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Capire gli altri

Dai commenti ricevuti ho colto spunti per alcune riflessione.
Ciò che ho scritto fino ad ora è, in verità, una lunga riflessione su quel che sento e provo.

Sentire e provare.

Possono sembrare la stessa cosa, ma non lo sono.
Potrei fare una distinzione e affermare: Quel che sente la mente e prova il cuore.
Riuscire a mettere questi due inquilini sulla stessa sintonia è un impresa.

Passiamo la vita su due fronti: Cercare di capire gli altri e cercare di capire noi stessi.
Da questo nasce come ho scritto in una precedente riflessione, la necessità di approvazione.

Capire gli altri.

Come direbbe un amico, bella rottura di …..
Ma a meno che non siamo monaci che hanno scelto di passare la vita dentro una grotta, la nostra vita è costruita sulle relazioni.

Lavoro, amicizie, sport (per chi lo fa), famiglia, amore.
Da ognuno di queste sfere riceviamo qualcosa. Qualcosa di bello e qualcosa di brutto, a volte del bene a volte del male.
Ed è nei momenti di solitudine che si fa un bilancio e sì! C’è chi pesa ciò che ha ricevuto e se ne fa un problema. Tutto sommato è naturale, farsene un problema, perché anche da questo dipende il modo in cui noi ci approcciamo. A questo punto la domanda mi nasce spontanea.

Voi come fate a capire chi avete davanti?

Dice il saggio: Non giudicare per non esser giudicato.
Ma come fai a capire e fidarti di chi hai accanto se non inizia un tuo processo interiore, con tante piccole sentenze, di condanna a volte e assoluzione altre? Come fai?
Non sapete quante volte dico alla mia compagna, che mi giudica a volte troppo severamente.
In molti casi posso dire, ha motivo del giudizio severo.

Hemingway disse: “Il modo migliore per scoprire se ci si può fidare di qualcuno è di dargli fiducia.”
Per il grande Hemingway il rischio valeva la candela. Per chi lo conosce sa, che Ernest era ben più che uno scrittore, ma un uomo che amava la vita in tutto il suo spettro: calma e tempesta.
Io credo che abbia ragione e che per capire la vita la devi vivere. Per capire la paura devi avere paura, per capire l’amore devi amare, per capire l’odio devi odiare, per capire il dolore devi soffrire.
Ora, bisogna stare attenti, molto attenti.
Perché è facile arrivare ad un pensiero di puro estremismo, un pensiero epicureiano di valori assoluti privo del limite stoico della logica.
Perché potresti arriva a pensare che: Per capire il tradimento, devi tradire, per capire lo stupro devi stuprare, per capire l’omicidio devi uccidere. No! Non sono logiche illuminate.

La pace ha un significato e chi non comprende che in essa è intrinseca la percezione, la distinzione tra bene e male, non ha capita un cazzo (scusatemi, ma passatemi l’epiteto).
E le giustificazioni: C’è male e male o ciò che per me può esser sbagliato, può esser giusto per un altro, è valido fino ad un certo punto.
Il moralismo non è il contraltare della libertà.
Perché la libertà si misura, non su quello che ti è e ci è concesso, ma su ciò che concedi e permetti all’altro e questo porta a valutare cosa è o può esser giusto considerare una privazione della nostra libertà.
Perché se arrivi e arrivo a capire che non voglio essere tradito, allora posso arrivare a capire che non devo tradire, così come se arrivo a capire che non voglio esser stuprato o ucciso, posso capire che non si deve stuprare, né uccidere.
Duemila anni fa un ebreo con parole più semplice e diretta affermo questo:
“Tutte le cose che volete che gli uomini vi facciano, fatele anche voi a loro”. Cristo mutò la frase originale dando un significato più ampio.
Cosa volete che vi venga fatto: il bene o il male?
Lunghi da me pensare che c’è qualcuno che dica il male (tranne che non si è un sadomaso).
Il bene! Si sceglie il bene ed logico che sia bene, ciò che si deve fare agli altri.

Ecco, può esserci tanta retorica in questo discorso.
Ma il punto iniziale da tutto questo, trova forti fondamenta. Capire gli altri, passa dalla fiducia che si da’ e da ciò che si è, rispetto a quello che si fa per gli altri.
Come ho detto, bella rottura di ….. 🙂
È molto più conflittuale, però, capire sé stessi.

 

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