teneri:

L’albero a cui tendevi
La pargoletta mano,

Immaginate quella mano piccola e indifesa come quella nera e sporca di un piccolo africano. Altri raggelano il cuore:

Sei ne la terra negra;
Né il sol più ti rallegra
Né ti risveglia amor.

Figlio mio, sei sotto i miei piedi seppellito da una terra nera che non ti da calore e non ti mostrerà più luce, potrò solo inginocchiarmi su questa terra, lei solo potrà ora abbracciarti e avvolgenti. Questo potrebbe aver pensato Carducci trovandosi tre metri sopra suo figlio. Quel neonato dalla pelle nera è invece perso sotto una montagna di acqua, in un freddo sudario.

Se ascolto o leggo di neonati morti in mare o spenti per una regola del tutto illogica, se privata delle attenzione che un neonato deve avere, cosa dovrei pensare secondo voi? Cosa mi dovrebbe suggerire la mente o il cuore? Mi viene spontaneo pensare al papà che non potrò essere mai e al destino che ha permesso a questo mondo di mettere al di sopra della vita di un bambino, dinamiche e desideri, che svaniscono nel momento che egli non c’è più, per me che non è mai esistito quelle dinamice sono insensate.

Si dovrebbe capire a cosa si da importanza.

Non ho idea di cosa sto scrivendo, né so se quel che ho raccontato ha un senso, mi sembra di passare da un input all’altro senza tanta logica.
Mi sembro di stare su una montagna russa, che sale e scende dai binari portandomi a volte tra le stelle, lì dove la luce scalda l’anima, altre a pochi centimetri dal suolo, così vicino da sentire le gambe piegarsi e le ossa tremare.

Arriva primo o poi l’istante in cui si pensa: È il momento che il mondo sappia come mi sento?
Il mondo che amiamo, che ci sta vicino e ascolta, il mondo che ha un nome e un volto. Ma c’è sempre qualcosa che impedisce di mettere a nudo realmente quel che sentiamo.
Io non riuscirei, lo so, mai a parlare così a chi mi sta accanto, anche perché non ho questa loquacità verbale, ma in queste settimane ho fatto leggere quel che ho scritto in questo blog alla mia compagna (le cose più importanti) ed è stato bello vedere il suo viso sorridere o commuoversi nel leggere i miei pensieri.
La comprensione è la fonte di ogni conoscenza, senza si è invisibile, si è ciechi e sordi, si è morti nell’anima.
L’intelligenza è nel saper trovare la strada, quell’unica strada che ci porta ad incontrarci e – la parola che potrebbe sembrare logico far seguire è capirci, ma in realtà la parola giusta é, mostrarsi.
Se ci mostrassimo per quel che siamo, molti problemi avrebbero la possibilità di una cura.

Perché sì, questo mondo è malato, malato nell’anima.
Ed ogni neonato che muore aggiunge una ferita, a me l’aggiunge, anche se non conosco il nome, non conosco il viso, mi lascia un dolore, difficile da spiegare.

 

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Stasera nella mia città natale è festa, un pò di vita credo mi aiuterà a esser un pò meno triste.

Buona domenica a tutti.

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Beatitudini e inquietudini

“Talvolta ci vuole coraggio anche a vivere.”
Seneca

Questa è una delle poche citazioni che so a memoria, non devo andare a spulciare nessun libro, è ben impressa nella memoria.

Oggi è, uno di quei giorni in cui vedo tutto grigio, ed è già una fortuna, poteva esser uno di quelli in cui tutto è nero.
Persino la mia compagna se ne accorta. A pranzo ha chiesto:
“Va tutto bene? Sei stranamente silenzioso?” E sì silenzioso.
La risposta è scontata, ed è stata scontata:
“Va tutto bene.”
In fondo è la verità! Non è successo nulla di grave, oggi, e nulla, credo, succedere fin al calar del sole.
Ho sorvolato dicendogli che ero silenzioso, perché pensavo a mia sorella. Bugia? Forse sì, ma preservarla devo.

Penso al passato e mi rattristo, penso al futuro e mi rattristi, penso al presente e mi viene d’esclamare: e che cazzo!!!  (Scusate il termine)
Dovrei smettere di pensare.

La buon’anima del Mahatma diceva;
“Serenità è quando ciò che dici, ciò che pensi e ciò che fai, sono in perfetta armonia.” (Questa l’ho dovuta cercare.)
Ecco!!! Son fregato!!! Se questa è la premessa per la serenità, non potrò mai esser sereno!!! Perché?
Perché non sono mai stato in armonia.
Oh amica ironia a volte sei più che: Desiderata, sei cercata.
Anche ora, qui, sento di non avere poi tanto da scrivere e sono passati solo 46 post, di solito arrivavo ai 200, al massimo 250, prima di aver difficoltà a raccontare.
Scrutandomi avrei, ancora, da dire, ma non ho voglia di banalità, di esporre una vetrina con pensieri, semi eterei, sottratti alla disperazione o alla felicità, né tanto meno condividere post it copia e incolla.

Oggi sono in piena tempesta e non so il perché. Oggi sono tempesta e non so per qual è scopo.

“Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli.
Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati.
Beati i miti, perché avranno in eredità la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli.
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo,
diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia.
Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli.”

Beati tutti voi che siete in spirito e in mente, in armonia.
Perché io al momento sono fuori da qualunque beatitudine.

Per questo post, chiuderò i commenti, non me ne voglia chi gentilmente (che ringrazio sempre) mi vien a commentare.
Ma non voglio portarvi a pensieri marginali, contagiarvi con il malumore che son certo è di passaggio come la tempesta, domani, son certo (è sempre così), sarà di nuovo bel tempo. Oggi vi evito pensieri grigi.
Dono a me a voi un racconto, che sia d’ispirazione.

Un’anziana donna aveva due grandi vasi, ciascuno sospeso all’estremità di un palo che lei portava sulle spalle. Uno dei vasi aveva una crepa, mentre l’altro era perfetto, ed era sempre pieno d’acqua alla fine della lunga camminata dal ruscello a casa, mentre quello crepato arrivava mezzo vuoto. Per due anni interi andò avanti così, con la donna che portava a casa solo un vaso e mezzo d’acqua.
Naturalmente, il vaso perfetto era orgoglioso dei propri risultati. Ma il povero vaso crepato era in imbarazzo per via del proprio difetto, ed era avvilito di saper fare solo la metà di ciò per cui era stato fatto. Dopo due anni che si rendeva conto del proprio amaro fallimento, un giorno parlò alla donna lungo il cammino:
Mi vergogno di me stesso, perché questa crepa nel mio fianco fa sì che l’acqua fuoriesca lungo tutta la strada verso la vostra casa
La vecchia sorrise:
Ti sei accorto che ci sono dei fiori dalla tua parte del sentiero, ma non dalla parte dell’altro vaso? È perché io ho Sempre saputo del tuo difetto, perciò ho piantato semi di fiori dal tuo lato del sentiero ed ogni giorno, mentre tornavamo, tu li innaffiavi. Per due anni ho potuto raccogliere quei bei fiori per decorare la tavola. Se tu non fossi stato come sei, non avrei avuto quelle bellezze per ingentilire la casa.

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